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25 Luglio 2025 - 12:59
Carrefour abbandona Torino: a rischio tremila lavoratori
Carrefour lascia l’Italia e Torino si prepara a pagare il conto. Con l’annuncio della cessione della rete italiana al gruppo New Princes, comunicato ufficialmente il 24 luglio 2025, si apre una fase di incertezza profonda per circa 3000 lavoratrici e lavoratori dell’area metropolitana torinese. Non solo dipendenti diretti, ma anche addetti in appalto e lavoratori delle filiali in franchising, per un totale che comprende 13 ipermercati, 12 market, 3 cash and carry e 26 punti vendita Express già gestiti da imprenditori terzi.
Le organizzazioni sindacali territoriali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil parlano di una "decisione irresponsabile" da parte della multinazionale francese, accusata di aver portato avanti la trattativa in totale assenza di trasparenza, senza coinvolgere né le rappresentanze sindacali né i lavoratori. Un’operazione che, secondo i sindacati, non nasce da una reale strategia industriale, ma da logiche esclusivamente finanziarie.
A far esplodere la tensione è stata la mancata comunicazione preventiva. Carrefour avrebbe infatti mantenuto il silenzio "fino alla decisione già presa", impedendo ogni forma di confronto e precludendo qualsiasi tentativo di costruire un percorso condiviso. Di fronte a questo scenario, il sindacato ha dichiarato lo stato di agitazione a livello nazionale, chiedendo l’apertura immediata di un tavolo di crisi presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Ma se il piano è nazionale, le ricadute locali sono tangibili. Torino, dove la presenza di Carrefour è capillare da decenni, si ritrova ad affrontare una delle più delicate crisi occupazionali del settore della grande distribuzione. Il rischio è che la nuova proprietà proceda a riorganizzazioni pesanti, chiusure di punti vendita, tagli al personale o modifiche contrattuali che minacciano i diritti acquisiti da chi ha garantito per anni il funzionamento e la crescita della rete.
In gioco non c’è solo la tenuta occupazionale ma anche la tenuta sociale di un’intera fascia di lavoratori, spesso con contratti a tempo indeterminato, molti dei quali over 50, con carichi familiari e scarse possibilità di ricollocazione. Ecco perché i sindacati, nel comunicato congiunto diffuso alla stampa, hanno dichiarato con fermezza: “Salvaguardare tutti i posti di lavoro, tutte le sedi, anche quelle in appalto o in franchising, è una priorità assoluta”.
A preoccupare è anche la scarsa conoscenza pubblica del New Princes Group, il soggetto subentrante, su cui ancora oggi si conoscono pochi dettagli operativi. Secondo alcune fonti, si tratterebbe di un conglomerato italiano attivo nella logistica e nella distribuzione alimentare, ma senza esperienza diretta nella gestione di una rete così ampia e strutturata. Questo alimenta i timori di un possibile ridimensionamento o di un piano di razionalizzazione che metta a rischio interi territori, soprattutto in periferia.
A livello nazionale, la vertenza Carrefour sarà portata sui tavoli del governo, ma a Torino i sindacati chiedono un impegno immediato delle istituzioni locali, a partire dalla Regione Piemonte e dalla Città Metropolitana. L’obiettivo è costruire un fronte comune per evitare licenziamenti e per monitorare passo dopo passo le intenzioni del nuovo gruppo imprenditoriale.
I precedenti, purtroppo, non fanno ben sperare. Le operazioni di dismissione da parte di grandi multinazionali nel settore della distribuzione – basti pensare ai casi Auchan, Metro o Simply – hanno quasi sempre prodotto una contrazione occupazionale e un peggioramento delle condizioni di lavoro, con un uso massiccio di contratti part-time e precari, esternalizzazioni dei servizi e peggioramento delle tutele sindacali.
Per ora, dalla direzione di Carrefour Italia non sono arrivati commenti ufficiali che possano rassicurare i lavoratori. Né sono stati resi noti i contenuti dell’accordo di cessione, né i progetti industriali del New Princes Group. Una zona grigia che alimenta la rabbia di chi da anni lavora nei reparti, nei magazzini, nelle cucine e alle casse. Nonostante i tagli degli ultimi anni, il marchio Carrefour ha continuato ad avere un ruolo centrale nella distribuzione alimentare piemontese, con una clientela fidelizzata e una rete che copre capillarmente l’intero territorio provinciale.
Il timore più grande, condiviso da tutte le sigle sindacali, è che l’intera operazione venga guidata da logiche speculative, senza un vero piano industriale di rilancio. Una mossa che, se confermata, rischia di trasformare l’acquisizione in una bomba sociale pronta a esplodere in autunno. Per questo, le organizzazioni dei lavoratori hanno già annunciato una mobilitazione capillare, con presidi, assemblee, incontri pubblici e possibili scioperi a livello locale e nazionale.
In un settore già messo a dura prova da automazione, concorrenza dell’e-commerce e abbassamento dei margini, una scelta come quella di Carrefour potrebbe aprire la strada ad altre uscite dal mercato italiano. Una prospettiva preoccupante che va ben oltre il singolo marchio e chiama in causa la politica industriale del nostro Paese. A Torino, dove Carrefour ha radici profonde, i prossimi mesi saranno decisivi per capire se questa sarà l’ennesima ritirata silenziosa o l’occasione per riscrivere una nuova pagina del commercio e del lavoro.
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