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Una scrittrice all'Enaip per parlare di amore

Giulia Muscatelli ha presentato il suo libro realizzato proprio con le testimonianze degli adolescenti

Una scrittrice all'Enaip per parlare di amore

La scrittrice Giulia Muscatelli (seconda da sinistra) con la direttrice Isabella Del Vecchio (foto TANCREDI PISTAMIGLIO)

"Io di amore non so scrivere" non è solo una frase provocatoria, ma una vera e propria dichiarazione d’ascolto.

Giulia Muscatelli ha intrapreso un viaggio lungo cinque mesi, raccogliendo le voci di oltre 300 adolescenti in contesti diversi: dalle scuole alle biblioteche, dai gruppi autogestiti ai bagni dei licei, fino agli autobus. La domanda che ha posto loro era semplice ma potente: "Che cos'è l'amore per voi?"

Le risposte raccolte sono sincere, contraddittorie, a volte disarmanti, ma tutte raccontano un universo ricco di emozioni, dubbi e certezze. Da queste risposte è nato il libro “Io di amore non so scrivere” che dà voce ai giovani e invita gli adulti a mettersi in discussione, guardando il mondo attraverso gli occhi dei ragazzi.

Anche alcuni degli allievi di Enaip Settimo hanno avuto l’opportunità di partecipare a questo progetto, offrendo pensieri, domande e frammenti di sé. Hanno parlato di amore, sesso, relazioni, e lo hanno fatto con una libertà che spesso non concediamo loro. Un'espressione genuina che rispecchia la loro visione del mondo e delle emozioni, lontano dagli stereotipi e dalle aspettative degli adulti.

Foto TANCREDI PISTAMIGLIO

Giulia è tornata lunedì 31 marzo nelle aule di Enaip Settimo per presentare il suo libro, realizzato grazie anche al loro contributo. “Una bella esperienza. Siamo portati ad immaginare le nuove generazioni molto distanti dagli adulti – racconta la direttrice Isabella Del VecchioInvece, in un confronto molto libero, abbiamo capito che i sentimenti sono identici per tutti e ci uniscono in questo contesto storico: spesso diciamo che non li capiamo più per i loro stili diversi di comunicazione, invece c’è una connessione con loro quando si parla di sentimenti. Quando c’è la possibilità di un ascolto attivo, senza essere giudicati, i ragazzi parlano di amore e di sesso in forma molto libera. Noi trattiamo questi temi in classe ma poi, come è successo anche con gli attori di PoEM, quando ci confrontiamo con gli artisti è più emozionante”.

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"Io di amore non so scrivere" dimostra una verità semplice ma fondamentale: gli adulti parlano spesso di amore e dei ragazzi, ma troppo spesso lo fanno con parole che non sono le loro. Parole che non rispecchiano la realtà vissuta dai giovani. Ascoltare davvero i ragazzi, dare spazio alle loro parole senza pregiudizi, è un passo necessario verso una comunicazione più autentica e significativa.

In un mondo in cui le generazioni sembrano parlare lingue diverse, forse un buon inizio sarebbe proprio questo: ascoltare.

«Ho avuto un grande privilegio – racconta Giulia – nel poter ascoltare i ragazzi. Parlargli è molto difficile, e dipende soprattutto dal ruolo che ricopri quando ti poni di fronte a loro. Allo stesso tempo, molte volte mi sono trovata tra le mani storie complicate, che solo gli esperti avrebbero dovuto maneggiare, ed è stato proprio agli esperti che ho poi indirizzato i protagonisti di queste storie. Lì ho avuto paura di dover arrendermi e non poterli aiutare. Per fortuna ho ascoltato anche storie divertenti, che mi hanno fatto sorridere».

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