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Mario Corsato: "Abbiamo seminato giustizia, ma la battaglia contro l'amianto non è ancora finita" (VIDEO)

In occasione della consegna delle quattro cittadinanze onorarie che l'amministrazione di Andrea Gavazza ha conferito a Raffaele Guariniello, Bruno Pesce, Nicola Pondrano e alla memoria di Romana Blasotti Pavesi, Corsato ripercorre quel lungo cammino di lotte e sacrifici

Mario Corsato: "Abbiamo seminato giustizia, ma la battaglia contro l'amianto non è ancora finita" (VIDEO)

Mario Corsato: "Abbiamo seminato giustizia, ma la battaglia contro l'amianto non è ancora finita" (VIDEO)

Per oltre vent’anni Mario Corsato è stato il sindaco di Cavagnolo. Non solo un amministratore, ma una delle figure che più si è battuta per la giustizia legata alla tragedia dell'amianto. Oggi, in occasione della consegna delle quattro cittadinanze onorarie che l'amministrazione di Andrea Gavazza ha conferito a Raffaele Guariniello, Bruno Pesce, Nicola Pondrano e alla memoria di Romana Blasotti Pavesi, Corsato ripercorre quel lungo cammino di lotte e sacrifici. "Ho fatto il sindaco per quattro mandati, ma mi occupavo di Eternit già da prima. Ricordo bene il 1982, quando la Saca chiuse: fu un dramma per il paese e per chi vi lavorava. La prima emergenza fu il trasferimento di alcuni operai a Casale, quelli ancora idonei."

Il suo racconto si intreccia con la storia della legge 257 del 1992, che mise al bando l’amianto in Italia: "Ricordo le grandi battaglie assieme a Casale Monferrato. Salutammo quella legge come una grande vittoria: non solo si metteva finalmente al bando l'amianto, ma si dava anche dignità ai lavoratori, riconoscendo loro anni aggiuntivi per la pensione. E si chiuse finalmente la cava di Balangero, da dove proveniva l'amianto distribuito in tutta Italia."

 

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Mario Corsato non dimentica la devastazione lasciata dietro dagli industriali dell'amianto: "Questi imprenditori arrivarono a Cavagnolo, Casale, Rubiana e in altre parti d’Italia, seminarono la morte e poi lasciarono macerie. Le bonifiche? Ce ne siamo dovuti occupare noi. Chi vuole capire davvero dovrebbe andare a Balangero, vedere i versanti che rischiavano di crollare e che sono stati stabilizzati. Eppure c'è ancora molto da fare."

Il dramma di Cavagnolo non colpì solo chi lavorava direttamente nella fabbrica. "Sono morte persone che vivevano vicino alla fabbrica, che prendevano gli scarti per i cortili di casa. Allora il cemento non era diffuso e l'amianto veniva usato per sistemare i cortili fangosi. Le donne lavavano le tute dei mariti piene di polvere d’amianto, i bambini giocavano sui resti. Era l'andazzo di quei tempi, tra la fine degli anni '80 e gli inizi dei '90."

Autorità intervenute domenica 27 aprile in occasione del conferimento delle cittadinanze onorarie

Nonostante il tempo trascorso, la tragedia continua: "Siamo nel 2025 e la gente continua ad ammalarsi e a morire. È un problema sociale che non è mai stato risolto davvero. Tutti sapevano che l'amianto faceva male, ma pochi hanno agito. Io credo che servano interventi concreti: rimuoverlo e bonificare. Non basta abbaiare."

Corsato ricorda con orgoglio le azioni messe in campo dal suo Comune: "Il primo atto da sindaco nel 1990 fu togliere il tetto in amianto dalla scuola. Poi aiutammo la parrocchia a rimuovere quello della chiesa in piazza. Abbiamo bonificato tutto il pubblico e poi siamo passati al privato. Dal 2012 al 2017, durante il mio ultimo mandato, abbiamo rinunciato ad asfaltare strade per destinare fondi alla rimozione dell’amianto dalle case dei cittadini."

Un impegno che Corsato definisce necessario: "I Comuni non devono usare la scusa delle risorse: basta accantonare qualcosa ogni anno, anche poco, e nel tempo si possono fare grandi operazioni di bonifica. Sono interventi che danno frutti a lungo termine, perché il mesotelioma si manifesta anche a trent'anni dall’esposizione. È un investimento sulla salute delle future generazioni."

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