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La Torino-Ceres torna in funzione: è una riapertura che sa di beffa

Un investimento da 120 milioni non basta a placare la rabbia di studenti e lavoratori che denunciano un servizio definito inaffidabile

La Torino-Ceres

La Torino-Ceres torna in funzione: è una riapertura che sa di beffa

La riapertura della ferrovia Torino-Ceres, attesa da studenti e pendolari dopo quasi tre mesi di chiusura estiva per i lavori di ammodernamento, si è trasformata in una falsa partenza. Dal 7 settembre, giorno della ripresa del servizio, la linea ha accumulato gli stessi problemi che da anni ne minano l’affidabilità: convogli soppressi, guasti improvvisi, comunicazioni tardive e ritardi che hanno già paralizzato il ritorno sui banchi e sul posto di lavoro.

Il caso più evidente si è verificato all’alba del nuovo anno scolastico: il treno delle 7.13, fondamentale per chi deve raggiungere Torino, ha accumulato mezz’ora di ritardo al primo giorno di lezione e quindici minuti il giorno successivo. Non meglio è andata al collegamento Torino Lingotto-Germagnano, bloccato a Villanova per un’avaria tecnica che ha generato una catena di disagi: la soppressione del convoglio delle 7.08 da Germagnano, cruciale per gli studenti diretti a Ciriè, e la limitazione del Bra-Germagnano, che ha lasciato senza alternativa chi era diretto a Lanzo.

La rabbia dei viaggiatori è esplosa immediata, perché a fronte di abbonamenti che sfiorano i 550 euro all’anno ci si trova davanti a un servizio che non assicura nemmeno la certezza di arrivare a scuola o al lavoro in orario. Famiglie e lavoratori denunciano un paradosso: prezzi da alta velocità, con prestazioni da linea locale in continuo affanno. La quotidianità si trasforma in una corsa a ostacoli, tra coincidenze saltate, attese infinite e rientri serali che diventano viaggi estenuanti.

La risposta ufficiale arriva da Rfi, che ha già calendarizzato nuove chiusure nei prossimi mesi: cinque weekend autunnali – tra settembre e novembre – in cui la tratta Torino-Germagnano sarà interrotta per consentire ulteriori interventi. Una pianificazione che tiene conto delle festività e cerca di concentrare i disagi tra sabato pomeriggio e domenica, ma che alimenta nei viaggiatori la sensazione di un servizio instabile, sempre in bilico tra cantieri e modifiche dell’ultimo minuto.

Dietro questa operazione c’è un investimento significativo del Pnrr, pari a 120,5 milioni di euro per l’ammodernamento della Torino-Ceres e della Canavesana. Quasi metà delle risorse è destinata proprio al tratto Torino Rebaudengo-Ceres, dove transitano le linee Sfm4 (Alba-Germagnano), Sfm6 (Asti-Aeroporto di Caselle) e Sfm7 (Fossano-Ciriè). L’obiettivo dichiarato è ridurre i colli di bottiglia e rendere più efficiente un corridoio ferroviario che, da gennaio 2024, consente finalmente ai treni di arrivare nel centro di Torino.

Restano tuttavia i timori sul futuro del tratto montano tra Germagnano e Ceres, ancora chiuso per lavori e con riapertura prevista in primavera. La preoccupazione dei sindaci delle Valli di Lanzo e dei comitati pendolari è che, nonostante i cantieri e i fondi, la linea continui a restare una sorta di “parente povera” del trasporto pubblico regionale, mai in grado di garantire una continuità di servizio all’altezza della sua importanza strategica.

L’ammodernamento dovrebbe trasformare la Torino-Ceres in un asse moderno, efficiente e competitivo. Oggi, invece, il quadro è quello di una ripartenza zoppicante che ha già incrinato la fiducia degli utenti. E mentre i convogli continuano a fermarsi tra guasti e cancellazioni, la sensazione che prevale tra pendolari e famiglie è che il futuro di questa linea resti appeso a una promessa ancora tutta da mantenere.

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