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Dalle Valli di Lanzo agli altari: Pier Giorgio Frassati proclamato santo

Il giovane torinese, morto a soli 24 anni, è stato canonizzato da Papa Leone insieme a Carlo Acutis. La sua fede, l’amore per la montagna e il legame con le Valli di Lanzo diventano oggi patrimonio spirituale universale

Dalle Valli di Lanzo agli altari: Pier Giorgio Frassati proclamato santo

Dalle Valli di Lanzo agli altari: Pier Giorgio Frassati proclamato santo

Pier Giorgio Frassati è Santo. E per le Valli di Lanzo è un giorno che resterà inciso nella storia. Non è soltanto la Chiesa universale a gioire, ma soprattutto quelle montagne che lui ha amato e percorso, sentieri che hanno accompagnato la sua breve vita e che oggi diventano simbolo di una santità radicata nel territorio. È questo il messaggio che Uncem, l’Unione nazionale dei Comuni e delle Comunità montane, vuole sottolineare: il legame indissolubile tra Torino e le sue valli, tra la città e la montagna, che in Pier Giorgio Frassati trova un ponte naturale, umano e spirituale.

Il giovane torinese, morto nel 1925 a soli 24 anni, è stato canonizzato insieme a Carlo Acutis da Papa Leone. Ma se la notizia della proclamazione a santo ha già fatto il giro del mondo, ciò che rende unico Frassati è la sua dimensione montanara. Per lui l’alpinismo non era soltanto sport o avventura, ma la metafora più chiara di una vita vissuta “verso l’alto”. Non a caso i biografi ricordano che “l’abilità sportiva dello scalatore è paradigma della sua spiritualità; la sintesi tra vita contemplativa e vita attiva trova una regola felice nello slogan Verso l’alto, che indica un continuo esercizio di crescita, di ricerca, di allenamento”.

Chiunque abbia camminato sulle Valli di Lanzo conosce bene il Sentiero Frassati di Traves, inaugurato nel 1997 dal CAI. Quel tracciato conduce verso Punta Lunella e ricorda l’ultima salita di Pier Giorgio, il 7 giugno 1925. Le foto lo ritraggono sorridente, con gli amici, mentre prega in vetta per i Caduti della Grande Guerra. Era poco più di un mese prima della sua morte, ma già in quel cammino c’era il sigillo di una vita spesa nella fede e nell’impegno. Il suo sguardo era rivolto al cielo, ma i piedi restavano ben piantati sulla terra, accanto a chi soffriva.

Sentiero Frassati

In tanti ricordano le parole pronunciate dall’allora arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia nel 2017, proprio a Traves, per il ventennale del Sentiero Frassati: “Pier Giorgio amava le vette, per lui Dio era il Dio delle vette. Sempre sul sentiero è arrivato alla vetta, alla santità, attraverso la vita normale di ogni giovane. Quello che affascina è la quotidianità: essere un ragazzo aperto all’amicizia, allo sport, alla montagna, alle cose concrete di ogni giorno”. Oggi, di fronte alla canonizzazione, quelle parole risuonano come una profezia compiuta.

Marco Bussone, presidente nazionale di Uncem, parla di “un esempio moderno e per tutti. Non certo bigotto. Aristocratico, ma per il popolo e dentro il suo tempo”. E in effetti la vita di Frassati testimonia una santità senza aureole dorate, costruita nella semplicità e nella concretezza. Il 18 maggio 1924, al Pian della Mussa, fondò con gli amici la “Compagnia dei tipi loschi”: un gruppo goliardico che dietro al nome divertente nascondeva un progetto di amicizia cristiana profonda, fatta di fede e allegria, di preghiera e condivisione. Anche questa è montagna: non solo fatica, ma gioia di stare insieme, forza di una comunità che cresce passo dopo passo.

Il Pian della Mussa, altopiano incorniciato da ghiacciai e sorgenti, resta oggi uno dei luoghi più evocativi per ricordare la figura di Frassati. Qui, tra boschi e pascoli, la sua goliardia si intrecciava con la spiritualità: ridere e scherzare con gli amici non era mai separato dal bisogno di pregare, condividere e guardare lontano. È in questa duplicità – leggerezza e profondità – che si comprende la forza del suo messaggio.

E non solo a Traves o al Pian della Mussa: la memoria di Frassati è scolpita lungo decine di “Sentieri Frassati” disseminati in tutta Italia, 22 percorsi ufficiali che oggi superano i 500 chilometri complessivi. Una rete nata proprio ispirandosi a quelle sue camminate nelle Valli di Lanzo, con l’idea di unire cammino e spiritualità, natura e comunità. Nel 2025, anno della sua canonizzazione, queste escursioni si moltiplicano: pellegrinaggi, eventi, incontri che trasformano i sentieri in una vera e propria mappa della sua santità laicale.

Per le Valli di Lanzo, la canonizzazione di Pier Giorgio Frassati non è soltanto una notizia religiosa, ma un riconoscimento identitario. Quelle vette che lui ha percorso diventano oggi patrimonio spirituale per il mondo intero. Il Sentiero che porta il suo nome non è soltanto un cammino escursionistico, ma una traccia che racconta la sua vita e la sua fede. Ogni targa, ogni croce, ogni roccia parla della normalità straordinaria di un ragazzo che ha saputo unire contemplazione e azione, montagna e città, amicizia e Vangelo.

Ecco perché oggi, mentre la Chiesa lo innalza agli altari, le Valli di Lanzo lo riconoscono come “loro” santo. Un giovane che ha trovato sulle cime la sua preghiera più autentica e nella quotidianità torinese la sua missione di solidarietà. In un tempo in cui la montagna rischia di essere solo sfondo di cartoline o meta turistica frettolosa, la sua figura ricorda che quei luoghi sono anche scuola di vita, palestra di spirito, comunità che resiste.

Pier Giorgio Frassati è santo. E il suo nome resterà per sempre legato a quelle valli che lo hanno visto crescere, sorridere, pregare, faticare e sognare. Montagne che oggi si fanno altare, sentieri che diventano vangelo inciso nella pietra, e un popolo che in lui ritrova il proprio santo, semplice e vicino.

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