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25 Luglio 2025 - 10:57
Senzatetto, l’Italia li conta in una notte: l’Istat scende in strada per misurare l’emergenza che tutti fingono di non vedere
Una notte soltanto. Una notte per camminare tra stazioni e sottopassi, per incrociare sguardi che sfuggono e ascoltare storie che raramente trovano spazio. Una notte per contare chi non ha più nulla da chiamare casa.
È questo l’obiettivo ambizioso della nuova Rilevazione nazionale delle Persone Senza Dimora, promossa da Istat e prevista per fine gennaio 2026 nelle 14 grandi città italiane centro delle aree metropolitane, escluse le periferie e l’hinterland. Una fotografia in notturna, da realizzare in poche ore, che punta a quantificare – ma soprattutto a conoscere e comprendere – la condizione di estrema marginalità abitativa. Una missione delicata, condivisa con Comuni, servizi sociali, terzo settore, mondo accademico e cittadinanza attiva, in quella che si annuncia come una delle più vaste azioni di rilevazione sociale mai condotte in Italia.
I volontari e le volontarie sono il motore di questa iniziativa. In questi giorni, fio.PSD (Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora), soggetto attuatore incaricato da Istat, ha lanciato le chiamate pubbliche per il reclutamento, con particolare attenzione a studenti, cittadine e cittadini, ma anche a chi lavora già nel mondo sociale o sanitario. Saranno loro, affiancati da operatori esperti, a camminare quartiere per quartiere per incontrare, censire, ascoltare chi vive in strada, nei dormitori o in sistemazioni temporanee.
Non sarà un censimento come gli altri. Non ci sarà una scheda da compilare a casa o un modulo online da inviare. Ci sarà invece una presenza fisica, discreta ma reale, nei luoghi dove si dorme per terra, su cartoni, sotto tetti improvvisati o in rifugi di emergenza. Un volto umano per contare altri volti umani, lontano da numeri astratti.
In Italia, il numero delle persone senza dimora non è ufficialmente noto con precisione, e le stime – le ultime sistematiche risalgono al 2014 – sono parziali e frammentarie. Ma dietro ogni cifra c’è una storia di povertà, rottura familiare, disagio mentale, dipendenze, perdita del lavoro, migrazione. Senza dati aggiornati, è impossibile costruire politiche pubbliche efficaci, gestire le risorse nazionali ed europee destinate al contrasto della grave emarginazione adulta, o valutare l’impatto degli interventi già in corso.
Per questo la notte della rilevazione avrà un valore strategico. Si tratta di un’operazione di osservazione diretta, svolta in contemporanea nelle 14 città metropolitane: Torino, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palermo, Genova, Cagliari, Reggio Calabria, Messina e Catania. Solo nei centri urbani, perché è lì che il fenomeno si concentra, spesso nei luoghi simbolo della crisi urbana: le stazioni ferroviarie, i terminal degli autobus, i centri storici desertificati.
La macchina organizzativa è complessa. Ogni città coinvolta sta predisponendo un piano di mappatura delle zone sensibili, e centinaia di volontari verranno formati per operare in sicurezza, con il giusto approccio e strumenti adeguati. Non si tratterà solo di “contare”, ma di intervistare e raccogliere informazioni su età, genere, motivi dell’assenza di un alloggio, accesso ai servizi, condizioni di salute, esperienze di violenza, speranze e bisogni.
La formazione sarà curata da fio.PSD con Istat e prevede linee guida etiche e operative: si dovrà evitare qualsiasi forzatura, rispettare la volontà dell’interlocutore e garantire anonimato. I dati raccolti saranno cruciali per costruire il nuovo sistema informativo nazionale sulla grave emarginazione, uno strumento permanente per monitorare il fenomeno nel tempo.
Il comunicato Istat lo dice chiaramente: “Dietro ogni numero c’è una storia, e dietro ogni storia può esserci una risposta possibile”. È questo il cuore dell’iniziativa. Lontano dalle polemiche sui migranti, dai titoli d’allarme su bivacchi e degrado, si torna a dare nome e voce agli invisibili, a restituire cittadinanza a chi non ne ha più una. L’emarginazione estrema non è solo mancanza di tetto: è assenza di diritti, di ascolto, di legami.
In molte città, la strada è popolata da uomini soli, ma anche da donne, giovani e anziani. Aumentano le persone che vivono in strada da poco tempo, per effetto di sfratti, separazioni, licenziamenti. E aumentano anche le situazioni di cronicizzazione, dove la condizione di senza dimora si protrae da anni, diventando una trappola esistenziale da cui è sempre più difficile uscire.
Per chi parteciperà come volontario, sarà un’esperienza profonda, che spesso cambia il modo di vedere la propria città. Lo dimostrano le esperienze precedenti di rilevazione – come quelle del 2011 e del 2014 – in cui molti partecipanti hanno raccontato di aver incontrato persone dignitose, gentili, colte, finite ai margini per una serie di sfortune, e non per una colpa. Persone che non chiedono solo assistenza, ma anche ascolto, rispetto, possibilità.
Il passo successivo sarà l’elaborazione dei dati, prevista nei mesi successivi al censimento. Istat produrrà rapporti analitici e indicatori, che serviranno sia per aggiornare il quadro statistico nazionale, sia per guidare le politiche sociali locali. Molti Comuni, infatti, attendono questo aggiornamento per ridefinire i servizi di accoglienza, i progetti di housing first, i percorsi di reinserimento lavorativo. Ma anche per valutare l’impatto delle azioni già finanziate con fondi europei REACT-EU e PON Inclusione.
L’obiettivo è ambizioso: passare da un intervento a “emergenza” a un modello strutturale e permanente, che affronti le cause della povertà abitativa, non solo i suoi effetti.
Una notte sola. Una notte per scoprire cosa c’è dietro una coperta in un angolo buio, dietro uno sguardo che non chiede nulla. Una notte per ricordarci che la dignità è un diritto, anche quando la casa non c’è più.
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