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03 Aprile 2025 - 13:16
“Io di amore non so scrivere”: i ragazzi di Enaip Settimo raccontano cosa significa amare
Che cos’è l’amore per un adolescente? È la domanda al centro del nuovo libro di Giulia Muscatelli, “Io di amore non so scrivere”, che raccoglie pensieri, risposte e riflessioni di oltre 300 ragazzi incontrati in scuole, biblioteche, autobus, bagni dei licei, gruppi informali. Un viaggio lungo cinque mesi, fatto di ascolto vero e di parole che spesso gli adulti dimenticano di lasciare spazio di pronunciare. Tra le voci presenti nel libro ci sono anche quelle degli studenti e delle studentesse di Enaip Settimo, che hanno partecipato attivamente al progetto offrendo pensieri autentici, sguardi limpidi e spesso disarmanti su amore, sesso, relazioni e libertà emotiva. Nessun filtro, nessun copione da recitare, solo il bisogno di raccontarsi senza sentirsi giudicati.
Giulia è tornata a Settimo per incontrare gli studenti che hanno contribuito al libro, ringraziarli e confrontarsi con loro. Un momento emozionante e denso di significato, che ha riportato al centro il valore dell’ascolto come chiave per comprendere i giovani. “Parlare con i ragazzi è difficile, ma ascoltarli è fondamentale – ha raccontato l’autrice –. A volte ho raccolto storie che solo professionisti avrebbero dovuto gestire, ed è a loro che ho indirizzato quei giovani. Ma ho ascoltato anche racconti leggeri, pieni di ironia e bellezza, che mi hanno fatto sorridere e credere ancora di più nel potere delle parole”. Il progetto, sostenuto da ACLI Istruzione Professionale, dimostra che quando si lascia ai ragazzi lo spazio per esprimersi, riescono a sorprendere con profondità, coraggio e sincerità.
“Gli adulti parlano spesso di amore e dei ragazzi, ma lo fanno usando parole che non appartengono loro – si legge nel comunicato stampa –. Questo libro è invece un invito a fermarsi, ascoltare, accettare che esistono emozioni fuori dagli schemi imposti dagli adulti”. L’esperienza degli studenti di Enaip Settimo è solo una parte di un progetto che ha attraversato il Piemonte e coinvolto realtà diverse, accomunate dal desiderio di dare voce a chi solitamente resta ai margini del discorso pubblico.
“Io di amore non so scrivere” è un titolo che sembra una resa, ma in realtà è una dichiarazione di apertura, un modo per dire: voglio imparare, ma fatelo con me, non sopra di me. Il libro è anche un invito agli insegnanti, agli educatori, ai genitori: se vogliamo capire i giovani, dobbiamo ascoltarli con onestà e senza pregiudizi. In un tempo in cui le generazioni sembrano vivere su frequenze diverse, forse l’unico modo per costruire un ponte è proprio questo: lasciarli parlare, e non avere paura di ciò che hanno da dire.
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