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08 Settembre 2025 - 09:46
Johnson Righeira canterà all'Inalpi Arena di Torino
Quando si parla di tormentoni estivi, il nome di Johnson Righeira, al secolo Stefano Righi, è destinato a comparire con prepotenza. La sua voce e le sue melodie hanno attraversato più di quattro decenni e ora torneranno a risuonare a Torino, all’Inalpi Arena, nel grande evento “Suzuki Jukebox - La Notte delle Hit”, in programma il 12 e 13 settembre con la conduzione di Antonella Clerici. Righeira sarà protagonista della seconda serata, quella del 13 settembre, quando salirà sul palco dell’ex PalaOlimpico per regalare al pubblico un medley che riassume la sua carriera: “Vamos a la playa”, “No tengo dinero” e “L’estate sta finendo”. Tre titoli che hanno fatto ballare intere generazioni, colonne sonore di un’epoca che ancora oggi, a distanza di anni, continuano a mantenere una forza dirompente.
Scelte musicali precise, pensate per parlare sia ai fan di sempre che a chi quelle canzoni le ha scoperte in tempi più recenti, magari tramite una playlist digitale o una pubblicità che le ha riportate in auge. È il linguaggio universale di Righeira: ironico, leggero, ma capace di imprimersi nella memoria collettiva con una facilità che ha pochi paragoni.
Del resto, tutto era cominciato in una cantina di via Accademia Albertina a Torino, nel dicembre del 1981. Lì nacque “Vamos a la playa”, con quella melodia che prese forma quasi per gioco. In una lunga conversazione avuta tempo fa con il nostro giornale, quando lo raggiungemmo tra le vigne di Cuceglio, Johnson ricordava con un sorriso le origini di quel brano: «Abbiamo iniziato a registrare il brano ma non c’era ancora il ritornello. Quello mi è venuto fuori così per caso, cazzeggiando sulla tastiera».
Quel gioco, come spesso accade nella musica, si trasformò in storia. «Avevo capito subito che funzionava - ci disse - ma non avrei mai pensato che dopo più di 40 anni sarebbe stata ancora in vita. È una di quelle canzoni che vivono da sole». E in effetti, ancora oggi, “Vamos a la playa” continua a essere conosciuta ovunque, al punto che lo stesso artista ammetteva: «Quando parlo dei Righeira in pochi se ne ricordano, ma “Vamos a la playa” la conoscono tutti, si canta ancora».
Johnson Righeira
Quella sera all’Inalpi Arena sarà dunque anche una sorta di celebrazione di un mito che non ha perso smalto. Un brano che, pur parlando di bombe e radiazioni, è entrato nello Zanichelli come esempio di tormentone. Un titolo che ha saputo trasformare la leggerezza della musica pop in qualcosa di più ampio, capace di segnare costume, linguaggio e memoria collettiva.
Eppure i Righeira non erano fratelli, come spesso si è creduto. Johnson lo ha spiegato con semplicità: «Io e Stefano (Rota, ndr.) eravamo amici, compagni di liceo. Ci sembrava che funzionasse chiamarci fratelli». Una formula che li ha resi celebri, fino alla separazione. «C’era ormai incompatibilità tra di noi, non c’era più chimica. Ci siamo separati e ci siamo ripresi, per due volte». Alla domanda su un’eventuale reunion, l’artista aveva risposto senza escludere nulla: «Al momento una réunion non la vedo possibile. Comunque non posso escludere niente. Mai dire mai».
In quella stessa intervista, Johnson ricordava la scelta della lingua spagnola come una decisione puramente musicale: «Perché suonava bene. Ci ispiravamo a “Cuando calienta il sol”». E il pubblico ha premiato quella scelta, trasformando l’italianissima coppia torinese in ambasciatori di un pop che parlava un linguaggio internazionale.
Oggi Johnson Righeira vive stabilmente in Canavese, dove ha trovato il suo equilibrio tra musica e natura. La pandemia lo ha spinto a trasferirsi a Cuceglio, e lì ha intrapreso un percorso nuovo, fatto di vigne, botti e bottiglie. È nato così il vino Erbaluce Kutu, con l’etichetta Kottolengo Recordings & Wines, che unisce simbolicamente le due anime della sua vita: quella del musicista e quella del produttore vinicolo. «Con il lockdown mi sono trasferito qui, me ne sono innamorato e ho deciso di rimanerci. Qui mi sono tornate tante idee, progetti, come quello dell’azienda vinicola. Oggi produco vino».
Ma Righeira non ha mai smesso di fare musica. Nella sua nuova casa tra le colline canavesane ha fondato una sua etichetta, sperimentando con nuovi brani. Uno di questi è “Chi troppo lavora (non fa l’amore)”, che avrebbe avuto, secondo lui, tutte le carte in regola per diventare un tormentone, se solo avesse trovato spazio nei grandi network radiofonici.
Guardando alla sua carriera, Johnson non nasconde che “Vamos a la playa” resta ancora oggi la sua vera rendita: «Praticamente è la mia pensione. Non che con questa posso permettermi auto di lusso o castelli nel Canavese, ma mi consente di vivere dignitosamente». Una consapevolezza lucida, senza rimpianti, che spiega la sua longevità artistica.
Il pubblico di Torino potrà dunque ritrovare un artista che ha saputo reinventarsi senza mai tradire se stesso, capace di passare dalle piste da ballo degli anni Ottanta alle colline del Canavese, dal pop internazionale al vino di territorio. All’Inalpi Arena porterà energia, nostalgia e leggerezza, gli ingredienti che da sempre lo accompagnano. Perché Johnson Righeira resta, a suo modo, un simbolo: quello di un’Italia che balla, ride, e non smette di cantare, anche dopo quarant’anni.
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