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11 Settembre 2025 - 14:59
Pd torinese nella bufera per i commenti sessisti: il segretario Mazzù chiede le dimissioni del consigliere Pera
Il Partito Democratico torinese si trova a fare i conti con un caso politico che rischia di lasciare il segno. Tutto nasce da una riunione della Circoscrizione 8, dove il vicepresidente Dario Pera, esponente dem, avrebbe rivolto commenti sessisti e a sfondo sessuale a una collega di partito, la consigliera Noemi Petracin. L’episodio ha innescato una reazione immediata ai vertici del Pd metropolitano, con il segretario Marcello Mazzù che ha chiesto ufficialmente le dimissioni di Pera dalle cariche istituzionali.
La condanna del Pd arriva con una nota dura e inequivocabile. I commenti rivolti alla consigliera non sono stati bollati solo come una questione personale, ma come un’offesa all’intera comunità democratica e, più in generale, a tutte le donne. “Non possiamo permettere che atteggiamenti di questo genere trovino spazio nelle istituzioni, nei luoghi di rappresentanza politica e nella vita pubblica” ha scritto Mazzù, ribadendo che i valori e il codice etico del partito non ammettono simili comportamenti. Sul piano interno, la vicenda verrà discussa nella Commissione di Garanzia, chiamata a valutare anche l’eventuale permanenza di Pera all’interno del Pd.
Alle parole del segretario si è aggiunta la presa di posizione del sindaco di Torino Stefano Lo Russo, che ha parlato di linguaggio “intollerabile, sempre, e ancor più nella comunità del Partito Democratico”. Un messaggio di sostegno alla consigliera Petracin, destinataria diretta delle frasi sessiste, e al tempo stesso un richiamo all’intero partito sulla necessità di mantenere alta la vigilanza contro ogni forma di discriminazione.
Il tempismo con cui la polemica è esplosa non è casuale: proprio domani, alla Festa dell’Unità, è in programma un incontro organizzato dalle Democratiche torinesi dal titolo eloquente, “Contro il sessismo istituzionale: come si cambia la politica”. Una coincidenza che rischia di amplificare il caso, trasformandolo in un banco di prova per la credibilità del Pd torinese su un tema che da tempo attraversa la politica nazionale e internazionale.
Il caso Pera si inserisce infatti in un dibattito più ampio sulla presenza delle donne nelle istituzioni e sul modo in cui vengono percepite e trattate nei contesti politici. Non si tratta soltanto di rispetto personale, ma di una questione di cultura democratica e di pari dignità che riguarda la tenuta delle stesse istituzioni. Il fatto che il Pd, partito che fa della parità di genere un pilastro identitario, si trovi coinvolto in una vicenda di questo tipo apre inevitabilmente una ferita interna.
Resta ora da capire come evolverà la situazione. La richiesta di dimissioni, unita all’attivazione della Commissione di Garanzia, segna una linea di fermezza. Ma la gestione concreta del caso dirà se il partito saprà trasformare l’episodio in un’occasione di riflessione e cambiamento, o se resterà un altro tassello di una lunga serie di scandali interni legati a linguaggi e comportamenti discriminatori.
Intanto, la comunità politica e civile si stringe attorno alla consigliera Petracin, simbolo suo malgrado di una battaglia che va ben oltre i confini della Circoscrizione 8. Un richiamo, ancora una volta, al fatto che la violenza di genere non si manifesta solo con gesti eclatanti, ma anche attraverso le parole, capaci di ferire e delegittimare tanto quanto gli atti concreti.
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