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Amazon Brandizzo si ferma: "Non si può lavorare in queste condizioni"

Corrieri Amazon in sciopero: adesione al 95% e consegne ferme in tutta Italia. Da Brandizzo parte il grido per sicurezza, stabilità e dignità lavorativa

Amazon Brandizzo

Amazon Brandizzo si ferma: "Non si può lavorare in queste condizioni"

Venerdì 18 aprile 2025 sarà ricordato come una giornata spartiacque per la logistica italiana. I corrieri di Amazon hanno dato vita a uno sciopero nazionale con un’adesione del 95%, fermando le consegne e bloccando uno dei gangli vitali dell’economia digitale: il recapito last minute. A guidare la protesta sono stati i sindacati Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti, che hanno denunciato il fallimento, per la seconda volta, del tavolo di trattativa con Assoespressi sul rinnovo del contratto collettivo.

Uno degli epicentri della mobilitazione è stato il polo logistico di Brandizzo, nel Torinese, dove decine di lavoratori si sono raccolti davanti ai cancelli per rendere visibile un malcontento profondo, maturato in mesi – se non anni – di lavoro sottopagato, turni infiniti e pressioni insostenibili per rispettare tempi di consegna sempre più serrati.

Le richieste dei corrieri sono chiare e non negoziabili:

  • Contratti a tempo indeterminato per garantire stabilità e diritti

  • Riduzione del carico di lavoro, oggi considerato eccessivo e pericoloso

  • Sospensione delle attività nei giorni con allerta meteo rossa, come quella di giovedì 17 aprile, quando molti hanno lavorato sotto la pioggia battente e il rischio di esondazioni

  • Più tutele su ferie e permessi, spesso negati o frammentati secondo logiche aziendali punitive

Il nodo centrale è la sicurezza, fisica e contrattuale. “Chiediamo solo condizioni dignitose – racconta un corriere in presidio a Brandizzo – Non siamo robot, ma persone con famiglie. Lavoriamo sei giorni su sette, spesso 10-12 ore al giorno. Con pioggia, vento o sotto il sole. E se ti ammali, perdi tutto”.

Il maltempo recente, che ha colpito in particolare il Piemonte, ha esacerbato una situazione già al limite. “Non si può rischiare la vita per una consegna Prime – dichiarano i sindacati – Serve una normativa che imponga lo stop alle attività in condizioni meteo estreme, come avviene in altri settori”.

Lo sciopero ha bloccato le consegne pre-pasquali, sollevando non solo una questione sindacale ma una riflessione strutturale: il modello di logistica su cui si basa il commercio digitale è ancora sostenibile se fondato su lavoro precario, frammentato e sotto pressione costante?

Amazon – che non è direttamente datore di lavoro dei corrieri, ma si affida a una rete di cooperative e fornitori esterni – ha evitato commenti diretti, ma la portata della protesta impone una risposta a livello nazionale. Non è più solo una vertenza tra padroncini e committenti, ma una sfida sistemica tra modello economico e diritti fondamentali.

In Italia il settore logistico impiega oltre 1 milione di addetti, spesso invisibili. Ma oggi, proprio quei lavoratori che ogni giorno percorrono centinaia di chilometri per consegnare pacchi in tempo record, hanno deciso di fermarsi. E con loro si è fermata una parte di economia che non può funzionare senza mani, gambe e sacrifici umani.

La partita ora si gioca al tavolo negoziale. I sindacati chiedono un cambio di passo, le imprese tentennano. Ma una cosa è certa: lo sciopero del 18 aprile ha rotto il silenzio, restituendo voce a chi, finora, aveva solo il compito di correre.

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