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Alluvione a Montanaro: la mantellina gialla dell'assessore Pellegrino non basta a fermare l'acqua

Dopo l'alluvione del '94, il paese rivive l'incubo tra progetti mai realizzati e comunicazioni tardive. E tutti si domandano: ma il sindaco, dov'è???

L'assessore all'Ambiente Stefano Pellegrino

L'assessore all'Ambiente Stefano Pellegrino

Montanaro è di nuovo sott’acqua. E non è colpa solo della pioggia. È colpa della politica del “questo no”, dell’incapacità di decidere, del balletto di responsabilità che da trent’anni accompagna ogni progetto di messa in sicurezza del paese. Era il 1994 quando l’alluvione devastò il Piemonte. Anche Montanaro finì in ginocchio. E anche allora si disse: “Mai più”. Da quel giorno molto è stato fatto, certo. Ma non tutto. E non abbastanza.

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In particolare, quel quarto lotto del canale scolmatore, l’unico che avrebbe potuto davvero evitare che oggi — giovedì 17 aprile 2025 — via Cesare Battisti tornasse a trasformarsi in un fiume tra vetrine e garage. I soldi c’erano, c’erano eccome. Ma l’amministrazione dell’epoca li dirottò su un’altra idea: il “bacino azzurro”. Doveva essere la soluzione elegante, compatibile, moderna. Peccato che, con l’eterna melassa della politica attendista, anche quel progetto venne prima discusso, poi dimezzato, infine accantonato. Definitivamente.

Poi venne il “bacinetto”, idea dell’ex sindaco Giovanni Ponchia: una versione ridotta, ma concreta, pragmatica. Bastava farlo. Invece niente. Attacchi, polemiche, lettere al vetriolo, interrogazioni. Anche quel bacino finì in archivio. E oggi che governano gli stessi che allora lo affossarono — con il dottor Antonino Careri in fascia tricolore — ci si ritrova al punto di partenza, con il paese sommerso, i tombini saltati, il Fossasso che esonda e il solito commento sarcastico che rimbalza da un social all’altro: “Cosa vuoi che serva un bacino? In fondo non è che un apostrofo rosa tra le parole ma vaffa****o!”

Emergenza? Parliamone

Oggi a Montanaro si scivola sul fango e si affoga nel silenzio. Quello delle istituzioni, in primis. L’amministrazione comunale, durante l’emergenza, ha affidato la gestione della comunicazione a… un’auto con altoparlante. Sì, avete capito bene: una macchina che gira per il paese con un megafono. Il problema? Nessuno ha capito cosa stesse dicendo. Letteralmente.

Sui social si rincorrono commenti degni di una commedia grottesca: “Qualcuno ha capito cosa ha detto l’auto?”“Io solo allerta arancione”“Da noi neanche è passata”. Intanto, l’unico segnale visibile della presenza istituzionale è una foto dell’Assessore all’Ambiente Stefano Pellegrino, in posa plastica con mantellina gialla. Lo sguardo è assorto. Su cosa, non è dato sapere. Ma si sa: nelle alluvioni, la mantellina fa sempre chic.

A tenere informata la cittadinanza, ancora una volta, non è il Comune, bensì la pagina Facebook dell’ex sindaco Giovanni Ponchia e del gruppo consiliare “Salviamo Montanaro!”. QUI si trovano aggiornamenti puntuali, video della situazione reale e informazioni operative. Come ad esempio: “Sta uscendo il Fossasso”“Bisogna mettere al sicuro le auto da via Battisti e dalla piazza”“Aprire le paratoie per scaricare lo scolmatore in Baina”. Mentre chi dovrebbe esserci, dorme. Giovanni c’è.

Sotto un video, un cittadino scrive: “Giovanni, grazie per la tua disponibilità, per far vedere i punti critici”. E un altro rincara: “È vergognosa questa mancanza di informazioni da parte degli aventi titolo!!”.

L’eco della rabbia si fa largo anche tra le ex figure istituzionali. Su tutte, l’ex assessora Bruna Bocchiotti che urla — tutto maiuscolo, come si fa nei momenti disperati —: “COMUNEEEEE COSA FAI???”. Una domanda semplice, diretta, che rimbalza come uno schiaffo tra i commenti pieni di frustrazione e sarcasmo.

Perché la verità è che Montanaro non è solo allagata: è lasciata sola. In questi anni si è discusso di bacini, scolmatori, soluzioni “green” e “blue”. Ma quando l’acqua sale, quando i negozi diventano acquari e i garage pozzi, tutto quello che resta è una comunità che guarda al passato con rimpianto e al presente con sconcerto.

La Protezione Civile — va detto — è in prima linea, come sempre. I volontari spalano, deviano, mettono in sicurezza. I cittadini fanno la loro parte, condividono informazioni, mettono in salvo anziani e bambini, cercano di salvare il salvabile. Ma la sensazione è chiara: Montanaro è sola. E non da oggi.

Nel frattempo, le strade restano allagate, il traffico paralizzato. E il cielo — ironia della sorte — continua a buttare giù pioggia. Montanaro aspetta risposte. Quelle vere. Non foto con mantelline color pastello, né altoparlanti indistinti. Ma piani concreti, lavori avviati, responsabilità assunte.

Perché a furia di “questo no”, di rimandi, di accuse reciproche, si finisce sempre nello stesso posto: sott’acqua.

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