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Ponte Preti in Canavese: perché il Ministro Salvini tace? Nessuna notizia del finanziamento. Mentre la Regione scarica il barile sulla Città Metropolitana di Torino...

Senza la graduatoria del MIT, i fondi restano sulla carta e il tempo scade. Il territorio lancia l'allarme, ma il rischio sempre più reale è che l'opera resti un'incompiuta...

Ponte Preti in Canavese: perché il Ministro Salvini tace? Nessuna notizia del finanziamento. Mentre la Regione scarica il barile sulla Città Metropolitana di Torino...

Ponte Preti in Canavese: perché il Ministro Salvini tace? Nessuna notizia del finanziamento. Mentre la Regione scarica il barile sulla Città Metropolitana di Torino...

È il 16 settembre 2025 e sul nuovo Ponte Preti torna a calare l’ombra dell’incertezza. L’infrastruttura strategica che dovrebbe collegare il Canavese occidentale all’Eporediese, attesa da decenni e invocata da tutti, rischia di trasformarsi nell’ennesima incompiuta italiana.

A lanciare l’allarme, questa volta, è il consigliere regionale Alberto Avetta del Partito Democratico, che non usa mezzi termini per denunciare la gestione della vicenda da parte della Giunta Cirio. «Il 16 maggio scorso avevo depositato un’interrogazione per avere aggiornamenti sulla graduatoria ministeriale dei ponti ammessi al finanziamento, ma solo oggi è arrivata la risposta. E cosa dice la Giunta Cirio? Che ha chiesto informazioni alla Città Metropolitana di Torino. Ma sul Ponte Preti vogliamo prenderci in giro?» sbotta Avetta.

Le sue parole pesano come macigni perché riportano al centro della scena un nodo irrisolto: la mancata pubblicazione da parte del Ministero delle Infrastrutture, guidato da Matteo Salvini, della graduatoria dei progetti finanziabili. Senza quella lista, le risorse promesse restano numeri scritti sulla carta. E senza certezze sui fondi, le progettazioni già anticipate dalla Città Metropolitana di Torino rischiano di trasformarsi in soldi sprecati.

Il paradosso è che, pur in assenza di risorse garantite, Palazzo Cisterna ha già messo mano al portafoglio, investendo tempo e denaro per completare i progetti. Lo stesso Avetta ricorda che il termine per l’aggiudicazione dei lavori è stato prorogato al 31 dicembre 2025 grazie a un emendamento al Milleproroghe. Ma il tempo scorre inesorabile. «Anche se la graduatoria arrivasse domani – denuncia il consigliere – sarebbe comunque troppo tardi per concludere le gare. La Regione non può continuare a fare la tattica dell’opossum, evitando di disturbare i ministeri romani. Così si prende in giro un intero territorio».

Non è la prima volta che la questione Ponte Preti approda al centro del dibattito politico. Anzi.

Solo lo scorso 18 luglio, due voci bipartisan – Daniela Ruffino di Azione-Italia Viva e lo stesso Alberto Avetta – avevano presentato interrogazioni a Roma e a Torino per chiedere lumi sui fondi.

Allora si parlava di oltre 25 milioni di euro solo per la ricostruzione del ponte lungo la statale 565 Pedemontana, risorse formalmente inserite nel cosiddetto “Decreto Ponti” ma mai rese operative.

Nel frattempo, la Città Metropolitana aveva anticipato risorse per completare le progettazioni non solo del Ponte Preti, ma anche di altri ponti piemontesi: Castiglione, Borgo Revel, Crescentino-Verrua, Carignano, Inverso di Pinasca, Villafranca Piemonte. Un quadro complessivo di oltre 61 milioni di euro su un totale di 135 milioni che nel 2019 il governo aveva promesso per mettere in sicurezza 76 ponti nel bacino del Po, di cui 32 in Piemonte.

Il 27 luglio - restando alla cronaca recente - il vicesindaco metropolitano Jacopo Suppo ha sfruttato l’inaugurazione della seconda canna del Traforo del Frejus per consegnare direttamente al ministro Matteo Salvini un dossier corposo.

Dentro c’era tutto: lettere, istanze, solleciti inviati a Roma e rimasti senza risposta.

Suppo ha chiesto a Salvini se fosse possibile applicare la novità del Decreto Omnibus, che consente di avviare le gare anche senza tutti i dettagli definitivi. Una soluzione d’emergenza che permetterebbe di non perdere ulteriore tempo e di sbloccare finalmente gli oltre 68 milioni di euro di investimenti complessivi per otto ponti piemontesi.

Una veduta del ponte Preti

«Abbiamo anticipato oltre 700 mila euro – ha ricordato Suppo – ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Ora chiediamo certezze».

Il dossier includeva non solo il Ponte Preti, ma anche il nuovo ponte di Castiglione Torinese, il nuovo ponte di Borgo Revel, la manutenzione straordinaria dei ponti di Crescentino-Verrua Savoia, Carignano, Inverso Pinasca, Villafranca Piemonte e Strambino. Tutti interventi fondamentali per la viabilità quotidiana di migliaia di cittadini, dalle vallate alla pianura.

Già lo scorso autunno, una quarantina di sindaci aveva inscenato una protesta sul vecchio Ponte Preti, temendo che la chiusura definitiva del manufatto potesse spezzare in due il territorio. Un grido d’allarme che oggi suona profetico: senza il nuovo ponte, il rischio è quello di una frattura infrastrutturale, economica e sociale tra Canavese e Ivrea. La progettazione c’è, la volontà politica almeno a parole non manca. Ma senza il via libera ministeriale tutto resta fermo. E più si avvicina la scadenza del 31 dicembre 2025, più il rischio diventa concreto: perdere i fondi e dover ricominciare tutto da capo.

Il bersaglio principale delle critiche di Avetta è la Giunta Cirio, accusata di immobilismo e di preferire la passerella alla sostanza. «Dopo i festeggiamenti per aver scongiurato il definanziamento del Ponte Preti, Cirio e la sua Giunta si sono rintanati nella tattica dell’opossum» attacca il consigliere. Il riferimento è alle visite istituzionali e alle celebrazioni di facciata, a fronte di una sostanziale inattività politica nei confronti del governo centrale. Avetta denuncia che il Piemonte, anziché battere i pugni sul tavolo, ha scelto di non disturbare il potente alleato romano: il ministro Salvini.

Non è un caso che tanto Avetta quanto Suppo abbiano rivolto le loro richieste direttamente al titolare delle Infrastrutture. A lui spetta pubblicare la graduatoria e garantire lo sblocco dei fondi.

Ma finora dal MIT non è arrivato nulla: nessun documento, nessun riscontro ufficiale. Il silenzio ministeriale diventa così il vero convitato di pietra della vicenda. Tutti ne parlano, tutti lo attendono, ma nessuno lo vede. E più il tempo passa, più cresce la sensazione che le risorse rischino di svanire.

Il Ponte Preti è ormai diventato un simbolo. Non solo un’infrastruttura, ma la cartina di tornasole di un territorio che da anni chiede risposte e riceve soltanto promesse. La rabbia dei sindaci e dei cittadini è palpabile: «Non vogliamo pacche sulle spalle – ripetono – ma certezze concrete». Per il Canavese la posta in gioco è alta. Il ponte non è solo un collegamento viario: è un’arteria vitale per l’economia, per il lavoro, per la quotidianità. Ogni giorno vi transitano pendolari, studenti, camion. La sua precarietà significa isolamento e marginalizzazione.

Il rischio è che, come già accaduto troppe volte in Italia, la scadenza del 31 dicembre 2025 diventi l’ennesima beffa. Dopo anni di attese, di emendamenti, di promesse bipartisan, il nuovo Ponte Preti potrebbe rimanere solo un progetto sulla carta. Un copione già visto: i fondi esistono ma non vengono utilizzati, la burocrazia si trasforma in trappola, le istituzioni si rimpallano le responsabilità. E intanto il territorio paga il prezzo più alto.

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Commenti all'articolo

  • Sovietico Eporediese

    16 Settembre 2025 - 21:19

    Si aspetta che finirà esattamente come fu il Ponte Morandi e poi tutti a piangere e faranno poi i fenomeni con eventualmente il ponte nuovo.

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