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Allarme West Nile: due morti in Italia nel 2025, uno in Piemonte. La circolare del Ministero mette in allerta tutti

Dopo il caso di Novara e il decesso nel Lazio, scatta l’allerta su tutto il territorio: controlli su cavalli, zanzare e uccelli stanziali

Allarme West Nile

Allarme West Nile: due morti in Italia nel 2025, uno in Piemonte. La circolare del Ministero

Il virus West Nile torna a far parlare di sé, e lo fa con un nuovo bilancio ufficiale che riaccende l’attenzione pubblica e sanitaria. Dieci casi confermati in Italia dall’inizio del 2025, due dei quali mortali, con uno registrato in Piemonte, nella provincia di Novara, già a marzo. A comunicarlo è una circolare ufficiale del Ministero della Salute diramata alle Regioni, agli Ordini dei medici, agli istituti zooprofilattici e a tutte le strutture coinvolte nella sorveglianza epidemiologica. Il secondo decesso, più recente, riguarda una donna residente a Fondi, nel Lazio, morta a causa di complicanze legate al virus pochi giorni fa.

Il documento non usa mezzi termini: si invita a rafforzare con urgenza tutte le forme di sorveglianza attiva, sia sugli esseri umani che sugli animali. Il Ministero chiede un coinvolgimento trasversale: medici di base, ospedali, servizi veterinari, centri ippici, fino ad arrivare ai cittadini. L’obiettivo è chiaro: intercettare i casi sospetti prima che la malattia si diffonda, soprattutto durante l’estate, periodo in cui le zanzare del genere Culex, principali vettori del virus, sono più attive.

La circolare insiste su un aspetto spesso sottovalutato: la tempestività della diagnosi e della comunicazione alle autorità competenti. I sintomi del virus West Nile sono spesso aspecifici, simili a una sindrome influenzale con febbre, mal di testa, dolori muscolari e stanchezza, ma nei casi più gravi – soprattutto tra anziani o persone con fragilità pregresse – può evolvere in encefalite o meningite, con esiti fatali.

È questo che è accaduto all’uomo di 75 anni residente nel novarese, morto a marzo dopo un rapido peggioramento delle condizioni neurologiche. Il caso era passato inizialmente sotto silenzio, ma oggi viene ufficialmente inserito nel conteggio 2025 del Ministero.

Ma l’emergenza non si limita agli esseri umani. Il virus West Nile ha da sempre una componente zoonotica, che coinvolge in particolare gli uccelli selvatici, considerati i principali ospiti naturali, e i cavalli, spesso vittime silenziose dell’infezione. Per questo la circolare ministeriale raccomanda alle autorità sanitarie e ai proprietari di equidi di intensificare le misure di biosicurezza, riducendo le occasioni di contatto tra animali e zanzare: reti protettive, repellenti, trattamenti antiparassitari e riduzione dei ristagni d’acqua.

Un altro pilastro del piano è la sorveglianza entomologica, ovvero il monitoraggio delle zanzare stesse. Le amministrazioni locali vengono invitate a intervenire con trattamenti larvicidi e adulticidi, riducendo i focolai larvali nei tombini e nelle aree a rischio. Le stesse misure dovranno essere adottate dai cittadini, ai quali il Ministero chiede collaborazione attiva, anche attraverso una maggiore informazione e sensibilizzazione.

Il virus West Nile non è una novità in Italia. Il primo caso umano fu registrato nel 2008, e da allora si sono verificati focolai in varie regioni, con una recrudescenza significativa tra il 2022 e il 2023. Proprio nel 2022, in Veneto, si registrarono oltre 500 contagi e decine di morti. Nel 2023, invece, fu la Pianura Padana il principale teatro della diffusione, e da lì l’allerta non si è mai realmente sopita.

Con l’aumento delle temperature estive e dei fenomeni climatici estremi, la presenza delle zanzare si è ormai prolungata oltre i mesi canonici, e i dati del 2025 – seppur per ora contenuti – confermano che l’Italia resta un territorio ad alto rischio. Lo stesso Piemonte, già colpito nel marzo scorso, potrebbe trovarsi di nuovo esposto nei mesi più caldi.

L’allarme non riguarda soltanto la salute pubblica, ma coinvolge anche la sicurezza trasfusionale e dei trapianti: il Ministero chiede a tutte le strutture sanitarie di applicare protocolli di controllo sui donatori di sangue e di organi, per evitare la trasmissione virale attraverso le pratiche mediche.

Infine, la circolare tocca anche un tema spesso trascurato: il ruolo degli enti locali, chiamati ad agire non solo con i disinfestanti, ma anche sul fronte della prevenzione urbana. Si suggerisce di migliorare la gestione dei rifiuti, delle acque stagnanti, delle aree verdi e delle zone umide. Le zanzare, infatti, trovano habitat perfetti in giardini trascurati, cortili scolastici, serbatoi aperti e nei bacini artificiali non trattati.

Il caso del decesso in Piemonte, ora reso noto, rilancia dunque l’urgenza di un approccio coordinato, integrato e proattivo. Perché il West Nile – come altri virus trasmessi da vettori – non si sconfigge con un’unica misura, ma con l’azione congiunta della medicina umana, veterinaria e ambientale. Una sfida, quella della “One Health”, che è già realtà e che richiede risposte rapide, diffuse e consapevoli.

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