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Bardonecchia sotto assedio: ritardi della Regione aggravano il rischio idrogeologico e provocano vittime

Dopo la frana del 2023 e il tragico evento del giugno 2025, emergono interrogazioni e critiche sulla gestione delle briglie di contenimento sul Rio Frejus e sulla sicurezza del territorio alpino

Bardonecchia sotto assedio

Bardonecchia sotto assedio: ritardi della Regione aggravano il rischio idrogeologico e provocano vittime

La vicenda di Bardonecchia torna a sollevare gravi interrogativi sulla gestione della sicurezza idrogeologica in Piemonte. Nell’agosto del 2023, una frana partita dal Rio Frejus aveva interessato l’abitato, con una potente miscela di acqua e terra che travolse la zona. Le briglie di contenimento esistenti non furono sufficienti a rallentare il corso della frana, ma in quell’occasione non ci furono vittime.

A distanza di due anni, il 30 giugno 2025, lo stesso territorio è stato colpito da un nuovo evento franoso, stavolta con esito drammatico: una persona ha perso la vita. L’accaduto ha portato la consigliera regionale del PD Monica Canalis a sottolineare come la Regione Piemonte si sia mossa tardivamente, non potenziando le briglie di contenimento già esistenti e ritardando l’avvio di nuovi interventi di sicurezza.

Nella sua interrogazione n. 486, Canalis ha richiamato l’attenzione sulla necessità di proteggere l’abitato di Bardonecchia e le altre località alpine a rischio dissesto idrogeologico. Lo studio, indirizzato al Presidente del Consiglio regionale, evidenzia come il cambiamento climatico e l’aumento delle precipitazioni estreme sulle Alpi possano rendere questi territori ancora più vulnerabili. Il documento sottolinea che le opere di contenimento — briglie, valli paramassi, reti e altri dispositivi — non solo proteggono residenti e infrastrutture, ma salvaguardano anche il patrimonio storico, le attività turistiche, agricole e forestali, riducendo costi futuri legati a ripristini post-disastro.

L’interrogazione ricorda che le funzioni di progettazione, realizzazione e gestione delle opere idrauliche sono state trasferite alle Regioni con il Dlgs 112/1998, e che la Legge regionale n. 54 del 1975 prevedeva interventi già in materia di bacini montani e opere idrauliche regionali. Nonostante ciò, la Regione ha atteso fino al 27 dicembre 2024 per inserire nel proprio piano un’ulteriore briglia di contenimento sul Rio Frejus, la cui realizzazione è ancora in fase istruttoria, lasciando la popolazione esposta a nuovi eventi franosi.

Canalis ha chiesto alla Giunta regionale quali azioni siano state effettivamente intraprese dopo l’evento del 2023, come sia stata migliorata l’efficienza delle briglie esistenti e se sia previsto il coinvolgimento degli atenei piemontesi in studi mirati alla salvaguardia di Bardonecchia e degli altri comuni a rischio dissesto.

La vicenda non riguarda solo un singolo comune alpino, ma mette in luce una criticità strutturale nella gestione della sicurezza idrogeologica. Con l’aumento della frequenza e dell’intensità di fenomeni meteorologici estremi, la tempestività negli interventi e il potenziamento delle infrastrutture di contenimento diventano imprescindibili per prevenire nuove tragedie e garantire la sicurezza di residenti, turisti e attività economiche.

Il drammatico evento del giugno 2025 rappresenta un monito, evidenziando quanto sia essenziale investire subito nella prevenzione, anziché affrontare i danni a posteriori, spesso con costi umani e materiali altissimi. La comunità di Bardonecchia attende ora risposte concrete e interventi immediati, mentre la pressione politica sulla Regione Piemonte cresce per evitare che il Rio Frejus torni a mietere vittime.

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