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Allarme amianto: lastre tossiche lungo il percorso per la pianta secolare. La denuncia dei cittadini: "Lì da anni!"

C'è un pericolo evidente ma nessuno interviene. Perché?

Allarme amianto: lastre tossiche lungo il percorso per la pianta secolare. La denuncia dei cittadini: "Lì da anni!"

Allarme amianto: lastre tossiche lungo il percorso per la pianta secolare. La denuncia dei cittadini: "Lì da anni!"

Basta percorrere il sentiero che da Scandolera porta alla Rul Verda, l’albero monumentale simbolo di Verrua Savoia, per imbattersi in una scena che fa rabbrividire: lastre di amianto abbandonate a terra, spezzate e sparse in un boschetto, a pochi passi da chi percorre quel tratto per una camminata o un’escursione. Non si tratta di un ritrovamento recente: quelle lastre sono lì da almeno un paio d’anni, resistono alle piogge, al sole, al gelo, al vento e soprattutto all’indifferenza delle istituzioni.

Ora, le immagini di quella discarica sono giunte in redazione attraverso la segnalazione di un lettore.

"Perché né il Comune né nessun altro ente ha mai fatto nulla per farle rimuovere?".

E non stiamo parlando di un rifiuto qualsiasi, ma di uno dei materiali più pericolosi per la salute pubblica, vietato in Italia da oltre trent’anni.

L’amianto è un nemico silenzioso, invisibile, che continua a mietere vittime con la stessa regolarità di un killer seriale.

Il paradosso è evidente: il sentiero che porta alla Rul Verda, una delle meraviglie naturalistiche del territorio, dove gruppi di escursionisti e famiglie si avventurano per ammirare la quercia centenaria, è contaminato da una discarica abusiva di lastre di amianto. È come se la bellezza e la morte convivessero a pochi metri di distanza, una contraddizione insopportabile che stride con le immagini promozionali del turismo verde.

Le lastre d'amianto presenti a Verrua Savoia

Le lastre si stanno deteriorando, la pioggia le ha corrose, il gelo le ha spaccate, e il vento diffonde polveri invisibili che possono essere inalate da chiunque passi di lì. L’amianto non perdona: le fibre microscopiche, una volta respirate, si depositano nei polmoni e restano lì per sempre, innescando malattie che possono comparire anche dopo 20, 30 o 40 anni.

Asbestosi, mesotelioma pleurico, carcinoma polmonare. Parole che fanno paura, soprattutto in territori che conoscono bene l’odore della tragedia.

A pochi chilometri da Verrua Savoia c’è Cavagnolo, marchiata a fuoco dalla vicenda Eternit. La fabbrica Saca, attiva dal 1947 al 1982, ha avvelenato generazioni intere di lavoratori e famiglie. Decine di morti, centinaia di malati, un dolore che ancora oggi non si spegne e che ogni anno, il 28 aprile, viene ricordato nella Giornata mondiale delle vittime dell’amianto.

A Cavagnolo si depongono fiori, si conferiscono cittadinanze onorarie a chi ha lottato per la giustizia come l'ex procuratore capo di Torino Raffaele Guariniello, si pronunciano discorsi solenni.

Ecco perché la discarica abusiva d'amianto, lì a Verrua Savoia, nello stesso territorio, nello stesso contesto geografico e sociale di Cavagnolo, è un pugno nello stomaco. E' una beffa. 

Quelle lastre sono in bella vista, a pochi metri da un sentiero che viene percorso da escursionisti, turisti, famiglie con bambini.

Non serve una denuncia formale per accorgersene: basta andarci una volta. Eppure nulla è stato fatto.

Forse perché la bonifica costa, perché servono ditte specializzate, perché ci sono procedure burocratiche complesse.

Ma la legge parla chiaro: l’abbandono e la gestione illecita di rifiuti pericolosi costituiscono reato penale, punibile con ammende fino a 26.000 euro e pene detentive fino a due anni. Possibile che non si riesca ad applicare una legge tanto chiara? 

L’amianto abbandonato non resta lì, immobile, innocuo. Le fibre si staccano, si diffondono, viaggiano nell’aria e si depositano nel terreno. Con le piogge, possono finire nelle acque superficiali.

Non sono un rischio circoscritto a chi cammina sul sentiero: possono colpire chi abita nelle vicinanze, chi coltiva i campi, chi respira quell’aria. Ogni giorno in più che quelle lastre restano in quella riva è un giorno in cui aumenta il rischio. Ogni giorno in più è una scelta precisa, una responsabilità che qualcuno si assume tacendo e non agendo.

Cittadini e dei camminatori pare che da tempo segnalino la questione, senza essere realmente ascoltati. “Sono lì da anni, nessuno fa niente”, raccontano i frequentatori della zona, ormai rassegnati a vedere la bellezza del bosco macchiata da un cumulo tossico.

Ogni anno in Italia muoiono migliaia di persone per malattie legate all’amianto. Ogni caso è una tragedia, ogni storia è un dolore che poteva essere evitato. Continuare a ignorare le lastre lungo il sentiero per la Rul Verda significa aggiungere un tassello a questa catena di indifferenza e ingiustizia. E non ci sono giustificazioni.

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