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Ambiente
14 Maggio 2025 - 09:35
Quando i cacciatori sporcano le mani per ripulire il bosco: a Rivarolo la Giornata Ecologica rompe gli stereotipi
Domenica 11 maggio, a Rivarolo Canavese, c’è chi ha scelto di abbandonare le cartucce per imbracciare pinze raccoglitrici e sacchi neri. Sono i cacciatori dell’Ambito Territoriale Caccia Torino 1 e 2 – Atc To1 e To2 – che, guidati dal presidente Paolo Pelle, hanno trasformato il consueto raduno di appassionati in una vera e propria operazione di salvataggio ambientale. Non è la prima volta, e ormai la Giornata Ecologica è diventata un appuntamento fisso: un rito civile in cui la passione per la caccia convive con la cura del paesaggio, rompendo lo stereotipo del cacciatore incurante.
A scendere in campo sono stati in tanti. Armati non di fucili, ma di guanti e senso civico, hanno battuto i sentieri delle zone boschive, le piazze, i bordi dei parchi e le arterie meno frequentate del territorio comunale, raccogliendo chilogrammi di rifiuti abbandonati da chi, di quell’ambiente, ha solo approfittato. Bottiglie, imballaggi, plastiche, gomme d’auto, resti di pic-nic e materiali edili. Una geografia del degrado che i cacciatori hanno affrontato come si affronta una battuta: con metodo, spirito di gruppo e conoscenza del territorio. E stavolta, il bottino valeva doppio.
Non si è trattato di un’iniziativa di facciata. Il gesto ha radici profonde nella tradizione locale, ma guarda avanti: unire tradizione venatoria e sensibilità ambientale è oggi una sfida necessaria. «Chi vive il bosco sa quanto sia fragile», spiegano dall’Atc. Ecco allora che la giornata non è solo “pulizia”, ma anche presa di posizione: un segnale a chi ancora crede che la tutela dell’ambiente sia affare di altri, o che basti uno slogan per salvarlo. La presenza compatta dei cacciatori, che spesso si trovano additati come nemici della natura, manda invece un messaggio chiaro: la difesa del territorio parte dai suoi custodi più attenti.
L’evento di Rivarolo non è un caso isolato, ma è tra i pochi ad aver saputo coniugare in modo così efficace identità locale, partecipazione attiva e sostenibilità. In un momento in cui la crisi climatica e la gestione dei rifiuti segnano le agende politiche, ma spesso restano inascoltate nei piccoli centri, azioni come questa mostrano la forza del volontariato di prossimità. Una forza che non ha bisogno di fondi europei o grandi proclami, ma solo di volontà, stivali sporchi e una visione concreta del bene comune.
È anche una lezione per le istituzioni. Perché se la spinta alla sostenibilità arriva dal basso, allora è il momento di rimettere al centro chi il territorio lo vive ogni giorno: cacciatori, agricoltori, escursionisti, volontari. Gente che non ha bisogno di dichiarazioni, ma di mezzi. Gente che, una volta l’anno, si ferma a raccogliere i cocci lasciati da altri. E magari, per farlo, rinuncia persino a una giornata di caccia.
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