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aMare, affettività tra i banchi: un progetto nelle scuole per educare alle emozioni

"Educare all'amore nelle scuole: il progetto “aMare” ridefinisce l'affettività tra emozioni e creatività"

aMare, affettività tra i banchi

aMare, affettività tra i banchi: un progetto nelle scuole per educare alle emozioni

Parlare d’amore a scuola. Ma davvero, senza tabù né moralismi. È questo l’obiettivo di “aMare: navigare tra affettività e sessualità”, il nuovo progetto promosso dalla Città metropolitana di Torino nell’ambito delle Politiche giovanili, delle Pari opportunità e della lotta alle discriminazioni. Un percorso educativo che mette al centro ragazze e ragazzi dai 15 ai 19 anni, coinvolgendoli direttamente nei luoghi che frequentano ogni giorno: le scuole e gli enti di formazione professionale.

Finanziato dal Bando Erogazioni ordinarie 2024 della Fondazione CRT, “aMare” punta a diventare uno strumento concreto di educazione emotiva, capace di offrire ai giovani una grammatica nuova per leggere se stessi e gli altri, attraverso attività pensate appositamente per il loro mondo.

Il cuore del progetto è semplice ma ambizioso: accompagnare gli adolescenti nel riconoscere, nominare e gestire le emozioni che attraversano ogni relazione – con se stessi, con gli amici, con i partner. In un tempo in cui i social semplificano, accelerano e talvolta distorcono l’alfabeto dei sentimenti, “aMare” si propone come uno spazio di ascolto, confronto e crescita, costruito con strumenti vicini al linguaggio dei ragazzi: giochi interattivi, esercizi corporei, dinamiche di gruppo, elaborazioni artistiche e momenti di condivisione.

Il percorso prevede due incontri plenari – uno iniziale e uno conclusivo – che si svolgeranno all’Auditorium della Città metropolitana di Torino, affiancati da sei tappe intermedie nelle sedi scolastiche o formative del territorio. A curare l’attuazione concreta del progetto sarà un soggetto esterno, che verrà selezionato tramite avviso pubblico aperto fino al 14 luglio 2025 alle ore 12.00.

Chi si occuperà dell’attività dovrà costruire i contenuti didattici, individuare le realtà scolastiche coinvolte, e garantire una distribuzione equilibrata sul territorio, includendo in particolare quelle aree più marginali, spesso escluse da percorsi educativi di questo tipo.

Uno degli elementi più originali del progetto è il coinvolgimento creativo degli studenti. Ogni classe o gruppo partecipante sarà invitato a produrre un elaborato finale – testuale, grafico o multimediale – che diventerà una traccia concreta e visibile del lavoro svolto. Ma non solo: in ogni scuola aderente verrà piantato un alloro nei giardini, ispirato al mito di Apollo e Dafne. Un gesto simbolico, pensato per rappresentare il rispetto, la trasformazione e il desiderio, parole chiave di un’educazione sentimentale che non si limita a nozioni, ma cerca esperienze.

Caterina Greco, consigliera metropolitana con delega alle Politiche giovanili, sottolinea l’approccio scelto: «Con “aMare” vogliamo offrire ai giovani un’occasione concreta per riflettere su emozioni, legami e relazioni, senza filtri né moralismi. È un progetto che parla il loro linguaggio, entra nelle classi e stimola il confronto, usando creatività e partecipazione».

Il progetto prevede anche una valutazione dettagliata dell’efficacia delle attività. Ogni partecipante compilerà un questionario iniziale, per raccogliere aspettative e conoscenze di partenza, e uno conclusivo, per fornire un riscontro sull’esperienza. Anche il personale docente sarà coinvolto nella fase di feedback, così da migliorare l’impatto e raccogliere indicazioni utili per il futuro.

Particolare attenzione è stata riservata anche alla comunicazione del progetto, con la realizzazione di materiali promozionali sostenibili: volantini e gadget prodotti con materiali ecosostenibili e personalizzati con il logo “aMare”. Un segno tangibile da portare con sé dopo la fine del percorso.

In un momento storico in cui le relazioni giovanili sono sempre più mediate dalla tecnologia, il progetto “aMare” prova a riportare al centro il corpo, lo sguardo, il racconto reciproco. In aula, nel cortile, nel confronto diretto, senza moralismi e senza imposizioni, ma con strumenti vicini al vissuto reale degli adolescenti.

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