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Microplastiche nelle api, Pompeo attacca: “Particelle nel cervello, Regione assente: servono monitoraggi e un piano per gli impollinatori”

Interrogazione della consigliera PD: nanoplastiche nei tessuti delle api, rischio per orientamento e sopravvivenza, valore economico in Piemonte oltre 450 milioni l’anno, Pianura Padana tra le aree più contaminate

Microplastiche nelle api

Microplastiche nelle api, Pompeo attacca: “Particelle nel cervello, Regione assente: servono monitoraggi e un piano per gli impollinatori”

Un allarme netto, con un destinatario preciso: la Regione Piemonte. Laura Pompeo (PD) mette in fila i rischi e chiama la politica alle responsabilità, partendo da un dato che inquieta: le nanoplastiche sarebbero capaci di penetrare nei tessuti degli impollinatori fino al cervello, compromettendo orientamento e sopravvivenza. La consigliera deposita un’interrogazione che chiede tre mosse immediate: monitoraggi sistematici su suoli e acque piemontesi, campagne di sensibilizzazione rivolte a cittadini e imprese, un piano regionale per la tutela degli impollinatori che includa la lotta a microplastiche e nanoplastiche. A latere, la richiesta di un intervento formale presso il Governo per colmare un “vuoto normativo” nazionale ed europeo che, a suo dire, lascia scoperti apicoltori, agricoltura e biodiversità.

Il punto economico è dirimente: in Piemonte l’attività di impollinazione genererebbe oltre 450 milioni di euro l’anno, un valore che si regge sulla salute delle api e degli altri impollinatori. Se quel meccanismo si inceppa, l’effetto domino è immediato: rese agricole in calo, prezzi in aumento, ecosistemi più fragili. Pompeo sottolinea inoltre che la Pianura Padana risulta tra le aree più contaminate del continente e che nel Po sarebbero state rilevate microplastiche con concentrazioni diverse volte superiori alla media europea: dati che, se confermati dai nuovi rilievi regionali, impongono una rimodulazione delle priorità ambientali.

Il tema delle sorgenti è trasversale e sfugge alla facile semplificazione: pneumatici che rilasciano particolato all’abrasione, tessuti sintetici che disperdono fibre nei lavaggi, residui da imballaggi, filiere agricole e industriali con perdite diffuse. È un inquinamento ubiquo, fatto di particelle invisibili che transitano tra aria, acque superficiali, nettare e suoli, fino ai fiori che attraggono gli insetti. In questo quadro, l’assenza di una cornice regionale specifica sulle microplastiche e sugli impollinatori viene letta da Pompeo come un deficit di governance.

La proposta è pragmatica: costruire una rete di campionamento stabile con ARPA e università, fissare un protocollo che sappia misurare anche le frazioni più minute (quelle nano, le più insidiose), creare una banca dati aperta con punti di controllo lungo fiumi, canali e comprensori agricoli, e tradurre i risultati in azioni misurabili (dal sostegno a filtri e buone pratiche per le imprese, a fasce tampone e infrastrutture verdi, fino a incentivi per lavaggi e processi a minore rilascio di fibre). Il dossier, nelle intenzioni della proponente, deve stare su due gambe: prevenzione e mitigazione.

La prima passa per la riduzione delle fonti (linee guida per la mobilità, cicli di lavaggio domestico e industriale, gestione dei rifiuti agricoli), la seconda per il contenimento a valle (intercettazione delle particelle nei depuratori, manutenzioni mirate della rete idrica e dei corpi idrici). In mezzo, la comunicazione: una campagna informativa che spieghi senza allarmismi cosa possono fare cittadini, scuole, imprese, consorzi irrigui.

Politicamente, la palla è ora nell’aula e nella Giunta: raccogliere l’invito significherebbe calendarizzare i monitoraggi, stanziare risorse, definire obiettivi e scadenze. Ignorarlo, sostiene Pompeo, equivarrebbe a lasciare che un inquinante invisibile continui ad accumularsi lungo la filiera che porta dal campo alla tavola.

La chiosa è lapidaria: la salute delle api coincide con quella dell’ambiente e del cibo di tutti. Se l’impollinazione zoppica, la fragilità non resta confinata agli alveari: dilaga nei bilanci delle aziende agricole, nei carrelli della spesa, nella biodiversità che tiene in equilibrio i territori. Per questo, conclude, la Regione deve agire. Ora.

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