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Petizione Coldiretti per salvare il Made in Italy: una battaglia culturale ed economica che riguarda tutti

A Torino e provincia banchetti fino al 20 settembre per sostenere la campagna che punta a Bruxelles

Petizione Coldiretti

Petizione Coldiretti per salvare il Made in Italy: una battaglia culturale ed economica che riguarda tutti

Sono le ultime settimane utili per sottoscrivere la petizione lanciata da Coldiretti a favore dell’obbligo di etichettatura d’origine sui prodotti alimentari. Una battaglia che non riguarda soltanto gli agricoltori, ma l’intera cittadinanza, chiamata a difendere la salute, il diritto a essere informati e il vero Made in Italy contro le contraffazioni e le furbizie delle importazioni.

Il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici, lancia un appello diretto: «Il tetto necessario a livello nazionale è quasi raggiunto, ma serve un ultimo sforzo. Per questo invitiamo i cittadini a firmare presso i nostri banchetti. Questa è una campagna che riguarda tutti i consumatori».

L’iniziativa, che Coldiretti porta avanti in tutta Europa insieme ad altre organizzazioni agricole, si fonda su un’“iniziativa dei cittadini europei” da presentare a Bruxelles. L’obiettivo è superare il milione di firme raccolte in almeno sette Paesi membri per ottenere la modifica delle normative comunitarie. Oggi, infatti, il Codice doganale consente di etichettare come Made in Italy prodotti che hanno subito solo una fase finale di lavorazione nel nostro Paese, pur avendo origine all’estero. Il risultato è la proliferazione di falsi alimentari che sfruttano il nome italiano per conquistare i mercati.

Esempi noti sono quelli delle mozzarelle prodotte all’estero, del Parmigiano taroccato o del prosciutto di Parma falsificato. Prodotti che nulla hanno a che vedere con la tradizione agroalimentare nazionale, ma che arrivano sulle tavole di mezzo mondo facendo concorrenza sleale alle imprese italiane e minando la fiducia dei consumatori.

La Coldiretti sottolinea come la petizione abbia un duplice valore: da un lato tutelare il lavoro degli agricoltori italiani, messi sotto pressione dalle importazioni a basso costo; dall’altro garantire la trasparenza necessaria affinché chi compra sappia da dove arrivano le materie prime. «Pensiamo che sia un dovere di tutti difendere il diritto alla salute dei cittadini», ha aggiunto Mecca Cici.

A Torino e provincia i banchetti continueranno fino al 20 settembre, con appuntamenti nei mercati rionali di Porta Palazzo, Madama Cristina, Grugliasco e nei mercati di Campagna Amica. La raccolta toccherà anche luoghi simbolici come piazza Carlo Felice davanti a Porta Nuova e il Festival delle Migrazioni. È sufficiente presentarsi con un documento valido d’identità per apporre la propria firma.

Il cammino verso Bruxelles non è soltanto una questione di etichette. È una battaglia culturale ed economica che chiama in causa la tutela delle filiere locali, il riconoscimento del lavoro agricolo e il rispetto di chi sceglie ogni giorno prodotti autentici. Per Coldiretti questa sfida non è negoziabile: senza regole chiare, il Made in Italy alimentare rischia di diventare un’etichetta svuotata di significato.

Il tempo stringe e il conto alla rovescia è già partito. Nei prossimi giorni il Torinese sarà attraversato da decine di banchetti gialli, ultimo baluardo per una mobilitazione che, se vincente, potrebbe cambiare davvero le regole del mercato agroalimentare europeo.

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