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22 Settembre 2025 - 10:44
Formigli sfida Meloni in diretta: “Le scalette non ce le detta nessuno”
Il confronto tra politica e informazione si accende ancora una volta in televisione. Questa volta è Corrado Formigli, nel suo editoriale a Piazzapulita, a replicare direttamente alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Tutto nasce da una lettera della premier, pubblicata in occasione dei cinque anni del quotidiano Domani, in cui auspicava un giornalismo libero da condizionamenti, “capace di informare e non di fare propaganda”. Parole che, secondo Formigli, celano una contraddizione evidente.
Il conduttore ha puntato il dito contro l’assetto dell’editoria italiana che sostiene il governo, citando Libero, Il Tempo e Il Giornale, tutte testate riconducibili al gruppo Angelucci. Un gruppo che, oltre a essere attivo nell’editoria, ha interessi in sanità privata e un legame diretto con la politica di destra attraverso la figura del deputato Antonio Angelucci. «Alla faccia dei conflitti di interesse», ha commentato Formigli, evidenziando l’ambiguità di una politica che predica indipendenza ma è sostenuta da editori con evidenti intrecci economici e politici.
Ma l’attacco più diretto è arrivato sul terreno dell’autonomia editoriale. Formigli ha denunciato che Fratelli d’Italia avrebbe inviato alla redazione di Piazzapulita una scaletta dettagliata dei temi che, secondo il partito, la trasmissione avrebbe dovuto trattare, rimproverando il programma per non aver dato spazio all’omicidio di Charlie Kirk. «Vi ringrazio del pensiero, ma le scalette ce le scriviamo da soli. Provi con il Tg1, magari sarà più fortunata», ha ironizzato il conduttore, sottolineando il rischio di una politica che vuole dettare l’agenda ai giornalisti.
Il cuore della polemica si concentra su una domanda cruciale: chi decide cosa sia informazione e cosa propaganda? I partiti o i cittadini? Formigli ha ricordato come Meloni si sia sottratta per oltre 250 giorni alle domande della stampa, un comportamento che non aiuta a costruire fiducia né a garantire trasparenza.
Il suo editoriale, tra ironia e toni taglienti, ha messo in evidenza un nodo irrisolto del sistema mediatico italiano: il rapporto ambiguo tra editoria, potere politico e indipendenza giornalistica. Una frattura che torna a galla ogni volta che l’informazione sceglie di non allinearsi alle richieste dei partiti, e che lascia una domanda sospesa: quanto è davvero libero il giornalismo in Italia?
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