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Usi utensili di plastica in cucina? Non sai cosa hanno scoperto

Tra contaminanti tossici e materiali riciclati: ecco perché potrebbero finire nel tuo piatto

Usi utensili di plastica

Usi utensili di plastica in cucina? Non sai cosa hanno scoperto

Sembrano innocui, magari anche eleganti se colorati di nero. E invece, secondo un'ondata di studi recenti, gli utensili di plastica in cucina nascondono rischi ben più seri di quanto si pensasse. Soprattutto quelli scuri, spesso venduti come “resistenti” o “indistruttibili”, potrebbero essere realizzati con materiale plastico riciclato da vecchi dispositivi elettronici, contenenti ritardanti di fiamma, microplastiche e interferenti endocrini.

A lanciare l’allarme è una serie di ricerche internazionali, rilanciate negli ultimi giorni anche da testate come Le Monde, The Wall Street Journal e Times of India, che riportano dati inquietanti: oltre l’85% degli utensili da cucina neri in plastica contengono composti tossici originariamente usati per rendere ignifughi vecchi computer, stampanti e televisori.

Spatole, mestoli, cucchiai forati, pinze, persino taglieri: tutti oggetti in apparenza innocui, ma che a contatto con cibi caldi o acidi rilasciano sostanze chimiche che possono finire direttamente nel piatto. Tra queste, BPA (bisfenolo A) e ftalati, legati a squilibri ormonali, infertilità, diabete e tumori.

Ma non è tutto. Gli utensili di plastica più economici e resistenti – quelli che troviamo facilmente nei discount o nei grandi magazzini – sono spesso realizzati con plastiche nere riciclate, difficilmente tracciabili. E questo significa che non si può sapere da dove provengano. Secondo gli esperti dell’organizzazione Toxic-Free Future, molte provengono da rifiuti elettronici dismessi, carichi di sostanze un tempo vietate ma oggi tornate in circolo attraverso il riciclo industriale illegale o non regolamentato.

L’effetto più visibile di questa contaminazione sono le microplastiche. Si staccano a ogni uso, specialmente se si graffiano le superfici o si lavano in lavastoviglie. Vengono ingerite, senza che ce ne accorgiamo. L’impatto a lungo termine sull’organismo non è ancora del tutto noto, ma le prime correlazioni con infiammazioni croniche e danni neurologici sono già state confermate.

E non finisce qui. Alcuni utensili contengono anche piombo, cadmio e mercurio, assorbiti durante i processi di fusione dei materiali elettronici. Sostanze che non hanno alcun motivo di finire in cucina, ma che possono contaminare i cibi in maniera subdola, soprattutto quando si cucina ad alte temperature.

Cosa usare allora al posto degli utensili di plastica? Gli esperti consigliano di sostituire progressivamente tutti i mestoli, cucchiai e spatole in plastica con acciaio inox, silicone alimentare certificato o legno di buona qualità. Questi materiali, se ben scelti, non rilasciano sostanze pericolose, resistono all’usura e rispettano le superfici delle pentole.

Particolarmente sicuri sono gli utensili in acciaio inox 18/10, usati anche nelle cucine professionali, perché non reagiscono con il cibo e sono facilissimi da pulire. Il silicone, se certificato privo di BPA e resistente al calore, è perfetto per padelle antiaderenti. Il legno, se ben trattato e asciugato subito dopo l’uso, resta una delle opzioni più ecologiche e sicure.

Secondo il Wall Street Journal, la plastica nera è la più pericolosa non solo perché nasconde la provenienza del materiale, ma perché rende impossibile ai sistemi di riciclo ottico identificare il tipo di plastica. Questo significa che nei processi industriali viene accettato di tutto: cavi elettrici, scocche di computer, stampanti. E queste componenti, a loro volta, possono contenere ritardanti di fiamma vietati come il decaBDE, già messi al bando per i loro effetti cancerogeni e neurotossici.

In pratica, secondo gli esperti, stiamo cucinando con vecchi pezzi di stampanti fusi e stampati a forma di spatola. E lo facciamo ogni giorno, senza rendercene conto.

Anche nel nostro Paese, i controlli sui materiali plastici da cucina sono pochi e poco rigorosi. Le aziende possono autocertificare l’assenza di sostanze nocive, ma non sono obbligate a dichiarare la provenienza dei materiali, né tantomeno se la plastica è riciclata. Questo significa che l’unico vero controllo resta nelle mani dei consumatori.

Gli esperti invitano quindi a evitare utensili plastici senza marchiature chiare, a diffidare dei prodotti a basso costo e a preferire marchi trasparenti, possibilmente europei, che certificano l’origine dei materiali e il loro utilizzo per alimenti.

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