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Pier Giorgio Frassati, il giovane borghese che scelse i poveri e sfidò il fascismo fino a morire a 24 anni

La storia del torinese figlio del direttore de La Stampa che trasformò fede e sport in impegno sociale radicale

Pier Giorgio Frassati

Pier Giorgio Frassati

Pier Giorgio Frassati, nato a Torino il 6 aprile 1901, figlio di Alfredo, direttore de La Stampa, e di Adelaide Ametis, cresce in una famiglia dell’alta borghesia lontana dalla Chiesa, ma intraprende un percorso del tutto opposto a quello che il suo ambiente d’origine sembrava destinargli. Giovane affascinante, sportivo, amante della montagna e della compagnia, sceglie presto di vivere una fede totale e concreta, mettendosi al servizio dei più poveri, fino a guadagnarsi tra gli amici il soprannome ironico di «Frassati Impresa Trasporti», come ha ricordato oggi Papa Leone: «A forza di vederlo girare per le strade di Torino con carretti pieni di aiuti per i poveri, gli amici lo avevano ribattezzato 'Frassati Impresa Trasporti'!».

Il corpo incorrotto di Pier Giorgio Frassati a Santa Maria sopra Minerva

A rafforzare questo ritratto, il ricordo del cardinale Marcello Semeraro, Prefetto delle Cause dei Santi, che ne ha sottolineato la tempra: «Non era uno alla 'state buoni se potete', con i fascisti faceva proprio a botte». Una testimonianza che restituisce la radicalità delle sue scelte, lontane dalla figura di un santo accomodante e vicino invece a quella di un giovane capace di affrontare anche lo scontro diretto pur di difendere i propri ideali.

Dopo gli studi al Massimo d’Azeglio e all’Istituto Sociale dei Gesuiti, nel 1918 Frassati si iscrive a Ingegneria mineraria con l’intento dichiarato di lavorare tra i minatori, la categoria che riteneva più sfruttata e marginale. Parallelamente entra nel Partito Popolare Italiano, ma senza timore di criticare le aperture al fascismo che ne segneranno parte della storia. L’esperienza in Germania al seguito del padre ambasciatore lo porta a contatto con i quartieri più miseri di Berlino e con i circoli cattolici operai, consolidando la sua convinzione che fede e giustizia sociale dovessero camminare insieme.

Nel settembre del 1921, durante una manifestazione della Gioventù Cattolica a Roma, viene arrestato per aver difeso la bandiera del suo circolo dalle Guardie Regie: un episodio che sancisce il suo carattere combattivo e il suo antifascismo militante.

Al di là della politica, Frassati resta un giovane appassionato di sport e cultura. Iscritto al Club Alpino Italiano, organizza gite in montagna con la “Società dei Tipi Loschi”, occasione di amicizia ma anche di apostolato. Frequenta teatri, musei, ama la musica e la pittura, ma non smette mai di dare tutto ciò che ha a chi ha meno: spesso anche i propri vestiti. La sua fede quotidiana si nutre di messa, preghiera, confessione e meditazione della Parola di Dio, che lo accompagna fino agli ultimi giorni.

Quasi laureato, con soli due esami mancanti, Frassati viene stroncato il 4 luglio 1925 da una poliomielite fulminante, probabilmente contratta nell’assistenza ai malati poveri. Aveva appena 24 anni. I funerali a Torino, seguiti da una folla sterminata, rivelarono ai familiari e al Paese la dimensione della sua testimonianza cristiana.

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