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Il cielo del Piemonte è grigio: è fumo! Ecco da dove arriva

Una nube sottile ma visibile si estende su tutto il Centro-Nord: allarme climatico globale

Il cielo del Piemonte

Il cielo del Piemonte è velato: non è nebbia è fumo

Un velo grigiastro ha coperto anche questa mattina i cieli del Piemonte, ben visibile non solo a occhio nudo ma confermato dalle immagini satellitari e dalle webcam regionali. Non si tratta di nuvole, né di nebbia. È fumo, arrivato da molto lontano. A trasportarlo sono le correnti atmosferiche nord-occidentali, che in queste ore stanno spingendo verso l’Europa le scorie dei devastanti incendi che bruciano il Canada da settimane.

È una scena surreale: una nube transoceanica, partita da migliaia di chilometri di distanza, che si fa strada sopra le Alpi e si distende su tutto il Centro-Nord Italia, oscurando parzialmente la luce e dando all’orizzonte toni lattiginosi e opachi. I dati parlano chiaro: si tratta di particolato atmosferico in quota, che non genera al momento rischi diretti per la salute, ma testimonia la gravità e la portata di un’emergenza climatica globale.

Nel nord del Canada e in alcune zone più interne, centinaia di roghi attivi stanno devastando foreste, costringendo migliaia di persone a evacuare, cancellando interi ecosistemi e liberando nell’atmosfera tonnellate di anidride carbonica, polveri sottili, fuliggine e gas tossici. Fumi che salgono verso l’alta troposfera e vengono catturati dai venti dominanti, viaggiando per giorni e arrivando infine sulle nostre teste. È già successo l’anno scorso, succede di nuovo ora, con maggiore intensità.

Fumo

In Piemonte, il fenomeno è stato segnalato questa mattina dai centri di monitoraggio ambientale e confermato da numerosi cittadini sui social. Le immagini mostrano paesaggi annebbiati, colori alterati e una luce insolita, più piatta e spenta del solito. Le webcam di montagna mostrano vette appena visibili, avvolte da una foschia che non ha nulla a che vedere con l’umidità o l’inquinamento locale.

Secondo gli esperti, la massa di fumo non rappresenta un pericolo immediato per la popolazione, poiché resta confinata a diverse migliaia di metri d’altitudine, senza scendere in superficie. Ma il segnale che porta con sé è tutt’altro che rassicurante. Perché racconta, senza bisogno di parole, l’interconnessione di un pianeta che brucia. Quel che succede in una regione remota del Nord America può modificare la qualità dell’aria e la visibilità a Torino, a Milano, a Bologna.

È il segno tangibile di un cambiamento climatico sempre più aggressivo, dove le stagioni degli incendi diventano più lunghe, i territori più secchi, le foreste più vulnerabili. Dove un’estate senza fiamme è ormai un’eccezione. Dove ogni evento estremo – che sia un incendio, un uragano o un’alluvione – non resta mai confinato, ma si riverbera altrove, altrove ancora, e poi da noi.

In questo contesto, il cielo velato del Piemonte è un messaggio silenzioso ma potente. Non serve l’odore acre del fumo per capire che qualcosa non va. Basta alzare lo sguardo. La nube che ci sorvola oggi è una cicatrice sospesa, un avviso globale, un promemoria visivo che ci ricorda quanto fragile sia l’equilibrio atmosferico. E quanto vicine siano, anche se non lo sembrano, le conseguenze della crisi climatica.

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