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Pulcini, la vergogna continua: uccisi in 30 milioni l’anno e il governo non interviene

La legge esiste dal 2022, ma mancano decreti, soldi e volontà: “La transizione non è finanziata, il tempo stringe”

Strage dei pulcini, il governo temporeggia: Animal Equality accusa “Lacune, vaghezza e nessun piano sui fondi”

Strage dei pulcini, il governo temporeggia: Animal Equality accusa “Lacune, vaghezza e nessun piano sui fondi”

Ancora un nulla di fatto dal Ministero dell’Agricoltura, che oggi ha riferito in Parlamento sull’iter di applicazione della legge che vieta l’uccisione dei pulcini maschi nell’industria delle uova, ma ha lasciato irrisolti i nodi centrali: assenza di tempistiche, nessun dettaglio sui fondi da destinare alla transizione tecnologica e criticità strutturali negli incubatoi ancora tutte da superare.

A sollevare ufficialmente il caso, lo scorso marzo, è stata l’onorevole Eleonora Evi, che con un’interrogazione parlamentare ha chiesto conto al governo delle misure previste per garantire l’entrata in vigore del divieto entro il 31 dicembre 2026, come stabilito dalla legge 127/2022. In Aula ha risposto il sottosegretario Luigi D’Eramo, che ha affermato: “Il governo è pienamente consapevole dell’importanza di questo provvedimento che rappresenta un passo fondamentale per la protezione degli animali”. Parole che, però, non si sono tradotte in certezze operative.

D’Eramo ha parlato dell’istituzione di un tavolo tecnico da parte del Ministero della Salute, con la partecipazione delle principali associazioni di categoria, sottolineando che l’adozione delle tecnologie per la determinazione del sesso degli embrioni prima della schiusa richiede “adeguamenti strutturali negli incubatoi”, al momento considerati “un ostacolo importante”.

Nessuna risposta, però, è arrivata sul piano economico. Il sottosegretario ha solo riferito che è stata avviata un’interlocuzione con i ministeri del Made in Italy e della Salute per individuare i finanziamenti. Né è stato chiarito se si intende attingere ai fondi della PAC o del PNRR, né se vi siano risorse a bilancio previste per il 2025.

Durissimo il commento di Matteo Cupi, direttore esecutivo di Animal Equality Italia: “Nella risposta fornita dal Ministero dell’Agricoltura ci sono ancora troppe lacune e poca trasparenza. Ancora una volta mancano informazioni precise sui finanziamenti messi in campo per garantire l’applicazione del divieto e non sono state rese note neppure le tappe con cui il governo intende implementare concretamente il divieto. Queste risposte vaghe e le criticità presentate non possono in alcun modo giustificare la sofferenza dei 30 milioni di pulcini maschi uccisi ogni anno in Italia, che in assenza della pubblicazione dei provvedimenti rischiano di continuare a essere uccisi anche dopo il 2026. Chiediamo al governo di non girarsi dall’altra parte e ascoltare il nostro appello.

Anche Eleonora Evi ha bocciato la posizione del Ministero: “Sul fronte finanziario si parla di un’interlocuzione con il ministro Urso, ma su questo emergono nuove domande: per adottare le tecnologie negli incubatoi vi è l’intenzione di utilizzare dei fondi della Pac oppure del Pnrr? Se sì, quali bandi si intende attivare? C’è la volontà di mettere delle risorse a bilancio sul prossimo anno? La scadenza è vicina e non ci si può nascondere dietro alle criticità raccolte dal Ministero: se è difficile adeguare le strutture degli incubatoi per introdurre nuove tecnologie, non lo è mai dare le autorizzazioni per ampliare allevamenti intensivi già esistenti, aumentando l’impatto sull’ambiente, sulla salute e ovviamente sulla sofferenza degli animali. Le soluzioni vanno trovate entro i tempi previsti. Questo divieto rischia a colpi di proroghe di rimanere inapplicato”.

La Francia, la Germania e l’Olanda hanno già introdotto il divieto. In Italia, invece, si continua a rimandare, lasciando migliaia di aziende senza indicazioni e 30 milioni di pulcini ogni anno senza scampo.

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