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20 Settembre 2025 - 19:06
Elena Piastra
C’è chi le fiabe le legge ai bambini e chi invece le racconta agli adulti, con tanto di grafici colorati e numerini confortanti. A Settimo Torinese succede questo: una mattina in biblioteca e la città si trasforma, per incanto, in un laboratorio europeo di sostenibilità, un modello da imitare. Sul palco, con la consueta aria da marchese del Grillo versione "giacca e scarponi", Elena Piastra, che non perde occasione per ricordarci quanto sia “visionaria”.
Il report di sostenibilità 2025 della Rete dei Comuni Sostenibili ci dice che Settimo vola alto: 87% di indicatori positivi nell’ultimo anno, 77% negli ultimi cinque, 82,6% di indicatori qualitativi superati brillantemente. Numeri da urlo, roba che manco la Finlandia. Il consumo di suolo scende, i LED brillano (quando non si fulminano dopo due giorni), i servizi digitali aumentano, la videosorveglianza spopola. Insomma, un trionfo. Peccato che il cittadino medio, uscendo dalla biblioteca, inciampi sul primo marciapiede sconnesso e torni a casa bestemmiando contro l’ennesima buca in via Leinì.
Perché fuori dalla Biblioteca (ostruita dai suoi predecessori e non da lei), Settimo non è la città che ci racconta. È la città dei topi che scorazzano tranquilli ovunque, dei cassonetti che traboccano, delle piante del parco Berlinguer ridotte a legna secca, delle strade asfaltate a metà o tacconate alla bene e meglio, degli autobus che passano quando hanno voglia e non si è ancora capito se esistono davvero, del cimitero con muffe e acqua piovana che si infiltra tra un loculo e l'altro e dei quartieri interi lasciati al buio per settimane, nonostante la “rivoluzione a LED”.
Eppure, la sindaca ci tiene a dire che “su tanti parametri abbiamo già raggiunto i target in anticipo”. Evidentemente, i target sono fissati così in alto che nessuno si accorge di cosa succede qui sotto.
L’applausometro in biblioteca ha segnato il massimo quando la Piastra ha detto che Settimo è “apripista” nella sfida della sostenibilità. Apripista, sì. Se si intendono le voragini che si aprono nelle strade, e che a forza di buche potrebbero essere dichiarate patrimonio geologico. Altro che Ecomuseo: qui basterebbe portare gli ospiti a fare un giro in bicicletta in via Leini per capire di che “sostenibilità” si parla.
Detto questo, in sala e sul palco c'era tutto il parterre delle grandi occasioni: assessori in giacca stirata, il vicesindaco metropolitano Jacopo Suppo, il presidente del Parco Collina Po Francesco Tresso, il presidente della Rete dei Comuni Sostenibili Valerio Lucciarini De Vincenzi, con direttore tecnico al seguito. Tutti pronti a spellarsi le mani, a dire che Settimo è un modello. Nessuno che abbia avuto il coraggio di chiedere: “scusate, ma i cittadini perché sui social parlano solo di topi, di degrado e di quartieri abbandonati?”
Tant'è, prendere o lasciare. Dopo il sermone, la sfilata culturale: Torre Medievale, Ecomuseo del Freidano, Emporio Solidale. Ovviamente nessuna tappa al Villaggio Fiat, tra le case popolari ATC scrostate o tra i campetti da calcio con porte arrugginite sommerse dall’erba. Nessuna visita serale in via Cuneo, dove “sostenibilità” significa arrangiarsi al buio. Nessuna passeggiata tra i marciapiedi di via Milano, dove una carrozzina rischia di ribaltarsi a ogni metro.
Gran finale con il pranzo offerto dall’Associazione Ceci e Tilde. Perché alla fine è sempre lì che si arriva: tavola imbandita, piatti fumanti, sorrisi compiaciuti. Tanto i cittadini non invitati si arrangiano: sostenibili lo sono già, visto che devono sostenere le spese della Tari, i disagi del traffico, i topi che passeggiano, le piante morte e i giochi rotti.
“La scelta di misurarci con obiettivi così ambiziosi è una sfida complessa. Si comincia però a vedere il frutto di anni di lavoro su vari fronti: ambiente, servizi alla persona, innovazione. Elementi che racchiudiamo nell’etichetta ‘sostenibilità’ intesa come capacità del Comune di dare risposte alle esigenze di cittadini e cittadine in termini di servizi e di gestione delle risorse economiche, territoriali, ambientali. I risultati ci confortano, considerato che la Rete ci colloca nella fascia alta della performance. Certo ancora moltissimo resta da fare. Quando abbiamo definito gli obiettivi abbiamo fissato l’asticella molto in alto. Su tanti parametri, penso ad esempio allo sviluppo di parchi e spazi verdi, siamo vicini al target o l’abbiamo raggiunto in anticipo. Su altri, dobbiamo fare ulteriori sforzi. Essere stati apripista in questa ‘sfida nella sfida’, ovvero la misurazione del nostro grado di sostenibilità, è stato un ulteriore sprone a lavorare al meglio delle nostre capacità, pensando sempre al bene della nostra città e dei nostri concittadini e concittadine”.
Dopodiché uno si chiede? Piastra vive a Settimo Torinese o a Ginevra?
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