Cerca

Attualità

West Nile torna a colpire in Italia: 10 casi, un decesso e una stagione ad alto rischio

Sei forme neuro-invasive e un decesso già registrato: la stagione delle infezioni è appena cominciata, ma il trend preoccupa

West Nile torna a colpire

West Nile torna a colpire in Italia: 10 casi, un decesso e una stagione ad alto rischio

In Italia, con l’estate appena entrata nel vivo, tornano a salire i numeri delle infezioni da West Nile Virus, una malattia virale trasmessa dalle zanzare che da anni ormai non è più un fenomeno raro o esotico, ma una minaccia sanitaria concreta e sempre più presente anche nel nostro Paese. Dall’inizio del 2025 sono stati confermati 10 casi di infezione nell’uomo, di cui sette nella provincia di Latina, nel Lazio. La notizia arriva direttamente dall’Istituto Superiore di Sanità, che segnala anche la prima vittima dell’anno: una donna deceduta nel territorio pontino.

A colpire è la gravità dei casi registrati. Dei sette contagi segnalati dalla Regione Lazio, sei hanno sviluppato la forma neuro-invasiva della malattia, ovvero quella in cui il virus attacca il sistema nervoso centrale, provocando encefaliti, meningiti o paralisi flaccide. Solo uno dei sette ha avuto sintomi più lievi, limitati a febbre e malessere. Un segnale, questo, che la sorveglianza non deve abbassarsi, perché il virus può evolvere rapidamente e colpire anche in modo letale, come dimostra il decesso registrato a Latina.

Secondo l’ISS, il numero attuale di casi è paragonabile a quello dell’anno scorso, quando alla fine di luglio erano stati notificati 13 contagi. Tuttavia, il 2024 ha poi visto un drammatico incremento nei mesi estivi, con un picco tra agosto e settembre che ha portato a 460 casi totali e 20 decessi. Ecco perché, spiegano gli esperti, il bilancio del 2025 potrebbe ancora peggiorare, specie se non verranno rafforzate le misure di contenimento e prevenzione.

Ma cos’è esattamente il virus West Nile? E perché è diventato un problema anche in Italia? Il West Nile Virus (WNV) è un arbovirus, ovvero un virus trasmesso da artropodi, in questo caso la zanzara comune (Culex pipiens). Il serbatoio naturale del virus sono gli uccelli migratori, che fungono da “veicoli” silenziosi nella diffusione della malattia da un continente all’altro. La zanzara punge l’uccello infetto, si infetta a sua volta e trasmette poi il virus agli esseri umani o ai cavalli, che però sono considerati ospiti terminali, cioè non in grado di trasmettere ulteriormente l’infezione.

La maggior parte delle persone infette dal virus non sviluppa alcun sintomo: si stima che solo il 20% accusi manifestazioni lievi, come febbre, dolori muscolari, mal di testa, nausea. Tuttavia, in circa 1 caso su 150, soprattutto tra gli anziani o le persone immunodepresse, la malattia evolve in forme gravi neuro-invasive, che possono provocare danni cerebrali permanenti o la morte.

In Italia, i primi casi autoctoni di West Nile sono stati registrati nel 2008. Da allora, la malattia si è diffusa in modo costante, con focolai ricorrenti soprattutto in Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte, ma negli ultimi anni anche nel Centro-Sud, segno che il virus sta risalendo la penisola, favorito dai cambiamenti climatici, dall’aumento delle temperature e dalla maggiore mobilità degli animali selvatici.

La presenza del virus è monitorata costantemente dal sistema nazionale di sorveglianza integrata coordinato dall’ISS, che include la vigilanza veterinaria, entomologica e clinica. Ogni estate, l’Italia attiva piani regionali di prevenzione, che prevedono la cattura di zanzare, il prelievo di campioni da uccelli e cavalli, e il controllo delle donazioni di sangue e organi, per evitare la trasmissione virale tramite trasfusioni.

Ciononostante, il virus continua a circolare. Le amministrazioni locali sono chiamate a intensificare le disinfestazioni e a informare i cittadini sulle pratiche di prevenzione. Tra le più efficaci: evitare ristagni d’acqua nei giardini e sui balconi, usare repellenti cutanei, installare zanzariere alle finestre, indossare abiti lunghi soprattutto nelle ore serali.

Il Lazio, con i casi confermati a Latina, si aggiunge così alle regioni a rischio. Gli esperti ricordano che non esiste un vaccino per gli esseri umani, né un trattamento specifico. La terapia resta sintomatica e, nei casi gravi, richiede il ricovero in ospedale. Da qui l’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce, perché riconoscere subito i sintomi può evitare complicazioni devastanti.

In un’estate che si preannuncia torrida e segnata da una maggiore attività delle zanzare, l’invito degli epidemiologi è chiaro: non sottovalutare il rischio. I casi sono pochi, per ora, ma i segnali ci sono tutti. E come dimostrano i numeri del 2024, basta un mese per passare da qualche decina a centinaia di contagi. Stavolta, è ancora possibile agire in tempo.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori