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15 Settembre 2025 - 14:19
Niente telefoni, il motto di Vialli e il sogno scudetto: così Tudor vuole riforgiare la Juventus
Alla Continassa non ci sono solo schemi e palloni. Igor Tudor, oggi allenatore della Juventus, ha raccontato a Ciro Ferrara per DAZN il suo modo di vivere la panchina della squadra che lo ha fatto crescere da calciatore. È emerso il ritratto di un tecnico pragmatico, legato ai ricordi di un passato vincente ma concentrato sul presente, fatto di regole semplici, disciplina e tanta coerenza.
Uno dei dettagli che più hanno colpito Ferrara riguarda la sala fisioterapia, dove l’ingresso con lo smartphone è vietato. Il cartello appeso recita: “Vuoi risparmiare 1000 euro? Lascia il cellulare fuori dalla fisioterapia”. Un messaggio chiaro che rivela la filosofia di Tudor: meno distrazioni digitali, più dialogo e socializzazione tra giocatori e staff. È un approccio che riflette l’idea di squadra come comunità, dove la tecnologia non deve diventare barriera.
Sul muro esterno del centro sportivo, quello che dà sui campi d’allenamento, campeggia invece una frase di Gianluca Vialli: “Il lavoro di squadra vince”. Un richiamo costante per chi entra in campo ogni giorno, una sintesi del pensiero di Tudor, che preferisce insegnare con i fatti piuttosto che con troppe parole. Non è un caso che nei suoi ricordi da giocatore abbia voluto citare compagni come Birindelli, Pessotto, Montero, Del Piero e lo stesso Ferrara, uomini che incarnavano lo stile Juventus, fatto di impegno quotidiano e orgoglio anche nelle partitelle.
Tudor non si è nascosto neppure sulle influenze che hanno plasmato la sua carriera da allenatore. Ha espresso grande stima per Luciano Spalletti, sottolineando come le stagioni al Napoli culminate con lo scudetto 2023 siano state un modello da osservare. Il tecnico croato ha ricordato che per diventare bravi bisogna imparare dai migliori e che la sua formazione è passata anche dallo studio delle idee raccolte da Spalletti nel libro Il Paradiso esiste... ma quanta fatica.
Nell’intervista si è soffermato anche su temi di attualità bianconera. Ha ribadito quanto sia cruciale il recupero di Bremer, non solo come difensore ma come leader dello spogliatoio. Su Vlahovic, alle prese con la situazione del contratto, Tudor ha riconosciuto i progressi fatti, definendolo un giocatore ancora in crescita che ha imparato a restare concentrato anche nei momenti più difficili. Da parte sua, alterna affetto e severità, convinto che ogni calciatore abbia bisogno di dosi diverse di amore e disciplina.
Non è mancato un pensiero sui giovani, in particolare su Yildiz, che a detta dell’allenatore non ha bisogno di rimproveri perché fa sempre ciò che deve. Per Tudor la differenza la fa la motivazione interiore, quella che spinge ogni giorno a migliorare. E proprio da questi dettagli si capisce quanto la sua Juventus sia un progetto di costruzione caratteriale prima ancora che tecnica.
Il legame personale con il club è fortissimo. Tudor ha ricordato i suoi primi anni da calciatore, quando vedere Zidane allenarsi da solo con preparatori dedicati sembrava irreale, e quando a portare porte e palloni erano proprio i giocatori, senza l’esercito di assistenti di oggi. Ha ammesso di sentirsi in debito con la Juventus per la sua carriera interrotta presto da problemi fisici, e che il sogno di allenare i bianconeri lo accompagna da quando ha smesso di giocare a 31 anni.
Sul fronte tecnico, la sfida imminente contro l’Inter è stata descritta come una partita che vale più di tre punti, una gara che Tudor prepara con motivazioni extra e con la consapevolezza della forza degli avversari. Quanto allo scudetto, non ha nascosto la convinzione che la Juventus possa lottare per vincerlo: ha spiegato che lo ha detto ai giocatori all’inizio della stagione, ma che poi preferisce non parlarne più e concentrarsi solo sul lavoro quotidiano.
Infine, quando Ferrara gli ha chiesto quale giocatore vorrebbe nella sua Juve, la risposta è arrivata secca: Zidane. Per Tudor, Zizou resta l’essenza stessa del calcio.
La chiacchierata con Ferrara ha restituito l’immagine di un allenatore che pretende disciplina e concentrazione, che costruisce attraverso simboli, regole e riferimenti a chi ha segnato la storia del club. Una Juventus che guarda avanti, senza dimenticare cosa significa indossare quella maglia.
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