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Palpeggiata dal pubblico: per protesta si spoglia e canta a petto nudo sul palco (VIDEO)

La frontwoman dei Lulu Van Trapp reagisce con un gesto forte alle molestie subite durante il concerto

Palpeggiata dal pubblico

Palpeggiata dal pubblico, decide di spogliarsi e canta a petto nudo sul palco

È accaduto tutto in pochi secondi, ma il messaggio ha fatto il giro della Francia. Durante un concerto al festival Le Cri de la Goutte, nell’Ain, Rebecca Baby, cantante e leader della band francese Lulu Van Trapp, è stata palpeggiata mentre si trovava tra il pubblico. Un episodio violento, umiliante, che avrebbe potuto spezzare la performance. E invece no. Rebecca ha scelto di continuare a cantare a petto nudo, trasformando il palco in uno spazio di rivendicazione, rabbia e liberazione.

Non un'esibizione estetica, non una provocazione gratuita, ma una ribellione consapevole e politica, che ha immediatamente generato empatia, sostegno e partecipazione tra il pubblico. Alcune donne hanno iniziato a spogliarsi, seguendola nel gesto, alcune in silenzio, altre con lacrime agli occhi. Anche alcuni uomini l’hanno imitata. La cantante non si è fermata. È rimasta lì, torace nudo, voce dritta, sguardo fisso, urlando che il corpo è libertà, e che nessuno ha il diritto di usarlo contro chi lo abita.

La scena è diventata virale, riportata da quotidiani francesi e italiani, e ha diviso l’opinione pubblica. Ma per chi conosce la band e la sua leader, non è stato un gesto impulsivo, bensì una coerente estensione del suo impegno artistico. I Lulu Van Trapp, gruppo parigino che miscela punk, pop ed elettronica, sono nati anche per questo: per scuotere, rompere i codici, dare spazio a identità plurime, queer, femministe, indisciplinate.

Rebecca Baby sul palco a petto nudo per protesta

Rebecca Baby è una performer eclettica, ex membro del collettivo punk La Mouche, che da anni usa il palco come spazio di espressione corporea e politica. Il nome stesso della band, “Lulu Van Trapp”, è un gioco con l’identità scenica: un alter ego collettivo, nato per essere maschile e femminile, tenero e feroce. La sua scelta di non interrompere lo show, ma di trasformare la violenza subita in un atto di sfida pubblica, racconta una visione della musica che va oltre l’intrattenimento: il palco come campo di battaglia.

In un'intervista rilasciata tempo fa, Rebecca aveva già parlato del corpo femminile come "uno spazio politico", da proteggere ma anche da affermare, da difendere ma anche da liberare. I testi dei Lulu Van Trapp spesso raccontano storie di corpi fuori posto, di marginalità, di desiderio e rivalsa. Questa volta non sono bastate le parole: ci voleva la pelle nuda per urlare più forte.

Non è la prima volta che il mondo della musica si confronta con abusi durante concerti, ma questa volta la risposta non è stata la fuga, né il silenzio, bensì una contro-narrazione potente e visibile. Un invito a non vergognarsi mai per le violenze subite, ma a riversare quella rabbia dove può diventare voce, arte, denuncia.

L'episodio ha acceso un nuovo faro sulle condizioni delle artiste sul palco: troppo spesso esposte, troppo spesso invisibili nei loro diritti. La scelta di Rebecca ha scardinato la narrazione della vittima impotente: ha preso il controllo, ha tolto il top, ha cantato. E in quel gesto c’era tutto: la denuncia, il dolore, la dignità.

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