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Montanaro: chi si deve dimettere, Careri o Ponchia?

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un articolo sulle (almeno) tre soluzioni per ridurre il rischio alluvione a Montanaro, che avevamo trovato nella documentazione in nostro possesso...

Montanaro

Antonino Careri e Giovanni Ponchia

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un articolo sulle (almeno) tre soluzioni per ridurre il rischio alluvione a Montanaro, che avevamo trovato nella documentazione in nostro possesso.

Sono le tre soluzioni che erano in campo nel decennio 2014 – 2024, durante i due mandati del sindaco Giovanni Ponchia. La prima era la creazione del 4° lotto dello scolmatore, prevista da anni nei programmi dello Stato, del Commissario di governo e della Regione. La seconda è il “Bacino [di laminazione] azzurro” presentato da Ponchia nel 2013, in alternativa al 4° lotto dello scolmatore. La terza è quella presentata nell’aprile 2024 dal sindaco Ponchia e dal partner Allara – un bacino di laminazione diverso dal precedente – e ancora in esame in Regione.

Sulla base della nuova documentazione che abbiamo acquisito, siamo in grado di colmare alcune lacune della nostra precedente ricostruzione. Abbiamo ancora dei buchi dei quali cercheremo di dare conto nei prossimi articoli.

PONCHIA PRESENTA IL BACINO AZZURRO

Ritorniamo al 2013. La giunta è guidata dall’avvocato Marco Frola e scade l’anno successivo. Comune, Regione e Commissario viaggiano tranquillamente verso la realizzazione del 4° lotto dello scolmatore, già finanziato dalla Regione con 700.000 euro. Ma a luglio 2013 irrompe sulla scena pubblica un nuovo protagonista con un nuovo progetto: l’ingegner Giovanni Ponchia, dipendente della Provincia di Torino, presenta al pubblico l’idea progettuale “Bacino azzurro”. L’ingegnere propone di rinunciare al quarto lotto dello scolmatore e in alternativa di creare nelle cave Ronchi un bacino di laminazione, dove convogliare le acque in eccesso del rio Fossasso. Per collegare il Fossasso alle cave Ronchi bisognerà costruire un tunnel, o meglio uno scatolare di cemento che passerà sotto la ferrovia e la strada.

Secondo Ponchia il 4° lotto dello scolmatore non era da farsi perché avrebbe avuto almeno due difetti: in primo luogo, avrebbe convogliato le acque del Fossasso nell’Orco, che quando piove molto è già fin troppo pieno e potrebbe respingere le acque. In secondo luogo, in condizioni di emergenza, era previsto che lo scolmatore avrebbe rilasciato parte delle acque nella gora Baina, che a sua volta recapita nella roggia San Marco che arriva a Chivasso e lo attraversa in pieno centro. Oltretutto, gli scolmatori sono tecniche superate, anche perché comportano consumo di suolo, e i geologi si orientano sempre più verso i bacini di laminazione da situare in cave o in terreni più bassi del piano campagna.

NEL 2014 PONCHIA DIVENTA SINDACO

L’idea progettuale del “Bacino azzurro” riscuote molto successo presso i montanaresi. Che sia questa la soluzione finalmente trovata per ridurre il più possibile il rischio alluvione? Gli ambientalisti sostengono l’idea. Molti cittadini pure e si mobilitano. Sotto la pressione della piazza, nel dicembre 2013, ormai a fine mandato, la giunta Frola si risolve a rinunciare al 4° lotto, si impegna a realizzare il “Bacino Azzurro”, a reperire i fondi necessari, e a finire i lavori del 3° lotto, ancora incompleto.

Sei mesi dopo, nel giugno 2014, agitando l’idea del “Bacino Azzurro”, Ponchia vince le elezioni e diventa sindaco. Comunica alla Regione il cambio di rotta e chiede che i 700.000 euro destinati al 4° lotto siano devoluti alla costruzione del “Bacino Azzurro”. Affida al geologo dottor Paolo Sassone, già coautore dell’idea progettuale del “Bacino Azzurro”, dapprima la redazione di valutazioni tecniche e poi una relazione geologico-tecnica “propedeutica alla redazione di uno studio di fattibilità” del Bacino Azzurro.

LE OBIEZIONI DELLA REGIONE AL BACINO AZZURRO

La Regione non sembra gradire l’improvviso mutamento delle intenzioni del Comune. Perché? Possiamo fare delle ipotesi: il 4° lotto fa parte di un disegno complessivo di opere di mitigazione del rischio idraulico delineato e programmato insieme dalla Regione, dal Ministero e dal Commissario governativo, e risalente ad un accordo di programma del 2010. Un incastro di opere che coprono un’area molto più vasta di Montanaro, e che lega insieme vari Comuni. La mossa di Ponchia forse scombina questo disegno complessivo studiato accuratamente. O forse, per inerzia burocratica, l’apparato tecnico della Regione non ama le audaci innovazioni, per quanto ormai consolidate negli studi geologici. Non aggiungiamo ancora gli eventuali “poteri forti” (?), sempre menzionati, a torto o a ragione, per giustificare i fallimenti, perché ne incontreremo alcuni più avanti.

Come che sia, la Regione insisterà puntigliosamente, fino al 2024, man mano che il Comune presenta nuovi progetti, a pretendere integrazioni e precisazioni, e soprattutto a esigere uno “studio comparativo” che dimostri che il Bacino Azzurro è più efficace del 4° lotto. Un film che si ripeterà fino alle 21 criticità rilevate dalla Regione nel giugno 2024 nell’ennesimo progetto di Ponchia. Non sappiamo se lo studio comparativo sia mai stato approntato dal Comune e mandato alla Regione. Sappiamo però che la Regione lo chiede al Comune addirittura dalla fine del 2013, pochi giorni dopo che Frola ha comunicato alla Regione stessa di volere il Bacino Azzurro al posto del 4° lotto dello scolmatore. Già allora, velocissima, la Regione avvertiva il Comune che, se avesse veramente voluto cambiare progetto – dal 4° lotto al Bacino Azzurro – la “richiesta [dovrebbe] essere necessariamente supportata da una documentazione tecnica particolarmente articolata con la quale risulti di tutta evidenza il vantaggio, soprattutto in termini di rischio idrogeologico residuo, rispetto alla soluzione attualmente prevista [il 4° lotto]”. Tradotto dal burocratese: uomo avvisato, mezzo salvato, caro Ponchia

PURTROPPO LE CAVE SONO DI COGEFA…

Ma le obiezioni della Regione sono soltanto uno degli ostacoli che Ponchia incontra. Un altro è costituito dal fatto che le cave Ronchi, dove dovrebbe venire realizzato il Bacino Azzurro, non sono nella disponibilità del Comune… ma sono della società COGEFA. Una volta entrato in carica Ponchia infatti va da COGEFA e chiede di comprare le cave. Lo ha scritto pochi giorni fa su fb un collaboratore di Ponchia. Ma la trattativa non si conclude bene perché COGEFA chiede una cifra che il Comune non ha e non sa dove trovare.
Come tutti i cavatori, COGEFA lavora in un orizzonte di lungo periodo: può lasciare una cava inattiva per decenni, in attesa che arrivi l’occasione per riempirla con qualcosa o per ricavarne un qualsiasi profitto. Non ha alcuna fretta di sbarazzarsene per fare un favore ai montanaresi e a Ponchia.

E qui cominciamo a farci delle domande: quando, non ancora sindaco, nel luglio 2013 l’ingegner Ponchia sventola davanti ai concittadini il “Bacino Azzurro”, forse non sapeva che le cave sono di COGEFA? Come pensava di procurarsele? Eppure sul “Bacino Azzurro” ci ha pure costruito una campagna elettorale: senza sapere come ottenere la disponibilità di quelle cave? Viene un dubbio: certo Ponchia era in buona fede, ci credeva, era un ambientalista, un idealista. Ma forse era un po’ velleitario: il mondo reale là fuori è diverso dai corridoi silenziosi e tranquilli della Provincia. Il mondo là fuori è più duro: è fatto di muri di gomma come la Regione, di potenti come COGEFA e come ALLARA, di studi di ingegneria e geologia quasi monopolisti. Ponchia ne era consapevole?

Sta di fatto che Ponchia si rende conto che il sogno del Bacino Azzurro è svanito. Per la verità oggi gli ambientalisti che lo sostennero ritengono che si è arreso troppo presto, che avrebbe dovuto fare il benedetto “studio comparativo” e mandarlo in Regione: poteva andare male, ma se fosse andata bene Ponchia avrebbe potuto chiedere il finanziamento dell’opera.

PONCHIA PROGETTA UN NUOVO BACINO

Ponchia però non si arrende e concepisce l’idea di un bacino di laminazione in un altro luogo. Nel 2016 scarica il geologo Sassone e affida la redazione di un nuovo progetto allo studio ENDACO di Ivrea. Mira sempre ad un bacino di laminazione: ma non più nelle cave Ronchi bensì in terreni comunali che purtroppo sono più piccoli delle cave. ENDACO si mette al lavoro e all’inizio di aprile 2017 consegna al Comune il progetto “preliminare”. La giunta lo approva e lo sottopone alla Regione, che risponde chiedendo integrazioni. Nel 2019 ENDACO consegna al Comune il progetto “definitivo”: la giunta Ponchia lo approva e lo manda in Regione. Il costo dei lavori preventivato da ENDACO è di 720.000 euro, ma il Comune non ha ancora ottenuto che la Regione devolva i 700.000 euro destinati originariamente al 4° lotto alla realizzazione del bacino di laminazione voluto da Ponchia.

Che ne è stato di quel progetto di ENDACO inviato alla Regione nel 2019? Non lo sappiamo ancora con precisione, ma sappiamo che nel frattempo la Regione ha continuato a martellare il Comune, e a negare il cambio di destinazione dei 700.000, perché ancora una volta il progetto non la convince: gli elaborati risultano “carenti sotto diversi aspetti… [mancano] elementi di confronto tra la nuova soluzione proposta e soluzioni alternative (almeno con quella precedentemente adottata che consisteva nella prosecuzione del canale scolmatore), sia sotto l’aspetto delle mitigazione del rischio sia sotto l’aspetto ambientale…”. Inoltre, guarda un po’, manca ancora “una valutazione comparativa in grado di dimostrare la maggiore o quantomeno uguale efficacia dell’intervento di realizzazione di una vasca di laminazione in luogo del completamento del quarto lotto dello scolmatore” (citiamo da una lettera della Regione al Comune del 2024).

ARRIVA IN SOCCORSO IL “PARTNER” ALLARA

Insomma, che fine ha fatto il progetto ENDACO? Ma mentre quel progetto è ancora all’esame della Regione, già nel 2017 l’attivissimo sindaco Ponchia pensa già a un altro progetto. Questa volta entra in campo la grande società di escavazione Allara di Casale Monferrato. Il sindaco convoca in Municipio, il 16 settembre 2019, un incontro fra Allara e i proprietari dei terreni circostanti gli impianti sportivi. La società ALLARA ha proposto al Comune di realizzare a proprie spese (4.900.000 euro) un bacino di laminazione del rio Fossasso a monte dei campi sportivi: ALLARA farà il bacino e opere connesse e rientrerà dei costi cavando il materiale. Sottinteso: “cari proprietari, siete disposti a vendere i vostri terreni?”.

Da qui in avanti abbiamo ancora qualche buco nella documentazione. Comunque, sappiamo che il Comune e ALLARA stipulano un accordo di partenariato. Stavolta il progetto non lo farà né SassoneENDACO: lo farà ALLARA e il Comune lo presenterà in Regione. Immaginiamo che una qualche bozza di progetto, o qualche comunicazione di altro tipo, sia stata depositata in Regione fra il 2020 e il 2021: lo immaginiamo perché, nel 2024, la Regione ricorda al Comune di non avere ancora in mano lo studio comparativo. E aggiunge: “dalla lettura della Deliberazione di Giunta Comunale n. 80 del 15/06/2021 (allegato 3 della relazione tecnico illustrativa) non sono chiari i termini del partenariato pubblico privato sotto l’aspetto finanziario e come si coordinano con il finanziamento commissariale [i 700.000 euro per il 4° lotto] attualmente ancora in atto”.

Intanto, il Comune sta diventando un progettificio: dopo 10 anni di sindacatura Ponchia, tanti progetti e zero opere. E non sappiamo quanto siano costate le parcelle dei progettisti.

IL NUOVO PROGETTO DELL’APRILE 2024

Così arriviamo all’ennesimo progetto: in aprile 2024 la giunta Ponchia, due mesi prima delle elezioni, manda in Regione un nuovo progetto e lo sottopone alla fase di verifica di assoggettabilità della procedura di VIA. L’autore del progetto è il “partner” Allara. Il nome è: “Realizzazione del bacino di laminazione del rio Fossasso”. Di nuovo? Dal 2014 al 2024 è sempre la stessa storia: progetti, progetti, progetti… e immaginiamo parcelle, parcelle, parcelle dei progettisti… e neanche un mattone del bacino di laminazione promesso nel 2013. Sembra un replay del 2013-2014: un bel progetto da sventolare in piazza davanti agli elettori…

Anche questa volta la Regione non pare soddisfatta: due mesi dopo, in giugno, quando ormai è sindaco Careri, la Regione segnala al Comune di avere rilevato nel progetto le ormai note 21 “criticità” in gran parte di natura ambientale. Ne abbiamo già scritto e ci torneremo. Sono tante e pesanti le “criticità”, e non ci vuole un paio d’ore per rispondervi.

CARERI DIMETTITI O PONCHIA DIMETTITI?

Ma ora il consigliere di minoranza Ponchia si sbraccia a rimproverare la giunta Careri di tardare a rispondere alla Regione e a ripresentare il progetto emendato. Non so se Careri è in ritardo: però Careri deve rispondere a 21 punti critici che stavano in un progetto presentato da Ponchia. Se quel progetto contiene 21 notevoli punti critici, la colpa è di Careri, che si ritrova a gestire la patata bollente di un progetto non suo? Oppure la colpa è di Ponchia che ha mandato alla Regione un progetto pieno di lacune, imprecisioni, punti non chiariti?

Ammesso e non concesso che Careri sia in ritardo di qualche mese, di quanti anni è in ritardo Ponchia? È in ritardo di dieci anni. Dieci anni di progetti e non si è ancora visto niente di concreto. Ponchia addirittura chiede le dimissioni di Careri, di assessori vari, di consiglieri di maggioranza. Ma dopo dieci anni di nulla o quasi (almeno sotto il profilo del rischio idraulico), non dovrebbe dimettersi da consigliere l’ingegner Ponchia?

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