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Lavori Smat, la denuncia dei cittadini: "Prigionieri in casa per 10 ore al giorno. Salita a piedi sotto 35 gradi"

Mentre il Comune accusa Smat di non risolvere il problema delle perdite continue, un'ordinanza limita la libertà di movimento dei cittadini. È ancora "tutta colpa di Smat"?

Lavori Smat, la denuncia dei cittadini: "Prigionieri in casa per 10 ore al giorno. Si passa solo a piedi sotto 35 gradi"

Lavori Smat, la denuncia dei cittadini: "Prigionieri in casa per 10 ore al giorno. Salita a piedi sotto 35 gradi" (immagine di repertorio)

Geyser in mezzo alla strada, acqua che zampilla e che – chissà – potrebbe presto diventare un’attrazione turistica. Quello stesso turismo che tanto è caro all’amministrazione comunale. Non serve più andare in Islanda per osservare questi fenomeni. Basta andare a San Mauro Torinese, dove l’ennesimo pasticcio targato Smat sta rendendo le strade cittadine un colabrodo da mesi, con interventi a macchia di leopardo mai risolutivi.

Ora, come se non bastasse, arriva anche l’odissea dei residenti di via Maria Goretti, costretti da giorni a vivere letteralmente “reclusi” per 10 ore quotidiane a causa di un’ordinanza comunale che autorizza Smat a eseguire lavori di manutenzione alla rete idrica.

A denunciare la situazione è stato ieri, 19 agosto, un cittadino in un post su Facebook diventato rapidamente al centro dell’attenzione. Il racconto è tanto semplice quanto scandaloso: intere giornate di isolamento forzato, una strada di collina resa inaccessibile, con i residenti lasciati a gestire da soli le conseguenze di scelte organizzative quantomeno discutibili.

Abbiamo chiesto di accorciare gli orari dei lavori o almeno di riaprire la strada nelle ore di pausa pranzo – scrive l’autore del post – quando nessun operaio è presente in cantiere. Ma nessuno ci ascolta”.

Il paradosso è evidente: alle 13, con il cantiere deserto, i cittadini devono comunque farsi carico della salita a piedi sotto 35 gradi, borse della spesa in mano, perché l’ordinanza continua a chiudere la via. Un dettaglio non trascurabile, visto che la zona è abitata anche da persone anziane. E la domanda che sorge spontanea è tanto grave quanto legittima: “In caso di emergenza sanitaria, come potrebbero raggiungere o essere raggiunti i soccorsi?”.

Un film già visto

Non è la prima volta che la città deve subire i disagi di una gestione disastrosa della rete idrica. A fine luglio i residenti avevano assistito increduli a un tubo rotto che, come un piccolo geyser, inondava l’asfalto per giorni. Nei mesi precedenti, e ancora fino a pochi giorni fa, altre rotture avevano lasciato pozzanghere permanenti in diverse zone, senza un intervento risolutivo tempestivo.

Ora la scena si ripete, con l’aggravante che i disagi non sono più solo visivi ma incidono direttamente sulla libertà di movimento dei cittadini. E non basta più dire “è colpa di Smat”.

Via Salasco il 16 agosto

Mala gestione o disinteresse?

La riflessione del cittadino colpisce nel segno: quanto contano davvero le esigenze delle persone per chi amministra la cosa pubblica? Se è evidente che i lavori siano necessari, è altrettanto evidente che “nessuno abbia messo mano a una pianificazione che tenesse conto della conformazione della zona”, della necessità di garantire vie di fuga e di non rendere la quotidianità un calvario. La responsabilità rimane in primis di Smat, ma di certo non è la società idrica a firmare le ordinanze comunali.

La sensazione, amara, è che chi decide non abbia piena contezza del territorio che dovrebbe amministrare. E non si tratta solo di un disagio passeggero: la gestione degli interventi Smat a San Mauro Torinese sembra ormai sintomatica di una cronica disattenzione alle conseguenze pratiche per i cittadini.

Il post su Facebook non è dunque un semplice sfogo isolato, ma l’ennesima testimonianza di un malcontento crescente. E mentre le istituzioni si trincerano dietro ordinanze e procedure, la vita reale delle persone continua a scontrarsi con cantieri inconcludenti, tubi che scoppiano e promesse di efficienza che rimangono sulla carta. Sempre che non si bagni pure quella.

Via Torino, 249 lo scorso 29 luglio

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