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ASL To3 blocca le prestazioni aggiuntive: screening mammografici e obiettivi 2025 a rischio

ASL To3 blocca le prestazioni aggiuntive: rischio per gli screening mammografici "Prevenzione Serena" e per gli obiettivi 2025, il sindacato chiede l'intervento della Regione Piemonte

ASL To3 blocca le prestazioni

ASL To3 blocca le prestazioni aggiuntive: screening mammografici e obiettivi 2025 a rischio

Un settore strategico come la prevenzione oncologica rischia un brusco rallentamento in Piemonte. L’ASL To3 ha infatti deciso di bloccare le prestazioni aggiuntive istituite per ridurre le liste d’attesa, una scelta che ha scatenato la protesta della UILFPL Torino e Piemonte, convinta che così verranno compromessi gli obiettivi fissati per il 2025. Il sindacato punta il dito contro una decisione che appare in contrasto con la delibera regionale del 5 settembre, quando la Giunta aveva stanziato ulteriori fondi per sostenere proprio l’abbattimento delle liste.

La motivazione ufficiale fornita dalla direzione dell’azienda sanitaria parla di problematiche di bilancio e di vincoli legati al tetto di spesa. In altre parole, pur in presenza di nuove risorse deliberati dalla Regione, l’ASL preferisce sospendere l’erogazione in attesa di chiarimenti sull’effettivo utilizzo delle somme. Un approccio che, secondo la UILFPL, rischia di avere conseguenze pesanti, perché va a colpire un ambito delicatissimo come quello della diagnostica preventiva oncologica e, in particolare, il programma di screening mammografico “Prevenzione Serena”, cardine della strategia di individuazione precoce del tumore al seno.

Il segretario aziendale UILFPL Asl To3, Domenico Albanese, ricorda come, nonostante la grave carenza di personale tecnico di radiologia e di medici specialisti – destinata ad aggravarsi con i pensionamenti imminenti – la struttura sia comunque riuscita a mantenere i volumi dello scorso anno: 11 mila prestazioni già effettuate a giugno, pari ai numeri registrati nello stesso periodo del 2024. L’obiettivo fissato per il 2025 era di raggiungere quota 50 mila prestazioni entro fine anno. Ora, però, con lo stop improvviso alle attività aggiuntive, appare difficile che questo traguardo possa essere confermato.

Durissimo anche il commento del segretario generale UILFPL Torino e Piemonte, Nazzareno Arigó, che definisce la scelta “inspiegabile”, sottolineando come le nuove risorse regionali fossero state stanziate proprio per potenziare l’offerta. Se davvero i fondi risultassero insufficienti, sostiene Arigó, la Regione dovrebbe intervenire direttamente con ulteriori coperture economiche, soprattutto per le aziende sanitarie che – come la To3 – soffrono vincoli stringenti sui tetti di spesa.

La vicenda riporta in primo piano una questione che negli ultimi anni ha alimentato più di una polemica: il difficile equilibrio tra sostenibilità economica e tutela della salute pubblica. Da un lato, i conti delle aziende sanitarie, stretti tra vincoli di spesa e bilanci da salvaguardare; dall’altro, la necessità di garantire tempi certi e rapidi per la diagnosi precoce dei tumori, fattore che incide in maniera decisiva sulla prognosi, sul percorso terapeutico e, in ultima analisi, sulle possibilità di guarigione.

Secondo la UILFPL, il rischio concreto è che migliaia di donne vedano allungarsi i tempi di attesa per gli screening mammografici, con un impatto diretto non solo sulla serenità delle pazienti, ma anche sulla capacità del sistema di individuare in fase iniziale neoplasie che richiedono un intervento tempestivo. A questo si aggiunge il nodo del personale: la cronica carenza di tecnici e specialisti in radiologia limita la capacità operativa delle strutture, aggravando gli effetti dello stop alle attività aggiuntive.

Il sindacato ha quindi lanciato un appello diretto all’assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, chiedendo un intervento immediato che riattivi le prestazioni aggiuntive e riporti la situazione sui binari previsti dagli accordi regionali. La richiesta è chiara: garantire uniformità di trattamento e non lasciare che scelte legate ai bilanci delle singole aziende compromettano un servizio fondamentale di prevenzione.

La Regione Piemonte, dal canto suo, dovrà chiarire nelle prossime settimane come intende affrontare il nodo. Se da una parte c’è il principio di autonomia gestionale delle ASL, dall’altra resta il dovere di assicurare a tutti i cittadini un accesso equo ai programmi di prevenzione oncologica. Il caso della To3 potrebbe quindi diventare un banco di prova per l’intero sistema, costringendo la politica regionale a decidere se e come intervenire con misure straordinarie di finanziamento o con una revisione dei criteri di spesa.

Al momento resta la denuncia sindacale e la preoccupazione dei cittadini che temono di vedere compromesso un programma che negli ultimi anni ha rappresentato un modello di efficienza, contribuendo a ridurre mortalità e complicanze grazie a diagnosi tempestive. La partita è aperta, e non riguarda soltanto la contabilità sanitaria, ma la credibilità dell’intero sistema di prevenzione piemontese.

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