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Buche, topi e lampioni spenti: e la Piastra parla di futuro a Pompei

Mentre la città affonda tra buche, lampioni spenti e mense scolastiche nel caos, Elena Piastra vola a sud per parlare di “città nuove” insieme a scrittori e politici. Ma quella vecchia, intanto, chi la governa?

Buche, topi e lampioni spenti: e la Piastra parla di futuro a Pompei

Elena Piastra

Altro che sopralluoghi tra cantieri eterni, lampioni spenti, erba alta, topi che ballano nelle isole ecologiche, marciapiedi scassati e rotonde esistenziali di Settimo Torinese. La domenica della sindaca Elena Piastra non si è consumata in città tra cittadini esasperati e problemi concreti, ma a Pompei, nel cuore di un evento firmato Left Wing, tra saluti istituzionali, ragionamenti colti e applausi composti.

Nessun giro nei quartieri dimenticati, nessun confronto con le famiglie esasperate per le mense scolastiche. No. La prima cittadina di Settimo era impegnata in una nobile missione: “Raccontare e costruire le città nuove”. Peccato che quella vecchia, la sua, stia letteralmente cadendo a pezzi.

A darne notizia è il giornalista Ciro Pellegrino, che su Facebook ha espresso tutta la sua gratitudine per essere stato chiamato a moderare il focus finale dell’evento. Un post pieno di entusiasmo, in cui definisce Elena Piastra “un’amministratrice davvero interessante”, da seguire con attenzione per via delle sue “ultime iniziative” (che ognuno può interpretare come crede: tra una larva nella minestra e una protesta dei genitori, c’è solo l’imbarazzo della scelta).

Il tono è quello da piccola epifania intellettuale: “Nessuno dei relatori ha parlato per far clamore. Tutti hanno avuto il tempo giusto per formulare un pensiero che non fosse un reel di Instagram. Ormai è rarissimo”, scrive Pellegrino. Insomma, niente urla, niente titoloni da prima pagina, niente teatrini da talk show. Solo riflessioni, ragionamenti, citazioni.

Tutto molto bello. Ma vien da chiedersi: chi li risolve, i problemi delle città vecchie, mentre si discute di quelle nuove?

Insieme a Piastra c’erano nomi altisonanti: lo scrittore Maurizio De Giovanni, definito “napoletano totale” perché probabilmente dire “napoletano e basta” sembrava riduttivo, e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, che è anche presidente dell’ANCI. E poi la lista dei relatori: Michele Grimaldi, Alfonso Coccoli, Enza Amato, Beatrice Lorenzin, Luigi Vicinanza… Mancava solo un archeologo, vista la location pompeiana, e il quadro sarebbe stato perfetto.

E mentre si parlava di città ideali, Settimo Torinese continuava a vivere nella sua realtà: con le sue strade bucate, i marciapiedi dissestati, i parcheggi con tariffe stile Montecarlo e le segnalazioni dei cittadini che si perdono nei meandri dell’amministrazione. Ma forse anche questo fa parte del progetto delle “città nuove”: lasciare andare in rovina quelle vecchie, così si parte da zero.

Nel frattempo, a Settimo, ci si interroga: la sindaca è più presente nei convegni o in giro per la città? Più incline al dibattito teorico o al confronto con la cittadinanza arrabbiata? Forse in certi casi sarebbe utile ricordare che guidare una città non è solo partecipare a panel e seminari, ma anche affrontare la dura quotidianità del territorio.

Ma tant’è. C’è chi preferisce i convegni alle commissioni, i focus agli sportelli comunali. E chi, come i cittadini di Settimo, si ritrova a fare da spettatore a una narrazione che parla di città nuove mentre la loro resta vecchia, stanca e trascurata.

Insomma, il carattere sarà anche linea politica, come scrive Pellegrino.

Ma sarebbe il caso che tornasse anche un po’ di sana presenza sul territorio. Magari proprio tra le buche, i topi che fan festa e i lampioni spenti.

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