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03 Luglio 2025 - 09:57
Saldi estivi 2025: ecco quanto spenderà ogni famiglia
Sabato 5 luglio scatteranno ufficialmente i saldi estivi 2025 in tutta Italia, con l’unica eccezione della Provincia autonoma di Bolzano, dove si partirà il 16. L’Ufficio Studi di Confcommercio ha diffuso le stime sulle intenzioni di spesa: ogni famiglia italiana dovrebbe spendere in media 203 euro, per un totale stimato di 3,3 miliardi di euro, che equivalgono a 92 euro pro capite. Non numeri da capogiro, ma comunque significativi per un comparto che resta in difficoltà, nonostante i timidi segnali di ripresa.
L’obiettivo per i commercianti è chiaro: trasformare le vetrine scontate in occasioni reali di rilancio per il settore dell’abbigliamento, e più in generale per tutto il mondo della moda. In gioco non c’è solo il fatturato di luglio e agosto, ma anche la tenuta del commercio di prossimità, la sopravvivenza di migliaia di negozi indipendenti e la salute di un’intera filiera produttiva.
A sintetizzare lo stato d’animo delle imprese è stato Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia – Confcommercio, che ha sottolineato come la stagione estiva 2025 si stia rivelando promettente sul fronte turistico, grazie all’arrivo previsto di 19 milioni di turisti stranieri negli aeroporti italiani. Un dato che potrebbe trasformarsi in una spinta decisiva anche per i consumi: «Nonostante le difficoltà legate alla situazione internazionale, l'estate 2025 si preannuncia come la migliore del terzo millennio in termini di turismo e auspichiamo che lo sia anche per gli acquisti nei negozi di moda».
Secondo Felloni, infatti, il valore simbolico e sociale degli acquisti nei negozi fisici è ancora rilevante: «Comprare nei nostri negozi significa mantenere vivo il cuore pulsante delle nostre comunità e preservare occupazione e identità territoriale». Un richiamo che va ben oltre la moda: è una presa di posizione contro la desertificazione commerciale che sta colpendo centri storici e quartieri di provincia, sempre più svuotati di attività locali.
Il punto dolente, però, rimane la condizione generale dei consumi interni, ancora frenati dall’inflazione percepita, dalla precarietà lavorativa e da una fiducia del consumatore che, secondo l’Istat, resta instabile. Per questo, aggiunge Felloni, è necessario un impegno congiunto: da parte dei cittadini, chiamati a sostenere l’economia reale; da parte del governo, sollecitato a promuovere politiche di incentivo agli acquisti; e da parte dei fornitori e dei grandi gruppi, che devono evitare di alterare gli equilibri della filiera con pratiche scorrette o concorrenza sleale.
Anche il mondo delle associazioni di categoria guarda a questi saldi con una doppia lente: quella del presente, ovvero il bisogno urgente di riportare clienti nei negozi, e quella del futuro, in vista della campagna acquisti per la collezione primavera/estate 2026. L’andamento delle vendite di luglio e agosto influenzerà direttamente le scelte degli esercenti per le prossime stagioni: se i saldi andranno male, si rischia una contrazione degli ordini ai produttori, con ricadute su tutta la catena.
Moda e turismo, quindi, tornano ad allearsi. In molte città d’arte, mete balneari e località montane si stanno attrezzando per intercettare anche il pubblico internazionale, non solo con sconti ma anche con servizi accessori, orari prolungati, assistenza multilingue, promozioni personalizzate. Il turista di oggi non cerca solo souvenir: vuole esperienze d’acquisto autentiche, prodotti locali, capi unici. E i negozi di vicinato, se ben organizzati, possono offrire quel mix di umanità e qualità che manca nei centri commerciali e online.
Ma il contesto resta fragile. L’incertezza geopolitica, il costo dell’energia, il rallentamento economico in alcune aree d’Europa sono fattori che possono condizionare la propensione alla spesa, soprattutto per beni non essenziali come l’abbigliamento. La speranza è che almeno l’effetto combinato di sconti, caldo e voglia di rinnovamento aiuti a invertire la tendenza.
Secondo Confcommercio, i canali tradizionali – negozi di città, boutique, attività a conduzione familiare – continuano a rappresentare la maggior parte degli acquisti durante i saldi, anche se l’online guadagna terreno, soprattutto tra i più giovani. La sfida per il commercio fisico sarà quindi quella dell’esperienza, dell’accoglienza e del servizio, per distinguersi e fidelizzare.
Intanto, nelle vetrine di tutta Italia si affilano i cartellini rossi: sconti dal 30 al 50%, in alcuni casi fino al 70%. Si cercano capi leggeri, sandali, abiti da cerimonia, costumi da bagno. E come sempre si moltiplicano le raccomandazioni delle associazioni consumatori, che invitano a conservare lo scontrino, diffidare da sconti troppo aggressivi e pretendere trasparenza sui prezzi originali.
Se la stima dei 3,3 miliardi si confermerà reale, sarà una boccata d’ossigeno per un settore che ha ancora bisogno di respiro. Ma sarà anche un test per capire quanto gli italiani credono ancora nel commercio “sotto casa”. Perché tra lo sconto e lo scontrino, c’è di mezzo una scelta economica, ma anche culturale.
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