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22 Luglio 2025 - 16:30
Torino, donna 79enne cade in casa, chiama i soccorsi: "Non voglio essere portata all'ospedale, devo stare vicino a mio fratello invalido"
È riuscita a chiamare i soccorsi da sola, nonostante la caduta, il dolore e le difficoltà motorie. A 79 anni, una donna invalida torinese, martedì 22 luglio, ha vissuto un incidente domestico che poteva avere conseguenze gravi, ma ha affrontato tutto con una lucidità che ha colpito profondamente i soccorritori. L’episodio è avvenuto intorno all’ora di pranzo, in un appartamento di Torino dove la donna vive insieme al fratello, anch’egli in condizione di disabilità. Un contesto già difficile, reso ancora più fragile dalla mancanza di un supporto quotidiano adeguato.
La chiamata di emergenza è arrivata alla centrale operativa intorno alle 13. Sul posto si sono precipitati i volontari dell’associazione “I Giovanniti”, specializzati in primo soccorso, e una squadra dei Vigili del Fuoco con autoscala, necessaria per accedere all’appartamento dall’esterno. La casa, infatti, si trovava in condizioni di forte degrado, segno evidente di una vita condizionata da limitazioni fisiche, isolamento e probabilmente difficoltà economiche.
Una volta entrati, i soccorritori hanno trovato la donna distesa a terra, cosciente, lucida, collaborativa, ma comprensibilmente provata. Le prime cure sono state prestate sul posto. Fortunatamente, non sono emerse fratture o traumi gravi. Dopo averla stabilizzata, è stata sollevata con attenzione e accompagnata su una poltrona, dove ha insistito con garbo ma decisione: «Voglio restare a casa mia».
Una richiesta che ha spiazzato il personale sanitario, abituato a convincere anziani soli o malati a recarsi in pronto soccorso per maggiori accertamenti. Ma in questo caso, la donna ha rifiutato il trasporto in ospedale, motivando la scelta con la volontà di non abbandonare il fratello, anch’egli disabile e bisognoso di assistenza. Nessun familiare è stato segnalato come reperibile in zona. La coppia di fratelli, ultra-settantenni, vive sola da anni, secondo quanto riferito da vicini che hanno assistito all’intervento dalla strada.
Il caso, apparentemente risolto sul momento con una semplice medicazione e una firma su un modulo di dimissione volontaria, in realtà sottolinea una realtà ben più complessa e dolorosa: la sopravvivenza silenziosa di molte persone anziane in stato di abbandono parziale, che rifiutano l’istituzionalizzazione ma non ricevono il sostegno necessario per vivere in sicurezza tra le mura domestiche.
Il contesto abitativo in cui si è consumato l’incidente racconta tutto il resto. Pareti annerite dall’umidità, arredamenti vetusti, accumuli di oggetti, spazi ristretti e disordine generalizzato. Non sporcizia, ma trascuratezza forzata, quella che deriva dal non riuscire più a gestire il quotidiano, dalla progressiva perdita di autonomia. I vigili del fuoco, una volta entrati, hanno segnalato la necessità di un sopralluogo da parte dei servizi sociali del Comune, per valutare se esistano le condizioni minime di vivibilità.
Eppure, nella scelta della donna di restare lì, nella sua casa — pur con tutte le difficoltà — c’è una dignità che resiste alla fragilità, un attaccamento profondo alle proprie abitudini, al proprio spazio, alla propria libertà. Anche se minima, anche se rischiosa.
In Italia, secondo i dati Istat, oltre 2,6 milioni di anziani vivono soli, spesso con patologie croniche e in abitazioni non adeguate. Molti rifiutano l’aiuto istituzionale per timore, sfiducia o desiderio di autonomia. Ma episodi come quello accaduto a Torino interrogano direttamente le istituzioni: basta un volontario e un’ambulanza? Serve una rete di assistenza domiciliare più capillare, visite regolari, e presidi che non intervengano solo in emergenza, ma che sappiano prevenire situazioni al limite.
Martedì, la lucidità di una donna di 79 anni ha evitato il peggio. Ma domani, chi potrà garantire che succederà lo stesso?
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