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"Favole al cellulare", quando in classe si fa un cinema buono per tutti

I cortometraggi affrontano questioni cruciali per i più giovani: dall’età consigliata per il primo smartphone (almeno 12 anni) ai rischi di un utilizzo eccessivo

"Favole al cellulare", quando in classe si fa un cinema buono per tutti

Il regista Stefano Di Polito

Nove favole per riflettere sull’uso consapevole dello smartphone, create dai piccoli protagonisti delle classi quinte delle scuole primarie di Settimo Torinese, Gassino e None.

È il cuore del progetto “Fanne un cine!!”, un laboratorio di Cinema e Media Education promosso nell’ambito del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola, finanziato da MiC e MiM. Realizzato negli Istituti Comprensivi Settimo Torinese III e IV, Gassino Torinese e None, il progetto ha visto gli alunni trasformarsi in sceneggiatori, attori e registi sotto la guida del regista Stefano Di Polito, responsabile scientifico dell’iniziativa.

Alcune scene tratte dai cortometraggi pubblicati su YouTube

Il percorso, strutturato in due fasi, ha previsto un iniziale confronto tra i bambini sui temi legati all’uso del cellulare, seguito dalla scrittura, messa in scena e ripresa di nove “Favole al Cellulare”. Questi cortometraggi, ispirati al celebre stile di Gianni Rodari, affrontano con creatività e sensibilità questioni cruciali per i più giovani: dall’età consigliata per il primo smartphone (almeno 12 anni) ai rischi di un utilizzo eccessivo, che può sottrarre tempo alle passioni e alle relazioni reali. Nella favola “100% amici”, ad esempio, si sottolinea come gli amici, a differenza dei cellulari, “non si scaricano mai”.

Tra i temi emersi, spicca l’attenzione all’isolamento sociale, rappresentato nella storia dei “Camuni”, bambini primitivi che preferiscono il passato a un futuro in cui i coetanei giocano “a testa in giù”, immersi negli schermi. Altre favole affrontano i pericoli delle fake news e degli influencer, come in “L’influenza da influencer”, dove un bambino emula un modello virtuale fino a confondere realtà e finzione. Non manca il tema del cyberbullismo, esplorato in “Cappuccetto 2.0”, con un hacker che si spaccia per la nonna, o della noia, celebrata in “Noiesia” come fonte di poesia e creatività.

Il progetto dedica spazio anche ai genitori, spesso impreparati di fronte alle nuove tecnologie. Nella favola di Oscar, un padre dialoga solo con il suo assistente virtuale, trascurando i figli. Il messaggio finale è affidato a Charlie, un’eroina 2.0 che usa “il cestino” per eliminare le app che creano dipendenza nei minori.

“Questo progetto ha permesso ai bambini di avvicinarsi al linguaggio cinematografico, diventando protagonisti attivi di un percorso educativo – dichiara il dirigente scolastico settimese Massimo Sapia –. Ha offerto loro l’opportunità di riflettere sui rischi del cellulare e sull’importanza di regole condivise”. Per Stefano Di Polito, “le favole sono uno strumento prezioso per le famiglie, nate dall’esperienza e dalla fantasia dei bambini, che hanno dimostrato grande senso di responsabilità”.

Le nove favole sono state presentate ai genitori presso la Biblioteca Multimediale Archimede di Settimo Torinese e saranno parte di un documentario che includerà momenti in classe e interventi di esperti. Tra questi, Alessia Rosa (Indire), Gabriella Taddeo (Università di Torino), Alberto Rossetti (psicoterapeuta), Alessandro Volta (pediatra) e Luisa Piarulli (pedagogista), che hanno commentato i temi emersi, offrendo riflessioni e consigli per genitori e minori.

I video delle “Favole al Cellulare” sono disponibili su YouTube (@fanneuncine), pronti per essere condivisi e utilizzati come strumento educativo. Un progetto che dimostra come i bambini, con creatività e consapevolezza, possano insegnare a tutti un uso più responsabile della tecnologia.

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