Cerca

Attualità

Tra arte e poesia: l'esperienza immersiva di Ann Actis Caporale conquista Spoleto

Poesia e pittura si intrecciano nella personale curata da Salvo Nugnes al Festival dei Due Mondi

Tra arte e poesia

Tra arte e poesia: l'esperienza immersiva di Ann Actis Caporale conquista Spoleto

Una sala colma, sguardi attenti e un’atmosfera sospesa tra versi e pennellate. La mostra “Tra arte e poesia” di Ann Actis Caporale, allestita nei raffinati ambienti dell’Hotel Charleston di Spoleto, ha centrato il bersaglio, conquistando pubblico e critica. Inserita nel programma del Festival dei Due Mondi, l’esposizione ha dato vita a una narrazione fatta di intimità visiva e scrittura interiore, grazie a un allestimento in cui le opere pittoriche dialogano costantemente con composizioni poetiche originali.

La curatela è stata affidata al giornalista e promotore culturale Salvo Nugnes, figura di riferimento nella diffusione dell’arte contemporanea, che ha saputo valorizzare il doppio registro espressivo dell’artista. L’inaugurazione, densa di contenuti e presenze significative, si è trasformata in un evento d’arte partecipato e vivace, dove il confine tra osservatore e opera è apparso sottile.

Tra i presenti si sono distinti nomi noti del mondo istituzionale e televisivo. Oltre al senatore Antonio Razzi, sono intervenuti il personaggio televisivo Simone Merini, il direttore dell’Agenzia di Stampa Italia Ettore Bertolini e la fotoreporter Elisa Fossati, simbolo di una fotografia che racconta e interpreta. La loro partecipazione ha conferito ulteriore rilievo pubblico e mediatico alla serata, documentata anche da alcune emittenti nazionali.

A supportare l’iniziativa dal lato organizzativo e culturale è stata Caterina Grifoni, in rappresentanza del progetto Spoleto Arte, impegnata da anni nella promozione di eventi che uniscono creatività e contenuto. Fondamentale anche il contributo di Cristiana Rinaldi, responsabile dell’hotel ospitante, che ha accolto l’iniziativa con un equilibrio raro tra eleganza e concretezza, offrendo agli artisti e al pubblico uno spazio carico di fascino e accoglienza.

Ma al di là dei nomi e della cornice, è la sostanza dell’esposizione a colpire: ogni dipinto è accompagnato da una poesia scritta dall’artista, non come didascalia, ma come parte integrante dell’opera. Le immagini e le parole si illuminano a vicenda, costruendo un percorso emotivo immersivo in cui il visitatore è invitato a sentire, più che a interpretare. Le tinte vivide, i tratti decisi, l’assenza di filtri retorici nella scrittura, generano una narrazione complessa e fragile allo stesso tempo.

Come ha spiegato Nugnes durante il suo intervento: «Non si tratta solo di una mostra, ma di un viaggio interiore che Anna ha saputo tradurre in linguaggi paralleli. La sua è una voce originale, che merita attenzione».

La serata di apertura ha offerto anche momenti performativi, tra letture e testimonianze, creando un’esperienza corale in cui ogni partecipante ha potuto riconoscersi in una parola, un colore, un’emozione. Non è mancata la riflessione sul ruolo dell’arte oggi, vista non più come ornamento, ma come strumento per ascoltare sé stessi e gli altri.

L’esposizione sarà visitabile gratuitamente fino al 19 agosto, rappresentando un’opportunità concreta per avvicinarsi a un linguaggio visivo e poetico che parla al presente senza dimenticare la sua radice umana. In un tempo in cui l’arte rischia spesso di diventare mero contenuto da scorrere, Ann Actis propone invece un’esperienza lenta, profonda, personale.

L’artista non è nuova al confronto con il pubblico. Il suo percorso professionale, scandito da esposizioni in contesti autorevoli e da una continua ricerca interiore, si manifesta oggi con una maturità espressiva capace di emozionare senza artifici. La sua produzione mescola memoria e intuizione, trasformando la tela in un terreno fertile dove anche la parola prende forma e resta impressa.

Chi attraversa la mostra ne esce diverso, portando con sé tracce leggere ma persistenti, come accade quando un’opera riesce davvero a comunicare. E forse è proprio questo il senso più profondo del progetto: mettere in moto una risonanza, lasciare che qualcosa si muova dentro e continui a vibrare anche dopo aver lasciato la sala.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori