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03 Aprile 2025 - 11:28
Torino: riscaldamenti spenti dal 15 aprile nonostante il ritorno del freddo
A Torino, dal 15 aprile i riscaldamenti centralizzati saranno spenti, in perfetta aderenza al DPR 412/1993, che stabilisce date rigide per la gestione degli impianti termici in base alle zone climatiche. Torino, come noto, si trova in zona E, e può dunque accendere i termosifoni tra il 15 ottobre e il 15 aprile, per un massimo di 14 ore al giorno. Peccato però che quest’anno, secondo le previsioni meteo, il clima non intenda collaborare. A partire dal 6 aprile è infatti atteso un afflusso di aria fredda dalla Scandinavia, che porterà temperature in picchiata e gelate tardive. Un ritorno dell’inverno che rischia di trasformare le abitazioni in frigoriferi, proprio quando gli impianti verranno disattivati.
Eppure, il Comune di Torino non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro. Nessuna deroga, nessun piano B, nessun ascolto delle richieste – già circolanti – da parte di comitati di quartiere e amministratori di condominio che chiedono maggiore flessibilità. Si resta fermi a un calendario che, pur essendo legge, non tiene conto delle reali condizioni climatiche, né del benessere quotidiano di chi vive in case poco isolate, spesso abitate da anziani o famiglie con bambini piccoli.
Riscaldamenti centralizzati a Torino
Viene spontaneo chiedersi: la sostenibilità ambientale si difende congelando i cittadini? O è solo una facciata ideologica dietro cui si nasconde un rifiuto di affrontare il problema con buon senso? L'amministrazione comunale, guidata dal sindaco Stefano Lo Russo, si è più volte dichiarata sensibile ai temi dell’efficienza energetica, e anche in passato ha fatto scelte nette in questo senso, ad esempio posticipando l’accensione dei riscaldamenti nel 2022 per contenere i consumi in piena crisi energetica. Ma ora che la situazione internazionale è più stabile, ha davvero senso continuare a ignorare la realtà climatica locale?
Perché è vero, la normativa prevede date rigide, ma anche la possibilità di deroghe in caso di condizioni meteorologiche eccezionali, permettendo un uso limitato degli impianti per massimo 7 ore al giorno. Lo hanno fatto città come Milano, Bologna o Verona in passato. Perché Torino no?
La verità è che in nome dell’ambiente – tema sacrosanto – si rischia di fare scelte ideologiche e disconnesse dai bisogni concreti dei cittadini. La sostenibilità è importante, ma deve andare di pari passo con il buonsenso e il diritto al comfort domestico, soprattutto in una città che si presenta ogni inverno con temperature prossime allo zero ben oltre metà aprile.
Il rischio è che, come spesso accade, le conseguenze ricadano solo su chi non ha alternative: gli inquilini dei condomini centralizzati, che non possono decidere autonomamente di riattivare il riscaldamento, e che si troveranno a combattere il freddo con stufette elettriche, paradossalmente più energivore. E allora la domanda finale è inevitabile: il Comune pensa davvero che congelare la cittadinanza sia una forma di risparmio intelligente?
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