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Mucca tagliata a metà: LNDC denuncia e chiede indagini serrate. Ma ci sono altri segnali inquietanti

Un animale reciso con precisione chirurgica vicino alla ex colonia elioterapica, parte posteriore scomparsa, ipotesi di mano esperta e filiera illegale; la comunità richiama i recenti episodi sui gatti mutilati e pretende verità, tracciabilità e controlli capillari

Mucca tagliata a metà

Mucca tagliata a metà: LNDC denuncia e chiede indagini serrate. Ma ci sono altri segnali inquietanti

Una mucca ritrovata tagliata a metà sull’argine del Po, nei pressi della ex colonia elioterapica di Verolengo, con testa e spalle abbandonate sul posto e la parte posteriore sparita. La scena, avvenuta il 18 settembre 2025, non somiglia a un investimento né a uno smaltimento casuale: secondo la denuncia di LNDC Animal Protection, i tagli suggeriscono lame maneggiate da mani esperte e una sequenza d’azione deliberata, ciò che apre dossier penali su uccisione con crudeltà, abbandono di carcassa in area pubblica, furto o danneggiamento di bestiame, con un fronte ulteriore di rischio sanitario e ambientale.

L’associazione ha depositato denuncia formale e sollecita indagini strutturate, puntando su rilievi tecnici, immagini, testimonianze e tracciabilità della filiera per ricostruire moventi, tempi e responsabilità. In un territorio già allarmato, il quadro si fa più cupo per i segnali precedenti: appena due settimane fa, in paese, sono state trovate zampette di gattino recise e lasciate davanti a una porta di casa, episodio definito “raccapricciante” anche dalla stampa locale e per il quale si vaglia la pista della “bravata” ma con una violenza che non può essere derubricata a folklore urbano.

I residenti ricordano inoltre come quell’area lungo il Po, tra argini fragili e una ex colonia spesso al centro di vandalismi e scarichi abusivi, sia da tempo in bilico tra tutela ambientale e incuria, un confine che la brutalità di oggi travolge con un salto di qualità che riguarda la sicurezza pubblica e la repressione dei reati contro gli animali. In assenza di un autore, l’unico dato solido è l’impronta organizzativa del gesto: una carcassa sezionata con precisione, una logistica minima per muovere e occultare una parte dell’animale, una scelta del luogo che coniuga marginalità, accesso veicolare e scarsa sorveglianza.

È qui che il lavoro investigativo deve farsi rapido e accurato: mappatura delle telecamere pubbliche e private nella dorsale tra ex colonia e viabilità di accesso, tamponi e tracciamenti su residui ematici, verifica dei capi registrati nelle aziende entro un raggio utile, incrocio di targhe e percorrenze notturne, audit veterinari su macelli e depositi, oltre a un monitoraggio delle chat locali dove talvolta emergono vanti, offerte in nero o dettagli che sfuggono ai canali ufficiali.

LNDC, che negli ultimi mesi ha intensificato gli esposti su trasporti e maltrattamenti di animali, invoca pene effettive e certe, ricordando come la stretta normativa sui reati contro gli animali stia avanzando ma sconti ancora lacune applicative tra indagini, archiviazioni e tempi processuali. La richiesta all’utenza è concreta: consegnare foto, video, targhe, orari, rumori percepiti, movimenti sospetti nell’area dell’argine, anche con segnalazioni anonime alle forze dell’ordine e alla casella indicata dall’associazione, perché in casi del genere un dettaglio può trasformarsi nella prova cardine.

Sullo sfondo, Verolengo fa i conti con una linea del Po che alterna interventi di rinforzo arginale a stagioni di degrado, dove la ex colonia elioterapica è simbolo ambivalente: patrimonio identitario e, al tempo stesso, zona grigia che chi delinque percepisce come invisibile.

Qui si compone la domanda che la comunità rivolge alle istituzioni: più controlli visibili, pattuglie coordinate tra polizia locale e nuclei specializzati, ispezioni veterinarie e anagrafe bovina incrociata in tempo reale, bonifiche e illuminazione dei punti morti lungo l’argine, perché investigazione e prevenzione camminano insieme.

L’inchiesta potrà dirci se dietro l’uccisione ci sia una macellazione clandestina, un atto di intimidazione, un traffico illecito di carni o un esercizio di crudeltà fine a sé stesso. Oggi resta l’urgenza di fermare la serie che la comunità percepisce come una scia: animali mutilati, carogne abbandonate, messaggi tetri davanti alle case. Fare luce rapidamente è più che un dovere giudiziario: è l’unico modo per restituire sicurezza a un territorio che non può abituarsi alla violenza seriale.

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