AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
22 Luglio 2025 - 12:15
Da icona della semplicità nei pagamenti digitali a caso di discussione tra commercianti torinesi: il percorso di Satispay si arricchisce di un nuovo capitolo. Dal 7 aprile 2025, l’app fondata da tre imprenditori cuneesi – Alberto Dalmasso, Dario Brignone e Samuele Pinta – ha introdotto una commissione dell’1% su tutti i pagamenti effettuati nei negozi fisici, senza più soglie minime. Una scelta strategica per sostenere l’espansione dei servizi offerti, ma che ha fatto storcere il naso a più di un esercente, soprattutto tra le piccole attività con margini ristretti.
A Torino, in quartieri come San Salvario e al Balon, diversi negozianti hanno scelto di sospendere l’utilizzo di Satispay. L’app era diventata popolare proprio per l’assenza di costi sulle transazioni sotto i 10 euro, rendendola perfetta per bar, panetterie, edicole, tabaccai. Ora, per alcuni, anche il solo centesimo può fare la differenza. In particolare, attività con scontrini medio-bassi lamentano una riduzione significativa dei margini, tale da giustificare il ritorno a circuiti alternativi o al contante.
Ma il quadro non è affatto uniforme. Su oltre 28.000 esercenti torinesi che utilizzano Satispay, solo 160 hanno effettivamente interrotto il servizio. In tutta Italia, l’abbandono ha coinvolto appena lo 0,4% degli aderenti. Numeri modesti, che l’azienda controbilancia con dati incoraggianti: a maggio 2025, le transazioni sono aumentate del 12% e il numero di negozi convenzionati è cresciuto del 5%. A rafforzare il legame con i clienti, è stato anche introdotto un programma di loyalty, mentre prosegue il successo dei buoni pasto digitali, ritenuti ancora molto convenienti da diversi esercenti, anche quelli più critici.
Satispay, dunque, tira dritto. E può permetterselo. Perché non si tratta solo di un'app, ma di una scaleup italiana diventata unicorno, con una valutazione oltre il miliardo di euro già nel 2022. La crescita del gruppo ha attraversato tutte le fasi classiche dell’innovazione: dalla fondazione nel 2013 al boom durante la pandemia, fino alle nuove frontiere della finanza personale.
Nel tempo, la piattaforma ha esteso i suoi servizi: oggi consente non solo pagamenti tra privati e nei negozi, ma anche ricariche telefoniche, bollettini, buoni pasto, salvadanaio remunerato, donazioni, tessere fedeltà digitali e persino forme d’investimento. Il team conta oltre 700 persone e la community ha superato i 5 milioni di utenti. La vera sfida, oggi, è diventare profittevole. Per farlo, serviva un cambio di passo anche sul fronte delle entrate.
Nel 2023, nonostante la crescita esponenziale degli utenti, i ricavi da servizi erano pari a 22 milioni di euro, a fronte di perdite per 46,3 milioni. Una forbice difficile da sostenere a lungo. Da qui la decisione di allinearsi maggiormente ai modelli di business già consolidati nei sistemi di pagamento, pur mantenendo la gratuità assoluta per gli utenti e un’interfaccia intuitiva che resta tra le più apprezzate.
Nel frattempo, Satispay ha investito sull’internazionalizzazione e sull’acquisizione di nuove realtà – come AdvisorEat nel 2021 – ampliando l’offerta verso il welfare aziendale. Ha introdotto funzionalità come “Tessere” per digitalizzare le carte fedeltà, e nel 2024 ha aperto il servizio anche agli adolescenti dai 14 anni, intercettando un pubblico nuovo e digital native.
Tutto questo però ha un prezzo. E oggi il prezzo lo pagano, in parte, gli esercenti. C’è chi resta fedele all’app e chi invece decide di cambiare strada. In un contesto sempre più affollato di sistemi di pagamento – tra POS bancari, Google Pay, Apple Pay e altre app italiane – la sostenibilità del servizio per le micro-imprese si gioca tutta sui numeri. Molti commercianti valutano quotidianamente se l’1% pagato su ogni caffè valga la pena in termini di praticità, visibilità e accesso a una clientela giovane e digitalizzata.
Per ora, Satispay regge la sfida, forte di una base ampia e fidelizzata. Ma la reazione delle attività locali – soprattutto in aree urbane complesse come quella torinese – resta da monitorare. Perché in fondo, la battaglia più delicata si combatte sulla credibilità e sulla fiducia degli esercenti, gli stessi che, negli anni passati, hanno reso grande questa app tutta italiana.
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.