Cerca

Attualità

Plastica a pezzi dal tetto Atc di Ivrea: degrado e microplastiche davanti al sito Unesco

Un telo logoro abbandonato sul tetto dell’ex Camera di Commercio si sgretola da mesi tra corso Nigra e via Jervis. I cittadini denunciano inquinamento, danno d’immagine e chiedono interventi immediati

Plastica a pezzi dal tetto Atc di Ivrea: degrado e microplastiche davanti al sito Unesco

Plastica a pezzi dal tetto Atc di Ivrea: degrado e microplastiche davanti al sito Unesco

Un telo di plastica lacerato, appeso da mesi sul tetto dell’ex Camera di Commercio all’angolo tra corso Nigra e via Jervis, continua a sgretolarsi e a disperdere pezzi nell’aria e per le strade di Ivrea. È questa la denuncia contenuta in una lettera inviata all’Atc del Piemonte centrale e al Comune di Ivrea, firmata da una decina di cittadini che quotidianamente assistono a quello che definiscono un vero e proprio caso di inquinamento e degrado. Non si tratta di un dettaglio marginale: parliamo di uno stabile che sorge a pochi passi dal cuore pulsante dell’eredità olivettiana, sotto gli occhi di lavoratori, studenti e turisti che transitano ogni giorno lungo via Jervis.

Quel telo, spiegano i sottoscrittori, era stato posizionato nel corso di lavori di manutenzione iniziati lo scorso anno e poi sospesi. Una copertura provvisoria che, invece di proteggere l’edificio, si è trasformata in una fonte continua di inquinamento. Sole, pioggia e vento hanno trasformato la plastica in brandelli che cadono sul marciapiede, si infilano tra le aiuole, vengono trascinati nei tombini e rischiano di finire nel fiume Dora. Un fenomeno visibile e quotidiano, che stride con la narrazione di Ivrea come città innovativa, moderna, custode di un patrimonio architettonico e culturale riconosciuto dall’Unesco.

La segnalazione dei cittadini si articola su tre piani.

Il primo è quello dei rifiuti: “Perché può essere consentito abbandonare un telo di plastica su un tetto, utile in fase di cantiere ma evidentemente non adatto come soluzione definitiva?”, chiedono con amarezza i firmatari.

Il secondo riguarda le microplastiche, un tema che ormai domina l’agenda scientifica e politica mondiale. Ogni brandello di telo che si sbriciola si traduce in particelle invisibili che, attraverso l’aria, il suolo e l’acqua, finiscono nella catena alimentare e rientrano nel nostro organismo. “Tornano a noi attraverso la catena alimentare”, ricordano i sottoscrittori, sottolineando che non si tratta più di un rischio ipotetico, ma di una realtà ormai dimostrata da studi e ricerche.

Il terzo fronte è quello del decoro: che immagine offre una città patrimonio mondiale quando, accanto agli edifici simbolo della cultura olivettiana, lascia sventolare un telo slabbrato e svolazzante come fosse una bandiera del degrado?

a

Non è tutto. L’Unione Europea da anni impone a cittadini e imprese norme severe per ridurre la plastica, spesso con costi economici pesanti. E allora, si chiedono i firmatari, perché proprio un ente pubblico come l’Atc può permettersi di lasciare marcire un telo di plastica senza che nessuno intervenga?

È un doppio standard che appare insopportabile: ai cittadini si chiede di differenziare fino all’ultimo cotton fioc, ma poi si tollera che un intero telo continui a trasformarsi in rifiuto diffuso per le strade di Ivrea.

Tra i firmatari figurano cittadini di diversa età e professione: Angela Cerutti, Daniele Sartore, Gabriella Ippolito, Maria Angela Chiaro, Pierluigi Fogliati, Massimiliano Polesel, Alberto Benedetto, Cecilia Ferrante, Pierre Blasotta, Paolo Balbi, Maria Clotilde Pesando e Ilaria Lupo. Persone comuni, ma determinate a non accettare che la trascuratezza diventi normalità. In allegato alla lettera, una fotografia ritrae senza possibilità di equivoci il telo blu ormai ridotto a strisce, un sudario logoro appoggiato sulle tegole accanto a un’antenna, come a ricordare che qui non c’è manutenzione, ma solo abbandono.

E qui nasce un ulteriore interrogativo: dove sono le autorità di controllo ambientale? Possibile che l’Arpa Piemonte, che monitora costantemente la qualità dell’aria e dell’acqua, non abbia nulla da dire su una dispersione così evidente di materiale plastico? Possibile che non ci sia un’ispezione, una verifica, un rilievo ufficiale? I cittadini rispettano regole ferree per conferire correttamente i rifiuti, eppure davanti a un caso di inquinamento potenzialmente significativo, tutto sembra cadere in un silenzio assordante.

La conclusione della lettera è netta: “Per i motivi sopra esposti invitiamo a procedere alla pronta eliminazione”.

Non si tratta solo di decoro, ma di salute pubblica e di rispetto delle leggi ambientali. Perché Ivrea non può permettersi di trasformare il suo retaggio olivettiano in una discarica a cielo aperto, né di diventare la capitale delle microplastiche sotto lo sguardo indifferente delle istituzioni.

Plastic free o full?

Ivrea è plastic free. Anzi no, è plastic full. Perché da mesi, sull’ex Camera di Commercio, c’è un telo di plastica che si sbriciola, pezzo dopo pezzo, brandello dopo brandello, e regala microplastiche gratis alla città. Non c’è ordinanza che tenga: cotton fioc vietati, cannucce proibite, tappi delle bottiglie attaccati per decreto europeo. Ma se un ente pubblico lascia cadere plastica dal tetto di un edificio che si trova nel perimetro di un’area Unesco, va bene così.

E dire che il Comune si è sempre detto attentissimo: basta una festa di paese, una sagra o il Carnevale, e subito arriva l’ordinanza del sindaco Matteo "Thunberg" a vietare piatti, bicchieri e forchette di plastica. Plastic free a colpi di firma e timbro. Poi però, quando il telo dell’Atc si sbriciola davanti a tutti, le ordinanze spariscono come coriandoli dopo la battaglia.

E pensare che a Ivrea un tempo si progettava il futuro, l’innovazione, il rispetto per le persone e per l’ambiente. Oggi l’innovazione è altro: il primo generatore automatico di microplastiche a chilometro zero, con tanto di certificazione Unesco. 

Plastic free? Certo, ma solo per i cittadini. Per gli enti pubblici vige il principio opposto: plastic sì, plastica ovunque, plastica che vola dal tetto. E tutti passeranno lì davanti con il naso all'insù...

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori