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24 Luglio 2025 - 18:14
Medici esausti e senza ferie in Piemonte: 178 mila giorni di riposo saltati per salvare i reparti…
L'estate porta il caldo, ma non le vacanze. In Piemonte, per i medici ospedalieri e delle Asl, l’estate è diventata sinonimo di turni massacranti e ferie accumulate, mai sfruttate. I dati emersi da un dettagliato dossier redatto dai consiglieri regionali del Partito Democratico dipingono una situazione preoccupante: al 31 dicembre 2024 si contavano 178.400 giorni di ferie non godute da parte dei camici bianchi in tutta la Regione.
Il motivo è tanto semplice quanto drammatico. I reparti non possono restare scoperti, i turni devono essere coperti e i pazienti hanno bisogno di assistenza continua. In mancanza di personale sufficiente, il diritto alle ferie viene sacrificato. I numeri più inquietanti arrivano dall’Asl di Novara, dove la media è di oltre 56 giorni arretrati per ogni medico, con punte oltre i 100 giorni. In alcuni reparti come Cardiochirurgia, si arriva addirittura a 179 giorni per ciascun medico.
La situazione è analoga in molti altri ospedali. Alla Radiologia novarese, otto medici hanno accumulato in media 118 giorni a testa; in Chirurgia generale, i 23 professionisti in servizio si aggirano attorno ai 115 giorni. Una situazione che rende quasi impossibile ottenere una vera pausa: anche chiedere dieci giorni consecutivi di ferie in estate è diventato un lusso che pochi possono permettersi.
Secondo l’Anaao, il sindacato dei medici, questa è la prova evidente di quanto il personale medico sia mosso da un forte senso di responsabilità. Se tutti rispettassero i contratti collettivi e decidessero di recuperare i giorni accumulati, interi reparti chiuderebbero e i servizi collasserebbero. La realtà, però, è che questa abnegazione porta con sé una spirale di logoramento, con gravi ripercussioni sulla salute fisica e mentale di chi lavora negli ospedali.
Il contratto nazionale di lavoro prevede che le ferie annuali siano consumate entro sei mesi dall’anno successivo. Ma in Piemonte questa regola si scontra con la dura realtà: o si chiudono reparti, o si continua a lavorare senza pause, contravvenendo alla norma. E dietro questa scelta forzata si cela il vero problema: la mancanza di personale medico, cronica e irrisolta, soprattutto in alcune specializzazioni come anestesia, chirurgia e radiologia.
I medici non vanno in ferie
Il Covid, negli anni passati, aveva bloccato per legge l’utilizzo delle ferie: una decisione comprensibile allora, ma che oggi ha lasciato uno strascico difficile da riassorbire. Molti medici prossimi alla pensione lasciano il lavoro senza aver mai goduto del diritto al riposo. Nel frattempo, i concorsi si svolgono, ma in modo frammentario e tardivo. Le assunzioni non riescono a colmare i vuoti creati da pensionamenti, trasferimenti e dimissioni volontarie, sempre più frequenti.
La denuncia del Partito Democratico arriva con un dossier dettagliato, frutto di accessi agli atti in tutte le aziende sanitarie piemontesi. I numeri parlano da soli: 35.154 giorni arretrati all’Asl To4, 26.380 alla Città della Salute di Torino, 13.482 ad Asti, 11.960 alla To3, 10.022 ad Alessandria, 7.652 a Vercelli. Una situazione omogenea, che colpisce tutta la regione.
Il problema è strutturale, non emergenziale. Il peso delle ferie non godute si aggiunge a turni già pesanti, carichi di lavoro in continuo aumento, e condizioni spesso difficili. Questo porta molti medici a lasciare il sistema sanitario pubblico per rifugiarsi nel privato, dove le condizioni sono più sostenibili.
La Regione Piemonte, per bocca dell’assessore alla Sanità Federico Riboldi, riconosce l’esistenza di criticità ma rivendica i progressi compiuti. Il numero dei dipendenti sanitari è salito di 4.300 unità dal 2019, e sono in corso nuovi concorsi, tra cui uno bandito da Azienda Zero per 700 posti a tempo indeterminato. Ma il ritardo accumulato è evidente: la macchina si muove, ma non abbastanza in fretta per evitare l’emorragia di personale e la perdita di qualità nei servizi offerti.
L’estate del 2025, per chi lavora in corsia, si sta trasformando nell’ennesima stagione di sacrifici. Eppure, proprio come durante il Covid, medici e infermieri continuano a restare al loro posto, a garantire assistenza, a non voltarsi dall’altra parte. Lo fanno per senso del dovere, per rispetto verso i pazienti, per amore della professione. Ma la domanda è una sola: quanto potrà durare tutto questo senza interventi seri e strutturali?
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