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Cronaca
11 Settembre 2025 - 19:42
Brutale pestaggio di un imprenditore torinese: arriva la condanna per il buttafuori
Una sentenza che segna un'importante tappa nel processo per l’aggressione ai danni di un imprenditore torinese di origine tunisina, avvenuta nella notte tra il 24 e il 25 giugno 2023 ad Alassio. Il Tribunale di Savona ha condannato tre buttafuori di un noto locale della cittadina ligure per il pestaggio, infliggendo pene di tre anni e due mesi e di due anni e due mesi. Un quarto buttafuori, coinvolto nell’incidente, è stato rinviato a giudizio, mentre uno dei condannati ha patteggiato una pena sospesa.
La vittima, un imprenditore di 33 anni residente a Torino, stava trascorrendo una serata di festa con amici e la moglie nel privé di una discoteca. All’uscita per prendere le sigarette in auto, l’imprenditore fu fermato dai buttafuori e gli fu impedito di rientrare nel locale. Più tardi, quando tornò per recuperare la sua Maserati e avvisare la moglie, che era ancora all’interno, venne brutalmente aggredito. Secondo l’accusa, i buttafuori lo colpirono ripetutamente con calci e pugni, oltre a usare un manganello telescopico e una barra di ferro. In un atto di ulteriore violenza, gli posarono anche un taser sul volto.
La violenza subita dall’imprenditore, che riportò gravi fratture, gli procurò una prognosi superiore ai 40 giorni. Dopo l’aggressione, l’uomo fu trasportato all'ospedale di Pietra Ligure per le prime cure e, al suo ritorno a Torino, presentò denuncia. L’inchiesta ha rivelato che i quattro buttafuori erano privi di autorizzazione prefettizia per svolgere quell'incarico, un elemento aggravante che ha influito sul procedimento legale.
Il Tribunale di Savona ha quindi emesso la condanna, riconoscendo le gravi responsabilità dei buttafuori nella violenza subita dalla vittima. La pena di tre anni e due mesi è stata inflitta ai due buttafuori ritenuti principali responsabili, mentre un altro è stato condannato a due anni e due mesi. Il quarto, coinvolto nell’aggressione, dovrà affrontare un altro processo, dopo il rinvio a giudizio.
Durante il processo è emerso che la violenza non fosse giustificata da alcuna provocazione da parte della vittima, il che ha ulteriormente sottolineato la gravità dell’aggressione. La situazione è stata complicata dal fatto che i buttafuori coinvolti non avevano alcuna autorizzazione legale per svolgere il loro lavoro, facendo emergere un altro aspetto illecito legato all’organizzazione del locale.
Questo caso rappresenta un tragico esempio di violenza e abuso di potere da parte di chi dovrebbe garantire la sicurezza all’interno di locali pubblici. La sentenza di condanna è un passo importante per fare giustizia e per ribadire la necessità di regolamentare severamente le figure dei buttafuori e delle forze di sicurezza nei locali pubblici, al fine di evitare che simili episodi si ripetano.
L’aggressione e la successiva condanna hanno sollevato anche un dibattito sull’importanza di una vigilanza più rigorosa per evitare che persone senza la necessaria formazione o autorizzazione possano avere in mano un potere così grande. Inoltre, questo caso ha avuto una forte eco nella comunità locale e oltre, facendo emergere la questione della sicurezza e della legalità all’interno dei locali di intrattenimento, e mettendo in evidenza la responsabilità degli imprenditori nell’assicurarsi che il loro personale sia adeguatamente formato e autorizzato.
Con il rinvio a giudizio di uno dei buttafuori e le pene inflitte ai condannati, si spera che vengano inviati segnali chiari contro l’impunità e l’abuso di potere. La vittima, nel frattempo, ha ricevuto un risarcimento per i danni subiti e continua a lottare per la giustizia.
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