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23 Settembre 2025 - 11:15
Amianto in cantiere, scoppia la protesta politica: “Basta parole, servono bonifiche”
La scoperta di circa 6.000 tonnellate di amianto in un cantiere nei pressi di Italia 61 a Torino ha riacceso oggi l’allarme e la polemica politica: «La Regione smetta di essere inerte e rilanci la battaglia contro la fibra killer», ha affermato in modo netto Alberto Deambrogio, segretario regionale del PRC per il Piemonte e la Valle d’Aosta. Le sue parole non sono solo uno sfogo politico, ma una richiesta esplicita di interventi pubblici e continui per una problematica che, secondo il dirigente di Rifondazione, rischia di essere stata da tempo dimenticata nelle stanze istituzionali.
Deambrogio ha definito la notizia «molto allarmante», richiamando l’attenzione sulle sensazioni e le preoccupazioni già espresse da tempo dai lavoratori e dalla cittadinanza. «Noi non siamo molto stupiti — ha spiegato — semmai confermiamo una impressione che stiamo maturando da tempo: la lotta contro l’amianto è passata ormai in secondo piano da molto tempo, nonostante la pericolosità della fonte inquinante». Il segretario regionale del PRC ha poi sottolineato come la gravità del ritrovamento a Torino «è particolarmente significativa in Piemonte, luogo tra i più colpiti dall'inquinamento da amianto», e ha invocato un ritorno di centralità del tema nelle politiche regionali e nazionali.
Alberto Deambrogio
Nel suo intervento Deambrogio ha ricordato che, oltre alla repressione giudiziaria nei confronti dei responsabili della produzione che ha causato migliaia di vittime, esistono attori extragiudiziali — come la Regione e il Governo — che dovrebbero adottare misure costanti per procedere alle bonifiche del territorio. «Stentano a fare la loro parte con continuità», ha detto il dirigente, denunciando una scarsa assiduità operativa delle istituzioni. Il richiamo alla responsabilità politica è netto: per il PRC non basta la legge se questa resta «non finanziata a sufficienza» e priva di una coerente applicazione sul territorio.
Il riferimento normativo citato da Deambrogio è la legge regionale sul contrasto all’amianto, una norma che — secondo il segretario — fu voluta da Rifondazione circa vent’anni fa ma che, nel tempo, è stata «rimaneggiata non sempre in meglio». L’accusa non è rivolta all’esistenza della norma quanto piuttosto alle inefficienze nella sua attuazione: mancanza di fondi, scarsità di controlli e insufficiente attenzione alle segnalazioni diffuse su tutto il territorio nazionale. Per Deambrogio, occorre dunque ripensare non soltanto gli strumenti legislativi ma anche la volontà politica e le risorse necessarie per bonificare i siti contaminati.
Nella conclusione del suo intervento, il segretario regionale del PRC ha lanciato un appello diretto sia al governo nazionale sia alla giunta Cirio: «Si faccia ripartire ogni azione volta a eliminare il pericolo ancora ben presente sul nostro territorio». Parole che fanno da cornice a una richiesta di piano operativo: verifiche immediate, misure di tutela per i lavoratori e per la popolazione esposta, e un impegno finanziario esplicito per le bonifiche. Deambrogio ha inoltre invitato a compiere «un minimo di ricerca» per rendersi conto delle segnalazioni non affrontate ovunque in Italia, sottintendendo che il caso torinese rientrerebbe in un quadro più ampio di criticità nazionale.
Il ritrovamento vicino a Italia 61 e le successive reazioni politiche riaprono dunque il tema delle priorità ambientali per il Piemonte: da una parte la necessità di interventi immediati di bonifica e tutela sanitaria; dall’altra la discussione sulle responsabilità istituzionali e sul finanziamento di leggi e azioni già in vigore. La posizione espressa dal PRC chiede che il problema non sia gestito a singhiozzo, ma con una strategia stabile e coordinata che ponga al centro la salute pubblica e la sicurezza dei lavoratori.
Sarà ora compito delle istituzioni competenti — Regione, enti locali e soggetti tecnici — chiarire rapidamente la natura e l’estensione del ritrovamento e rendere pubblici i piani di intervento. Nel frattempo, la denuncia di Deambrogio rilancia l’urgenza di un confronto politico e operativo che non si limiti alle dichiarazioni, ma produca atti concreti di tutela e risanamento ambientale.
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