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Cronaca
10 Aprile 2025 - 09:45
Il giallo di Pasquetta scuote il Canavese: trovati i documenti, resti e la bici in un bosco. Come c'è finita lì?
È spuntata la bicicletta. E con lei, pezzi di verità che potrebbero chiudere – o riaprire – uno dei casi più oscuri del Canavese. A otto mesi dalla scomparsa di Pasquetta Castellan, la pensionata di Volpiano che tutti chiamavano Graziosa, sabato pomeriggio alcuni ciclisti si sono imbattuti nel primo indizio concreto: la sua bici nera con cestino, riversa tra i rovi di un bosco tra Leinì e Lombardore.
Lì vicino, il giorno seguente, i carabinieri hanno trovato documenti, brandelli di vestiti, una scarpa, un orologio e, soprattutto, alcuni resti umani. Non è ancora detto che appartengano a lei, ma il cerchio si stringe. Gli esami del DNA – affidati dal PM Filippo De Bellis alla scientifica e all’Asl To4 – diranno se questo è davvero l’epilogo del caso Castellan. Ma in caserma, nessuno sembra avere dubbi.
Il mistero iniziò il 31 luglio 2024, quando la 79enne uscì di casa per andare dalla figlia. “Domani passo dal panettiere, arrivano anche gli operai per i lavori”, disse prima di sparire. La donna, in salute, autonoma, lucida, non aveva il cellulare con sé – ma non era una novità. Usciva sempre con la bici, che usava anche come sostegno per camminare. Nessun addio, nessun biglietto, nessun sospetto. Solo un buco nel tempo e nella logica.
Di Pasquetta Castellan si è anche occupata la trasmissione televisiva "Chi l'ha Visto?"
Le ricerche, anche con droni ed elicotteri, non avevano portato a nulla. Neanche le telecamere: l’ultima immagine nota la ritrae mentre spinge a mano la bici, proprio in direzione Leinì. Poi il silenzio. Anche Chi l’ha visto? si era occupato del caso, ma senza scossoni. Fino a oggi.
Il luogo del ritrovamento – un boschetto isolato, raggiungibile solo con una salita faticosa – apre nuovi interrogativi. La figlia Stefania non ci crede: “Mia madre lì da sola non ci sarebbe mai arrivata”. E forse non ha torto.
Le ossa trovate – sei, in tutto, parzialmente interrate – non mostrano segni evidenti di violenza. Ma l’ipotesi del malore o della caduta non convince fino in fondo. Pasquetta era già sparita una volta, mesi prima, salvo poi essere ritrovata a Leinì. Che qualcuno l’abbia accompagnata fino a lì, quella seconda volta?
Resta un buco nero, un tempo sospeso. E un dolore mai sopito. Ora serve chiarezza, e presto. Per dare un nome a quei resti, e forse un volto a chi – se c’è – ha deciso di portare Graziosa in quel bosco.
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