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Piemonte, tagli alle linee di autobus: tra esigenze di bilancio e rischio isolamento per le periferie

La Regione Piemonte annuncia il taglio di numerose linee di autobus per motivi di bilancio. Carmagnola, Carignano e Piossasco tra i comuni più colpiti. Cresce la protesta dei cittadini, preoccupati per l’isolamento e la perdita di servizi essenziali

Tagli alle linee bus

Piemonte, tagli alle linee di autobus: tra esigenze di bilancio e rischio isolamento per le periferie

La notizia è arrivata il 23 aprile e ha acceso subito il dibattito: la Regione Piemonte ha annunciato una riduzione delle linee di autobus in diverse aree del territorio, una misura motivata da pressanti esigenze di bilancio ma che rischia di lasciare un segno profondo sulla mobilità locale e sulla qualità della vita di migliaia di cittadini. I comuni più colpiti sono Carmagnola, Carignano e Piossasco, ma le ripercussioni si fanno sentire ovunque la rete del trasporto pubblico rappresenti un’ancora di quotidiana normalità.

Il taglio delle corse non è solo una voce di bilancio: è una scelta che incide sul diritto alla mobilità, sulla coesione sociale, sull’accesso ai servizi. E soprattutto sulle fasce più fragili della popolazione: studenti, anziani, lavoratori pendolari, persone con disabilità. In molti centri, già oggi scarsamente collegati, la riduzione delle linee significa perdere il contatto con le opportunità lavorative, scolastiche, sanitarie e culturali, aumentando il divario tra centro e periferia.

Riduzione linee autobus

Dal canto suo, la Regione difende la misura come una necessità imposta dalla razionalizzazione delle risorse, sottolineando che i tagli si concentrano sulle tratte meno frequentate, in un’ottica di maggiore efficienza. Ma l’equilibrio tra sostenibilità economica e servizio pubblico essenziale si rivela ogni giorno più instabile, soprattutto in una fase storica in cui la mobilità sostenibile dovrebbe essere incentivata, non contratta.

Il rischio concreto è l’aumento dell’uso dell’auto privata, con tutto ciò che comporta: più traffico, più inquinamento, più disuguaglianze. I cittadini delle zone colpite si trovano di fronte a un bivio: arrangiarsi con mezzi propri, dove possibile, o rinunciare a spostarsi. In molti casi, la seconda opzione è l’unica percorribile, e si traduce in isolamento sociale ed economico.

La reazione delle comunità locali è stata immediata: proteste, lettere aperte, raccolte firme, ma anche appelli a soluzioni alternative. I sindaci chiedono fondi straordinari, una maggiore concertazione e un vero piano di mobilità integrata che metta al centro le persone, non solo i numeri. Si chiede che vengano valutate forme di trasporto flessibile, come i servizi a chiamata, o il potenziamento delle ciclovie e della mobilità dolce, per costruire una rete di connessioni adatta a un territorio eterogeneo come quello piemontese.

In gioco non c’è solo la frequenza di una linea o l’orario di una corsa. In gioco c’è l’idea stessa di cittadinanza, l’accesso equo ai diritti e ai servizi, la capacità di una Regione di garantire inclusione, partecipazione e vivibilità, anche nei momenti di crisi.

Il dossier “autobus” in Piemonte si inserisce così nel più ampio scenario delle scelte pubbliche in tempi di risorse limitate: un laboratorio di sfide dove il taglio lineare rischia di essere il riflesso più corto, e dove la vera innovazione passa dalla capacità di reinventare i servizi pubblici senza tradire la loro missione fondamentale.

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