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Morti in carcere, Nordio minimizza: per i Garanti è una gravità inaudita

"Ogni suicidio è una sconfitta dello Stato, non un dato statistico"

Carlo Nordio

Carlo Nordio

Il Coordinamento della Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale esprime indignazione per le recenti parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio sui dati delle morti in carcere. Il Ministro, commentando il rapporto del Garante Nazionale che registra 48 suicidi, 30 decessi per cause ancora da determinare, 69 per cause naturali e un incidente, ha affermato che non esiste un allarme sociale, sostenendo che i numeri sarebbero “sotto il livello ereditato dal precedente governo nel 2022”.

Il Garante nazionale, replicando, ha osservato che “questa riduzione può rappresentare un possibile miglioramento delle condizioni detentive o dell’efficacia delle misure di prevenzione adottate”.

Parole che, secondo i Garanti territoriali, non possono passare sotto silenzio: “Parole, queste, che sono di una gravità inaudita, specie per chi, avendo ben in mente quanto scritto all’articolo 27 della Costituzione italiana, entra quotidianamente in carcere e constata le gravi carenze del sistema – dalla fatiscenza delle strutture alla carenza del personale; dall’inadeguatezza delle prestazioni sanitarie all’impossibilità di realizzare con continuità progetti educativi – e il preoccupante e crescente livello di sovraffollamento”.

L’accusa è netta: “Parole, queste, che appaiono ancor più gravi per chi, come noi, Garanti territoriali, è testimone di storie di sofferenza umana, di solitudine e di abbandono, a cui il Ministro Nordio, con il suo commento, sembra non dare importanza, dimenticando, cinicamente, che non si tratta solo di numeri, ma di persone e che, per ciò solo, ogni morte in (e di) carcere è un fallimento dello Stato, rappresentando la cifra di una politica pubblica (penitenziaria) che non sta funzionando”.

Il Coordinamento ribadisce che “ogni suicidio è una sconfitta della giustizia” e richiama l’urgenza di affrontare le criticità strutturali e umane del sistema penitenziario, senza minimizzare l’impatto di dati che, dietro le cifre, nascondono vite spezzate.

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