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Ambiente
27 Marzo 2025 - 17:49
I ghiacciai delle Dolomiti verso la scomparsa: la Marmolada e gli altri oltre il punto di non ritorno
I ghiacciai delle Dolomiti stanno morendo. A partire dalla Marmolada, simbolo di una montagna che si scioglie sotto l’effetto di estati sempre più lunghe e torride, anche gli altri ghiacciai minori sono ormai entrati in una fase irreversibile. Lo conferma una recente ricerca scientifica condotta da un team di esperti che ha monitorato l’evoluzione dei corpi glaciali negli ultimi quarant’anni. Il dato è allarmante: la superficie complessiva dei ghiacciai dolomitici si è dimezzata, passando da oltre quattro chilometri quadrati degli anni Ottanta a meno di due chilometri quadrati nel 2023. Un crollo del 56%, di cui oltre il 30% avvenuto solo nell’ultimo decennio. A decretare la condanna è un dato tecnico, ma cruciale: tutti i ghiacciai delle Dolomiti si trovano ormai al di sotto della “linea di equilibrio glaciale”, ovvero quella soglia altimetrica che segna il confine tra le zone in cui il ghiaccio si accumula e quelle in cui si fonde. Quando un ghiacciaio si trova completamente al di sotto di questa linea, significa che non riesce più ad accumulare neve sufficiente durante l’inverno per compensare la fusione estiva. In sostanza, perde più di quanto guadagni. Non è più in equilibrio con il clima attuale.
La Marmolada, che un tempo dominava il paesaggio alpino con il suo maestoso ghiacciaio, si è ormai frammentata in quattro corpi distinti, incapaci di rigenerarsi. Ancora più drammatica la situazione del ghiacciaio della Fradusta, sulle Pale di San Martino: qui la riduzione della superficie ha raggiunto il 90% e lo spessore medio è calato di ben 50 metri. Numeri che parlano da soli. Negli ultimi 40 anni, la temperatura media nella regione dolomitica è aumentata di circa due gradi Celsius, una media superiore alla già preoccupante tendenza globale. A peggiorare la situazione, anche se controintuitivamente, non è bastato l’aumento delle precipitazioni nevose in quota: le temperature troppo alte nella stagione estiva annullano i benefici delle nevicate, accelerando la fusione. Il cambiamento climatico qui non è un concetto astratto, ma un fenomeno tangibile che modifica il paesaggio anno dopo anno. E a farne le spese non è solo l’ambiente, ma anche le attività umane.
I ghiacciai non sono soltanto una meraviglia paesaggistica o una risorsa per il turismo alpino: rappresentano riserve d’acqua fondamentali per l’intero ecosistema montano. Il loro scioglimento progressivo minaccia la disponibilità idrica, compromette la stabilità dei versanti e aumenta il rischio di eventi estremi come frane, valanghe e alluvioni. Basti ricordare la tragedia del luglio 2022, quando una parte del ghiacciaio della Marmolada crollò, travolgendo escursionisti e lasciando un bilancio di vittime e feriti che ha segnato profondamente l’opinione pubblica. Ma la crisi dei ghiacciai è anche una questione culturale. Le Dolomiti, patrimonio naturale dell’umanità, stanno perdendo uno dei loro tratti distintivi. Le immagini satellitari e i rilievi aerei confermano che il paesaggio si sta trasformando in modo irreversibile: dove un tempo c’erano coltri di ghiaccio compatto, oggi restano lingue smembrate, pozze d’acqua e rocce scoperte.
Lo studio che ha acceso i riflettori sulla fragilità di questi giganti di ghiaccio ha colmato una lacuna importante: fino a pochi anni fa, i dati sulla reale evoluzione dei ghiacciai dolomitici erano scarsi e frammentari, eccezion fatta per la Marmolada. Oggi, grazie all’uso combinato di immagini aeree d’archivio, rilievi con droni ed elicotteri, e sofisticati modelli di analisi, è stato possibile ricostruire con precisione la storia della loro scomparsa. Ma se la diagnosi è chiara, la prognosi è drammatica: anche in presenza di annate insolitamente nevose, l’inerzia climatica è tale da rendere inevitabile la fine dei ghiacciai dolomitici nell’arco di qualche decennio. Nessuno può dire con certezza quando avverrà l’ultimo respiro di questi colossi bianchi, ma la traiettoria è segnata. A questo punto, l’unica speranza è che la loro agonia serva da monito.
Il destino dei ghiacciai delle Dolomiti è un termometro della crisi climatica globale, e ignorare i segnali sarebbe un errore imperdonabile. Fermare il riscaldamento globale non salverà questi ghiacciai, ma potrebbe evitare che lo stesso scenario si ripeta in altre parti del mondo. La sfida è enorme, ma il tempo per agire non è ancora scaduto. Bisogna scegliere se restare spettatori di un paesaggio che si sgretola o protagonisti di un cambiamento che può ancora fare la differenza.
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