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28 Aprile 2025 - 09:37
Gi effetti della musica sul cervello umano: incredibile scoperta all'Università di Turku
C’è un momento preciso, inafferrabile e fulmineo, in cui la musica prende il sopravvento: una nota sale, una voce si intreccia agli strumenti e all’improvviso ci attraversa un brivido. È lì che il nostro cervello si infiamma, orchestrando una sinfonia di reazioni che vanno ben oltre l’ascolto. A svelare cosa accade davvero dentro di noi è stata una recente ricerca dell'Università di Turku, in Finlandia, che ha indagato il legame profondo tra musica e piacere, scoprendo un mondo cerebrale tutto da ballare.
Non è soltanto il ben noto sistema oppioide — quello che gestisce il piacere e la gratificazione — a entrare in gioco quando parte la nostra canzone preferita. Gli scienziati finlandesi hanno dimostrato che le melodie che amiamo attivano anche le aree cerebrali del movimento e delle sensazioni corporee. È come se il cervello traducesse la musica in impulsi elettrici che ci spingono, spesso senza che ce ne rendiamo conto, a battere il piede, a muovere le spalle, a seguire il ritmo con la testa. Non ascoltiamo soltanto: danziamo interiormente.
Questa scoperta cambia il modo stesso di pensare l’esperienza musicale. Ascoltare una melodia non è un atto passivo, ma una vera esperienza multisensoriale che coinvolge tutto il corpo. Il cervello, in risposta alla musica, non si limita a produrre emozioni: scatena una vera e propria tempesta motoria, una coreografia interna che può emergere con piccoli gesti o esplodere in danze liberatorie. Perché quando il sistema oppioide si attiva, il corpo vuole celebrare il piacere attraverso il movimento.
Gli effetti della musica sul cervello
Gli studiosi di Turku hanno utilizzato sofisticate tecniche di imaging cerebrale per monitorare l'attività neuronale durante l'ascolto musicale, evidenziando come certe armonie, certi ritmi, certi arrangiamenti siano capaci di incendiare interi circuiti neurali, creando un ponte diretto tra emozione e azione. Non è un caso, quindi, che la musica sia da sempre compagna inseparabile di rituali collettivi, di feste, di cerimonie: il corpo risponde, istintivamente, a ciò che le orecchie percepiscono.
Queste scoperte non rimangono confinate ai laboratori. Le implicazioni pratiche sono profonde e aprono nuove frontiere nel mondo del benessere e della terapia. Se la musica riesce ad attivare contemporaneamente le aree del piacere e quelle del movimento, allora può essere utilizzata per migliorare la salute mentale e fisica, aiutando ad esempio chi soffre di depressione, di ansia, o chi è in fase di riabilitazione motoria dopo un trauma. La musicoterapia non è più solo una suggestione: è una strategia concreta, fondata su prove scientifiche solide.
Inoltre, sapere che la musica coinvolge direttamente il corpo suggerisce nuove modalità di cura che puntano non solo sull’ascolto passivo ma sull'integrazione tra musica e movimento. Immaginare terapie dove la musica guida dolcemente il recupero delle capacità motorie o sostiene il benessere emotivo non è più fantascienza: è la nuova frontiera della neuroscienza applicata.
A rendere ancora più affascinante il quadro c'è il fatto che questo meccanismo non è esclusivo di generi complessi o sofisticati: può essere scatenato anche da una semplice canzone pop, da una melodia folk, da un riff di chitarra improvvisato. Il cervello non giudica: reagisce. E in quell'istante, quel battito di ciglia in cui una nota ci solleva l'anima, siamo testimoni del potere primordiale della musica, capace di attraversare l’evoluzione e di restare, intatta, come linguaggio universale delle emozioni.
La ricerca di Turku ci consegna quindi una verità potente: ascoltare musica non è mai stato un atto innocuo. Ogni volta che premiamo play, stiamo inconsapevolmente chiamando il nostro cervello a danzare, a gioire, a vivere. E forse, la prossima volta che un brano ci farà tremare il cuore, sapremo che in quel preciso istante tutto il nostro essere sta suonando all’unisono.
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