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Cronaca
24 Luglio 2025 - 14:55
Biella, anziano maltrattato dal figlio per anni: adesso è in carcere!
Un uomo di 55 anni, residente in una zona del basso Biellese, è stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di maltrattamenti in famiglia nei confronti del proprio padre ultranovantenne. La misura cautelare in carcere, firmata dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della Procura di Biella, rappresenta l’epilogo di una lunga serie di interventi, denunce e segnalazioni, che delineano un quadro familiare segnato da violenza, sopraffazione e paura quotidiana.
Secondo quanto emerso, i carabinieri della stazione di Mottalciata sono intervenuti in diverse occasioni nell’abitazione dei due, dove l’anziano ha continuato a vivere nonostante la condizione di costante intimidazione da parte del figlio. Sarebbe stato proprio lui, negli ultimi mesi, a trovare la forza di rivolgersi più volte alle forze dell’ordine, denunciando comportamenti minacciosi e aggressioni che avrebbero reso la convivenza insostenibile.
La decisione del gip arriva dopo un’attenta valutazione della situazione, ritenuta ormai pericolosa e potenzialmente irreparabile per la salute e la sicurezza della vittima. Il 55enne, già noto alle forze dell’ordine, si trova ora ristretto in carcere, mentre il padre è stato affidato a una struttura protetta, in attesa di nuove disposizioni.
Il caso ha suscitato sgomento in paese, ma soprattutto accende nuovamente i riflettori su un fenomeno spesso taciuto e sottovalutato: quello dei maltrattamenti sugli anziani all’interno delle mura domestiche, e in particolare da parte di figli o parenti stretti. Non è la prima volta, purtroppo, che gli investigatori si trovano di fronte a situazioni analoghe, dove l’età avanzata delle vittime e il legame di sangue con l’aggressore rendono difficile la denuncia e ancora più difficile l’allontanamento.
Secondo gli ultimi dati forniti dall’Istat, in Italia si contano ogni anno oltre 30.000 casi di maltrattamenti a danno di persone over 65, di cui almeno un terzo avviene in ambito familiare. Le forme di abuso vanno dalle violenze verbali e psicologiche fino agli atti fisici, all’isolamento forzato, al controllo dei beni, spesso perpetrati da figli adulti in condizioni di disagio sociale o dipendenze. La fragilità delle vittime, la paura di ritorsioni e il peso della vergogna contribuiscono a tenere nascosti questi episodi, che emergono spesso solo quando la situazione degenera o quando un intervento esterno rompe il silenzio.
Nel caso del 90enne biellese, a spingere verso la denuncia sarebbe stato il progressivo aggravarsi degli episodi violenti e il timore che la situazione potesse sfuggire definitivamente di mano. Le segnalazioni, puntuali e circostanziate, hanno permesso ai militari di documentare un quadro allarmante, fatto di intimidazioni quotidiane, urla, minacce fisiche, e in alcuni casi, anche percosse.
Fonti vicine all’indagine spiegano che l’arrestato sarebbe una persona con problemi personali mai affrontati, e che viveva insieme al padre approfittando della sua pensione e della sua dipendenza fisica ed economica. Nessuna rete familiare alternativa sembra essere stata presente o in grado di intervenire.
Ora il caso sarà affrontato in aula, con un’indagine che punta a ricostruire nel dettaglio la sequenza degli abusi e a chiarire se ci siano state omissioni o responsabilità esterne. Il Pubblico Ministero ha già acquisito verbali di intervento, registrazioni telefoniche, relazioni mediche e testimonianze dei vicini. L’obiettivo è dimostrare non solo la pericolosità del soggetto, ma anche l’urgenza dell’arresto per scongiurare nuovi rischi.
Intanto le associazioni che si occupano di tutela degli anziani rilanciano l’allarme e chiedono più risorse per la prevenzione di questi episodi. Secondo l’Auser, in Piemonte sono sempre più frequenti i casi di maltrattamenti segnalati da persone sopra gli 80 anni che vivono con familiari, spesso in situazioni di abbandono istituzionale o difficoltà economica.
Il caso di Biella, come molti altri simili, non è un'eccezione ma una spia di un problema crescente. Serve un’azione coordinata tra servizi sociali, forze dell’ordine e magistratura, ma serve anche una nuova cultura del rispetto e della dignità dell’età anziana, perché nessuno, a 90 anni, dovrebbe più vivere nella paura di chi dovrebbe prendersene cura.
LA VOCE DEL CANAVESE
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