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Eternit, Guariniello lancia un appello: «Serve una Procura nazionale sulla sicurezza del lavoro»

A Cavagnolo conferita la cittadinanza onorarie al simbolo della battaglia contro l’amianto

La memoria non basta. La giustizia nemmeno. Serve cambiare il sistema. Serve farlo adesso. È questo il messaggio che Raffaele Guariniello ha voluto lanciare oggi, domenica 27 aprile, a Cavagnolo, durante la cerimonia di conferimento delle cittadinanze onorarie alle figure simbolo della battaglia contro l’amianto.

«È una cosa molto importante e non posso non essere grato per la cittadinanza onoraria» ha detto il magistrato, accolto con calore da una comunità che ancora oggi piange i suoi morti. «Ma a maggior ragione bisogna pensare al futuro, perché qui bisogna sempre pensare a come fare per dare giustizia».

Parole che suonano come un monito, in un momento in cui la giustizia sembra inciampare nei suoi stessi meccanismi. Dopo le ultime pronunce della Cassazionetra condanne annullate e prescrizioni – il tema dell’amianto è più che mai d’attualità. «Purtroppo ci sono sentenze contrastanti della Corte di Cassazione in questa materia. C’è molto, molto da studiare e molto da fare per dare un futuro di giustizia» ha ribadito Guariniello.

E poi, l’appello forte, chiaro: «Occorrono riforme importanti, tra cui, importantissima, la creazione di una Procura nazionale sulla sicurezza del lavoro».

Non solo amianto. Guariniello ha ricordato come troppe tragedie, in Italia, restino senza giustizia. Come il diritto alla vita e alla salute sui luoghi di lavoro sia ancora troppo spesso calpestato. «Bisogna dare giustizia a chi è deceduto per causa di amianto, ma anche per tutte le tragedie che stanno accadendo nel nostro Paese e che lo stanno ferendo».

Il conferimento delle cittadinanze onorarie a Raffaele Guariniello, Bruno Pesce, Nicola Pondrano e alla memoria di Romana Blasotti Pavesi è stato il cuore di una giornata carica di emozione, iniziata con la Santa Messa in ricordo delle vittime e proseguita nel salone parrocchiale gremito di cittadini.

Raffaele Guariniello, magistrato e già pubblico ministero della Procura di Torino, è stato il primo a trattare i reati ambientali e legati alla sicurezza del lavoro con un approccio innovativo, conducendo le storiche inchieste sull’amianto e aprendo la strada ai processi Eternit.

Bruno Pesce è stato uno storico sindacalista della CGIL e anima dell’Afeva, l’associazione che rappresenta le vittime dell’amianto. Nicola Pondrano, ex operaio Eternit, è stato sindacalista e testimone diretto della tragedia, diventando punto di riferimento per la lotta dei lavoratori colpiti. Romana Blasotti Pavesi, presidente dell’Afeva, ha perso marito, figlia, sorella, nipote e cugino a causa dell’amianto e ha trasformato il suo dolore personale in una battaglia civile di portata straordinaria.

L’iniziativa è stata voluta fortemente dal consiglio comunale guidato dal sindaco Andrea Gavazza. In prima fila tanti sindaci del territorio e i consiglieri regionali Gianna Pentenero, Nadia Conticelli e Paola Antonetto. Una presenza che ha sottolineato il valore regionale della battaglia contro l’amianto.

Perché Cavagnolo, terra di lavoro e di dolore, non vuole dimenticare. E oggi ha ricordato a tutti che la giustizia, quella vera, non è una medaglia da appuntarsi al petto. È un percorso da costruire. Giorno dopo giorno. Vittima dopo vittima. Con coraggio. E con memoria.

Lo stabilimento Saca di Cavagnolo, consociato della Eternit di Casale Monferrato, ha rappresentato per decenni una delle principali fonti di occupazione della zona. Ma dietro al lavoro si nascondeva la tragedia: tonnellate di amianto lavorato senza adeguate protezioni hanno esposto centinaia di operai, e le loro famiglie, a rischi letali. Le conseguenze sono arrivate con gli anni: mesoteliomi, asbestosi, vite spezzate. Ancora oggi Cavagnolo paga il prezzo altissimo di quella stagione industriale che, sotto la promessa di sviluppo, seminava morte silenziosa.

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